Berlusconi ha ragione: su quali beni va azzerata l’Iva

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Il Cavaliere preoccupato per la situazione economica italiana scende in campo con proposte nette per dare ristoro al Paese. In un recente post sulla sua pagina Facebook scrive: “Di fronte all’inflazione che sta erodendo i redditi e i risparmi delle famiglie, vogliamo azzerare l’IVA sui prodotti di prima necessità come il pane, la pasta o il latte”. In effetti, secondo gli ultimi dati Istat, l’inflazione sta soffocando lentamente l’Italia.

Nel mese di luglio 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,4 per cento su base mensile e del 7,9 per cento su base annua (da +8,0 per cento del mese precedente), confermando la stima preliminare. L’inflazione su base tendenziale rimane elevata pur riducendosi di un decimo di punto percentuale. Ciò si deve ad andamenti contrastanti. Da una parte, infatti, rallentano i prezzi dei beni energetici (da +48,7 per cento di giugno a +42,9 per cento) a causa degli energetici regolamentati (da +64,3 per cento a +47,9 per cento) con i prezzi degli energetici non regolamentati che crescono del 39,8 per cento (da +39,9 per cento) e decelerano i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,0 per cento a +4,6 per cento); dall’altra parte, accelerano i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +8,1 per cento a +9,5 per cento), dei servizi relativi ai trasporti (da +7,2 per cento a +8,9 per cento), dei beni non durevoli (da +2,9 per cento a +3,6 per cento), dei beni durevoli (da +2,8 per cento a +3,3 per cento) e dei servizi vari (da +1,1 per cento a +1,6 per cento).

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +3,8 per cento a +4,1 per cento e quella al netto dei soli beni energetici da +4,2 per cento a +4,7 per cento. Su base annua rallentano i prezzi dei beni (da +11,3 per cento a +11,1 per cento), mentre accelerano quelli dei servizi (da +3,4 per cento a +3,6 per cento); si riduce, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -7,9 di giugno a -7,5 punti percentuali).

Accelerano sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,2 per cento a +9,1 per cento) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4 per cento a +8,7 per cento). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,7 per cento) e degli alimentari lavorati (+1,4 per cento) ed è frenato solamente dalla diminuzione dei prezzi degli alimentari non lavorati (-1,7 per cento). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +6,7 per cento per l’indice generale e a +3,3 per cento per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) cala su base mensile dell’1,1 per cento, a causa dei saldi estivi di cui il Nic non tiene conto, e aumenta dell’8,4% su base annua (da +8,5 per cento nel mese precedente), confermando la stima preliminare. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4 per cento su base mensile e del 7,8 per cento su base annua.

Alla luce di questi dati la scelta di Silvio Berlusconi appare quella vincente per contrastare la crescita dei prezzi dei beni di prima necessità e per salvaguardare il potere d’acquisto degli italiani. Berlusconi punta a rafforzare questa proposta con il supporto della flat tax promossa anche varie volte da Armando Siri e Salvini della Lega. Il messaggio sembra essere chiaro, c’è una nuova destra pronta ad essere garante dei valori liberali e del rilancio dell’economia. La combinazione dell’azzeramento dell’Iva sui beni di prima necessità come pane, pasta o latte, insieme all’introduzione della flat tax potrebbero aiutare a porre le basi per una nuova Italia con meno tasse, stipendi più alti e maggiore occupazione.

Carlo Toto, 13 agosto 2022

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