Berlusconi bluffa: nessun inciucio con Conte

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Da quando è partita l’emergenza pandemia imperversa un sotto genere giornalistico in quello già tutto italiano, e molto discutibile, del “retroscena”. Ed è quello che, con linguaggio medievale, potremmo chiamare gli amori di Giuseppi e Silvio. Cioè il corteggiamento del più giovane verso il più anziano, e la soddisfazione di quest’ultimo per essere trattato dall’avvocato meglio di quanto non faccia Matteo Salvini. Di cui Silvio pare nulla apprezzi, a cominciare dal modo di vestire. E del resto, nelle cronache dei retroscenisti, il cuore della critica di Berlusconi a Salvini non sembra andar oltre il colore delle cravatte e la tinta delle giacche – il che spiega il modo in cui questi osservatori vedono la politica, o meglio il modo in cui vorrebbero mostrarla.

Lo specialista del genere è Francesco Verderami, che oggi ne ha dato l’ultimo esempio, sul Corriere della Sera, il giornalone più filo governativo, soprattutto crediamo per interessi di bottega del proprietario, e per questo disposto a lodare chiunque assicuri un po’ di sopravvivenza al suo sire, e a sventare le minacce che potrebbero minarlo – fino a un’ardita difesa di Paolo Mieli del regime di Maduro, nei giorni dell’affare del sospetto finanziamento ai 5 stelle. Questo per dire che da via Solferino stanno iniettando doti di fantasia per far credere l’operazione più avanzata di quanto non sia, persino dando spazio a sondaggi in cui, miracolosamente, da quando Silvio accetta le profferte di Giuseppi, Fi sarebbe in ripresa.

Tuttavia non si tratta solo di un’invenzione del fu giornale della «grande borghesia nazionale». Tutti sanno che contatti sono in corso. Ma crediamo non porteranno a nulla. Primo perché Berlusconi si è sempre comportato cosi quando si trovava all’opposizione. Contro i governi del centrosinistra e quello Renzi, in una prima fase, quando il Cav sentiva che i premier non erano impopolari, la sua tattica non è mai stata quella dello scontro diretto ma quella degli ammiccamenti, dei divide et impera. Salvo poi infierire la mazzata non appena i governi si indebolivano.

Secondo perché sarà vero che Berlusconi ha sempre tutelato le sue imprese – e sarebbe stato strano il contrario – ma al tempo stesso ha difeso la sua roba politica, cioè i voti. Che, se passasse ad appoggiare Giuseppe Conte spaccando il centrodestra, si volatilizzerebbero perché l’elettore di Forza Italia, per fortuna, non è il moderato senza attributi a cui anelano gli editorialisti del Corriere della Sera.

Del resto, dopo tanti mesi dall’inizio del corteggiamento, Conte non ha ottenuto neppure un bacetto, e anzi alle regionali Berlusconi ha confermato la sua adesione al centrodestra. Ci sono i giochi del “teatrino della politica” a cui gli adepti del partito romano in Forza Italia indulgono: e poi c’è il paese reale, che è furibondo assai e non tollera intrighi di palazzo. E il Cav non ha certo perso il fiuto per il secondo e il dispregio per il primo.

Marco Gervasoni, 27 giugno 2020

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