Biden e Kamala crollano nei sondaggi

Brutte notizie per il tandem democratico: a disagio gli elettori liberal e indipendenti

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Se il tandem presidenziale Biden/Harris è protagonista di un vero e proprio tracollo negli ultimi sondaggi, precipitando al 38% per il presidente e al 28% per la sua vice, non è solo colpa della crisi economica che sta svuotando il portafoglio degli americani. O dell’immigrazione clandestina fuori controllo lungo la frontiera col Messico. C’è un malumore diffuso, sottotraccia, che si va diffondendo in ampie fasce sociali, e più non solo tra gli elettori conservatori.

A un anno dalle elezioni di midterm, il disagio è avvertito persino nell’elettorato “liberal” e tra gli indipendenti. Certo i media conservatori ci hanno messo impegno. Reporter e parlamentari repubblicani sono andati a fotografare le famigerate gabbie (un tempo imputate con sdegno all’amministrazione Trump, anche se risalivano ai suoi predecessori) dove da mesi sono stipate centinaia di famiglie di immigrati in attesa di essere smistati nei vari Stati, tramite voli notturni. Mentre un dibattito incalzante è stato aperto sul presunto declino mentale di Sleepy Joe. Colto a dormire nel meeting internazionale Cop26 sul climate change in Scozia, forse troppo noioso anche per lui, o in preda a momenti di smarrimento nelle sue sempre più sporadiche apparizioni pubbliche, dove il question time con la stampa è ormai ridotto all’osso.

L’autogol mediatico della Casa Bianca

Certo non ha giovato a rendere più popolare il presidente una recente dichiarazione della sua portavoce alla Casa Bianca in risposta alle pressanti richieste dei media su come Biden intenda arginare l’inflazione galoppante. La risposta, “Lower your expectations”, “ridimensionate le vostre aspettative”, deve aver persuaso gli americani dell’arrivo di un Natale cupo. E di un’Epifania carente persino del carbone, vista la guerra dell’Amministrazione Usa per imporre fonti di energia pulite e rinnovabili a scapito di quelle tradizionali e dell’autosufficienza energetica nazionale. Un cavallo di battaglia di Donald J. Trump durante il suo mandato e nella sfida presidenziale.

La differenza tra menzogna e propaganda

A essere attenti, quello che sta minando la fiducia degli americani in Biden è in realtà un fattore che per la Casa Bianca risulta “strategico”. Ovvero il ricorso massiccio alla propaganda, con l’allineamento a temi e slogan omogenei – quando non identici – da parte di tutte le testate giornalistiche, dei politici, dei “tecnici” e dei rappresentanti delle associazioni. Una propaganda diffusa erga omnes, senza possibilità di argomentazione. Chiunque dissenta dalla narrazione corrente è considerato un nemico e una minaccia. Anche la carta razzista è usata per censura e autocensura. Se vi ricorda qualcosa, è perché la propaganda non è mai improvvisata.

Importante è capire la differenza, notevole, tra propaganda e menzogna. Tutta la propaganda è falsa, ma non tutto ciò che è falso è propaganda. Una menzogna è quando, se mi fermano ubriaco al volante, replico: “Non è vero che ho bevuto prima di mettermi in viaggio”. La menzogna si usa, in genere, per coprire un’azione di cui ci si vergogna e che si vuole nascondere. La propaganda è molto diversa: la sua funzione non è mascherare la realtà ma impostare una totale inversione della realtà. Qualcuno ti ferma al volante e ti accusa: “Sei ubriaco!”. E tu lo guardi negli occhi e urli: “Non è vero, sei tu quello ubriaco e sono disgustato dalla tua ubriachezza”.

Questo è il meccanismo della propaganda: è l’immagine distorta della realtà. La propaganda è l’esatto contrario della verità ed è sempre veicolata con feroce aggressività. All’inizio tende a spiazzare e a confondere la gente, perché quello che viene detto suona totalmente falso e incredibile. Ma è proprio perché le sue affermazioni sono così assurde che la propaganda ha efficacia. La gente è spinta a credere che dichiarazioni tanto abnormi debbano essere vere.

Questo meccanismo è stato studiato ed è questo che permette alla propaganda di consolidarsi nelle società. Oggi nuotiamo nella propaganda: “Il 6 gennaio c’è stata un’insurrezione”, “La Russia è la minaccia globale”, “Le elezioni del 2020 sono state perfettamente corrette”, “I genitori che protestano a scuola sono terroristi domestici”. Questa è la definizione di propaganda che ha dato il giornalista americano Tucker Carlson nel suo show di prima serata su Fox News.

Il caso Rittenhouse e la carta del suprematista bianco

Esemplare di tale meccanismo anche la definizione subito appiccicata a un diciasettenne, Kyle Rittenhouse, accusato dai media liberal di essere un “suprematista bianco” perché, nell’agosto 2020 a Kenosha, in Wisconsin, ha imbracciato un fucile per difendere il quartiere, dove vive parte della sua famiglia, in preda alla guerriglia urbana. E sotto la minaccia di essere lui stesso ucciso negli scontri. Nei filmati, ripresi anche da un drone, sono registrate le aggressioni, anche con calci in faccia, sferrate nei suoi confronti. A due dei suoi quattro aggressori, dipinti come attivisti anti razzisti ma tutti con gravi precedenti penali, Rittenhouse ha sparato per legittima difesa, ed è stato assolto. Al termine di un processo svolto nella massima tensione sociale. Nessuno degli aggressori coinvolti nella sparatoria era di colore. E nessuno, nei media, ha spiegato perché un suprematista bianco dovesse uccidere altri bianchi. O perché il movimento Black Lives Matter abbia assediato, per giorni, la sede della Corte locale. Addirittura un membro della giuria è stato pedinato fino a casa e il giudice ha negato l’accesso in aula alla tv MSNBC.

Quello che potremmo aggiungere è che un obiettivo della propaganda è portare alla spaccatura del popolo in due fazioni irriducibili: chi crede e obbedisce contro chi dubita e disobbedisce all’autorità costituita. Fino a convincere la prima fazione a concedere una sorta di delega in bianco a ogni provvedimento, anche il più insensato, del governo in carica. Qualsiasi dubbio e capacità critica viene assopita, nei primi, e repressa nei secondi. “Non ho bisogno di un green pass perché sono sano” rappresenta oggi – per antonomasia – la proposizione che nessuno pubblicamente può asserire senza essere ritenuto pazzo o stigmatizzato come nemico sociale. La propaganda ha agito invertendo i parametri della realtà: “Sei un potenziale malato, a meno della prova contraria del certificato”. Fino a ieri l’inversione della prova poteva sembrare assurda e totalmente insensata. Ma lo è così perfettamente, oggi, che per tutti noi questa è ormai l’imprescindibile Verità.

Beatrice Nencha, 21 novembre 2021

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