Caos zona rossa: chi paga i danni ai lombardi?

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Mi ricordo, sì io mi ricordo Francesco Boccia con mascherina di straforo giusto un anno fa: era nella fase open space, pigliava per i fondelli il governatore lombardo Fontana che invece se l’era messa, malamente, e Borrelli, il Signore degli anelli di fumo della Protezione Civile, ridacchiava. Vedi come cambiano le cose. Oggi Boccia è il metal detector più spietato che c’è, da una mascherina non lascia passare un sospiro. Quasi sempre: se un oscuro senatore valdostano gli assicura sostegno al governo, il ministro è disposto a passar sopra la ribellione regionale al lockdown, rinuncia a ricorrere, lascia fare, lascia passare, a riprova che il lockdown è la continuazione del governo con altri mezzi. È una misura di sanità non dei cittadini, ma del Politburo.

Lombardia, errore dati

Oggi Boccia va a pallino e spara: “Ho sempre lavorato per il bene della Lombardia”. Davvero? La Lombardia non è mica tanto convinta: “A portare la Lombardia in zona rossa – è l’Ansa di ieri sera a riassumere – è stata una “sovrastima dell’Rt” riferito al 30 dicembre e “calcolato dall’Istituto superiore di Sanità”. Questo esce dall’incazzatissima della Regione Lombardia in risposta alla ricostruzione del governo. “La sovrastima – spiegano ancora le fonti – sarebbe stata dovuta ad una valutazione che non avrebbe tenuto conto di una novità introdotta con la circolare del ministero della Salute del 12 ottobre, quella che ha stabilito che un paziente può essere dichiarato guarito con un solo tampone molecolare e non più con due”.

L’ISS: buoni, pure quelli. Solo che a questo punto la storia s’avvita e non si capisce più niente. “Abbiamo sempre fornito informazioni corrette. A Roma devono smetterla di calunniare la Lombardia per coprire le proprie mancanze”. Così tuona Fontana in un getto di indignazione. Mentre la neovice Letizia Moratti, che è di mentalità concreta, va dritta al punto: “Già la scorsa settimana avevamo un’incidenza di contagi ogni 100 mila abitanti di gran lunga inferiore ad altre regioni ed eravamo sotto la media nazionale. Lo stesso per il tasso di ospedalizzazione. Quello che chiedevamo era una valutazione basata su indicatori in grado di dare una fotografia più puntuale rispetto a un indice Rt riferito a dati non recenti. [quindi] A seguito di un approfondimento relativo all’algoritmo dell’Iss, condiviso con lo stesso, per l’estrazione dei dati per il calcolo dell’Rt, abbiamo inviato la rivalorizzazione di dati richiesta che ci auguriamo porti alla revisione dell’assegnazione di zona rossa”.

Basta inviare a Roma dati autopunitivi

Nelle dichiarazioni di donna Letizia ciascuno ci veda quello che vuole, ma a metterla giù chiara la Regione avrebbe mandato dati autopunitivi, o almeno acerbi, sui quali i tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità potevano avere buon gioco nell’enfatizzare proiezioni negative; fino a che in Regione qualcuno non ha capito che era ora di smetterla, ha ridefinito i dati leggendoli in modo differente e adesso chiede il purgatorio arancio invece dell’inferno rosso. Per questa storia di indicatori, di integratori, dieci milioni di persone sono incatenate da settimane, da mesi. Con lo Stato centrale e la Regione che si rimpallano valutazioni, dati e colpe come all’asilo Mariuccia. Così la Lombardia è rimasta in coma per un tempo assurdo; non si uccidono così anche i commercianti, i ristoranti, i comparti, l’intera baracca? E di chi sarà sul serio la responsabilità, non lo scopriremo nemmeno vivendo (probabilmente un po’ di tutti quanti).

Quello che pare sempre più emergere, è che la faccenda delle valutazioni farlocche che alzano ad arte l’RT va avanti almeno da ottobre su tutto il territorio nazionale, isole comprese. D’altra parte, sussistono forti dubbi sulla veracità dei riscontri forniti dalle singole regioni, insomma accà nisciuna è fesso (o quasi) e va a finire che il solito Paese di furbi fa una nazione di coglioni. Resta che nella Lombardia faber non si faber più niente da mesi semplicemente perché i conti non tornano, non si sa come presentarli, non si sa come leggerli. Non si sa niente. Già, ma adesso chi ristora o meglio chi paga? Sicuramente nessuno ossia pagheranno le vittime, a volte in modo irreparabile.

Forse, al di là di ogni altro sospetto o considerazione, non sarebbe male se i governatori non del Politburo la smettessero di mostrarsi così zelanti, più terrorizzati del necessario, più spalmati sulla comunicazione terroristico-sanitaria. Perché poi hai voglia a protestare, a mendicare un arancio aragosta al posto di un rosso pompeiano (a questo segno siamo dunque giunti). Che non significa irresponsabilità, tutt’altro: la responsabilità ha tante facce, tante esigenze e a volte un pizzico di sano cinismo. Perché poi, non è così difficile morire e ci sono tanti modi, tante pandemie, non necessariamente di Covid.

Max Del Papa, 23 gennaio 2021

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