Burioni nel mirino della psicoanalisi

Il presidente della Società italiana di psichiatria ha analizzato le caratteristiche del televirologo Burioni

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La rivista scientifica Psychiatry on line, fondata nel 1995, il 21 novembre ha pubblicato un commento molto critico nei riguardi di Roberto Burioni. L’articolo è stato redatto dal neo presidente della Società Psicoanalitica Italiana, il greco Sarantis Thanopolus, analista di lungo corso che opera da molto tempo nel nostro Paese. Secondo Thanopolus, il virologo pesarese “durante la pandemia ha occupato grande spazio nelle trasmissioni televisive, senza apportare un grande contributo né alla conoscenza scientifica né alla nostra informazione, ha lanciato, tramite Twitter, un’ammonizione contro il “maligno” che minaccia la nostra esistenza. Il contenuto è espressione di una mentalità diffusa che attribuisce funzione pedagogica all’induzione della paura: i figli sono gioie, felicità ecc. ma anche maligni amplificatori biologici che si infettano con virus per loro quasi innocui, li replicano potenziandoli logaritmicamente e infine li trasmettono con atroci conseguenze per l’organismo di un adulto”.

Ebbene, secondo l’autorevole psicoanalista, un tale messaggio sarebbe il portato di un “vissuto persecutorio che, attecchendo nel nostro mondo interno, fa della paura il regolatore normativo di un assetto mentale e affettivo chiuso in se stesso.” In tal senso, aggiunge Thanopolus, simili emergenze debbono comportare anche misure drastiche, ma “dettate dalla ragionevole valutazione del rischio e delle soluzioni possibili” e non certamente dalla paura, sentimento irrazionale per definizione. Più avanti, sostenendo che “la pandemia non ci spazzerà via sul piano biologico, lo studioso della mente ritiene che “un problema ben più importante è la nostra tenuta psichica”. Su questo piano – aggiunge il presidente degli psicoanalisti – rischiamo di subire effetti molto negativi di lunga durata: uno stato depressivo persistente e una percezione paranoica della nostra relazione con gli altri. Non è questo lo stato d’animo migliore per progettare il nostro futuro”.

In sostanza, prosegue Thanopolus, “la paura induce obbedienza e scoraggia il senso di responsabilità. Pensare che di fronte ad una minaccia grave, una massa di individui obbedienti possa funzionare meglio di cittadini responsabili (consapevoli dei loro interessi comuni), fa parte di una mentalità militare. Questa mentalità non solo non va bene per venire a capo dei problemi legati alla precarietà del nostro sistema sociale; ha dimenticato anche la lezione della sconfitta dei Persiani da parte degli ateniesi a Maratona”.

Infine, sottolineando i rischi sul piano della stabilità sociale a cui ci stanno sottoponendo “i fautori della fobia come mezzo di persuasione”, lo studioso greco conclude dicendo che tutto questo “crea diffidenza ostile anche nei confronti di ciò che si ha di più caro. I bambini saranno vaccinati solo su indicazione della scienza e non perché posseduti dal demonio. Contro i virus non abbiamo bisogno di esorcisti.” Non credo si possa aggiungere altro ad un così duro e argomentato giudizio.

Claudio Romiti, 24 novembre 2021

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