Berlusconi e lo psicodramma della sinistra

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Non date addosso più di tanto al professor Raffaele Simone, tanto stimato come linguista quanto fanatico teppista del web quando scende sul terreno politico. Rispetto ai suoi compagni, a quelli della sua parte, egli è solo in ritardo sui tempi, non si è accorto che è tutto cambiato, o proprio non digerisce il “contrordine compagni!” partito dai vari comitati centrali. Oggi a sinistra bisogna far finta di portare rispetto verso colui che solo fino a ieri era il Caimano, un individuo mostruoso e orripilante a metà fra il mafioso e il truffatore. Sicuramente un “fascista”. L’odio viscerale per il nemico politico, quello che ti porta ad augurargli la morte e che è un po’ il marchio di fabbrica della casa, si è spostato da Silvio Berlusconi ai cosiddetti “sovranisti”: un calderone ove si fanno convergere Salvini, Trump, Bolsonaro, Orban, persino Boris Johnson.

Al Cavaliere bisogna portare rispetto non perché ci si sia ravveduti, e si sia fatta autocritica, ma perché egli, si pensa, può essere utile per futuri inciuci o giochetti: non fa più paura a nessuno con le sue truppe sfoltitesi nel tempo, e con i suoi 84 anni (portati fra l’altro magnificamente), ma può sempre servire come toppa qualora le defezioni colpiscano pericolosamente la maggioranza che sorregge il governo (casomai prospettandogli ciò che mai gli avrebbero, quella presidenza della Repubblica che certamente il vecchio Cavaliere onorerebbe più di loro). Non è un caso che Conte, sempre molto accorto a non fare passi falsi, si sia quasi precipitato a fare gli auguri di guarigione all’uomo di Arcore. E così pure Zingaretti, Mattarella, e persino Di Maio. Mediaset, la madre della tv che tutti ci rimbambiva secondo il comune sentire dell’Intellettuale Collettivo e del ceto medio irriflessivo, è diventata di colpa una “risorsa nazionale” e la scalata di Vivendi sembra preoccupare tutti quanti, a destra ma anche a manca. E poi vuoi mettere i vestiti di perfetto taglio sartoriale, o il casual elegante, con i torsi nudi e il sudore sovranista salviniano! D’altronde, la regola è sempre quella: il nemico del mio nemico è mio amico. Non che, beninteso, re Silvio sia nemico di Salvini, ma certamente mal lo sopporta e soprattutto non tollera che qualcuno possa togliergli la leadership della sua parte politica.

Ora, basta leggere i titoloni dei giornali allineati, o fra le righe (e spesso anche nelle parole) dei leader di sinistra, per rendersi conto che al Covid viene assegnata quasi una funzione purificatrice: quando colpisce a destra, o un “negazionista”, sotto sotto il Sinistro gode. E pensa, soddisfatto, che in fondo se l’è cercata e che il virus, come Dio, è un giustiziere. Il pensiero più o meno è proprio quello che ha esplicitato Simone nel suo tweet maledetto: “fosse la volta buona?”. Solo che era indirizzato male, fosse stato Briatore andava molto meglio per chi oggi detta leggi a sinistra! Ma come può un riflesso automatico degli anni passati essere eliminato? Semplicemente non può, non del tutto almeno: esso viene sospinto nel profondo della coscienza e da lì riaffiora quando meno te lo aspetti.

È il processo della “rimozione”, che poi non è mai veramente tale, di cui ci parla la psicoanalisi, non quella ad usum delphini di Recalcati ma quella terra terra che si studia sui libri di scuola. Oppure, il “richiamo della foresta”, quello che ti far sentire parte di un branco, pardon di un gruppo, che è “moralmente superiore” e che è al mondo per purificarlo da ogni peccato. Gad Lerner, interpretando a modo suo Gaber, diceva che a preoccuparlo era non solo Berlusconi ma anche “il Berlusconi che è in noi”. Potremmo dire così: la sinistra vede fascisti ovunque fra gli avversari perché in fondo è essa fascista e ha bisogno di sublimare questo quid di cui non riesce ad essere consapevole. Il giorno che lo fosse, comincerebbe un’altra storia.

Corrado Ocone, 5 settembre 2020

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