Bonaccini o Schlein, il Pd è già morto

Comunque andrà a finire la partita per la successione di Letta, per il Partito Democratico non si profila nulla di buono

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Il 19 febbraio 2023 si eleggerà la guida della segreteria nazionale del Partito Democratico, che prenderà il posto di Enrico Letta. Come ormai noto, a contendersi la poltrona da segretario dem ci saranno certamente l’ex ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli, il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e l’ex vice di Bonaccini e ora deputato del Pd Elly Schlein.

Invero, più che una corsa a tre sembrerebbe essere una sfida a due Bonaccini-Schlein, con la De Micheli che non pare impensierire i due ex colleghi della giunta emiliano romagnola.

Quella che si preannuncia per la corsa alla segreteria del Pd è una sfida all’ultimo voto, con Stefano Bonaccini che, forte del sostegno del sindaco di Firenze Dario Nardella, appare in leggero vantaggio sulla Schlein. Il governatore dell’Emilia-Romagna può contare inoltre sul supporto del governatore della Regione Toscana Eugenio Giani, del leader di Base Riformista Lorenzo Guerini e dei renziani. Elly Schlein avrebbe invece dalla sua il sostegno di Goffredo Bettino, dell’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando e del leader di AriaDem Dario Franceschini.

Ciò che si profila, sembra dunque una sfida tra la corrente più riformista e moderata da una parte, e la corrente più radicale dall’altra.

Purtuttavia, comunque andrà a finire la partita per la successione di Letta alla segreteria dem, per il Partito Democratico non si profila nulla di buono. Anzi, tutt’altro. Con tutta probabilità i dem ne usciranno con le ossa rotte. Perché, se da una parte una vittoria del tandem renziano Bonaccini-Nardella metterebbe di fatto il partito sotto la sfera d’influenza di Matteo Renzi, dall’altra, se avesse la meglio Elly Schlein, il rischio (neanche troppo remoto) sarebbe quello di una scissione. Difficilmente, infatti, la componente riformista del partito accetterebbe di buon grado la segreteria Schlein e un ulteriore avvicinamento alle posizioni di Giuseppe Conte e del Movimento Cinque Stelle. E in quel caso, è facile immaginare che una folta pattuglia di dem possa traslocare armi e bagagli verso il terzo polo (scenario peraltro già prospettato nei giorni scorsi dallo stesso Matteo Renzi).

Morire renziani o morire grillini? Questo è il dilemma dei dem. Ad ogni modo, a prescindere da quello che sarà il nome del nuovo segretario, chi uscirà sconfitto da queste primarie sarà certamente il Pd.

Salvatore Di Bartolo, 7 dicembre 2022

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