Commenti all'articolo Cara Nadia Toffa, il cancro non è un “dono”

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Marta
Marta
28 Settembre 2018, 11:56 11:56

Un personaggio pubblico se se la sente parlare delle intimità della sua vita,è giusto che lo faccia,se serve ad aiutare agli altri di affrontare la malattia e combatterla.
Il modo in qui lo ha fatto la Nadia Toffa,non credo possa essere di aiuto per quanto generalizzato, disinformativo,confuso,superficiale e inesperto,oltre che irrispettoso verso molti malati come me,che combatto da tanti anni senza una speranza di guarigione!
Auguri Nadia,pensaci meglio prima di aprire la bocca!

anna
anna
26 Settembre 2018, 23:23 23:23

Una bella e saggia risposta che spero faccia riflettere la signorina Toffa. Mi permetto di aggiungere ancora, signor Corrado, che il cancro è come un “incantesimo”, e da un incantesimo ci puo’ salvare solo il “principe”, il nostro io spirituale, che attraverso le prove e le esperienze superate ci riconduce a noi stessi, non come eravamo prima, ma come dovremmo diventare, come anela il nostro Essere. Una gratitudine verso tutto ciò’ che ci circonda, soprattutto verso quei “cattivi” maestri che abbiamo incontrato sul nostro cammino, quelli ci hanno insegnato (senza saperlo) ancora di più’ a rinforzarci per proseguire. Gratitudine, per tutto, per tutto ciò’ che ci arriva e ci da la possibilità di avanzare.

Giano
Giano
26 Settembre 2018, 21:12 21:12

“Linguaggio, cancro e battaglie…”

https://torredibabele.blog/2016/01/31/linguaggio-cancro-e-battaglie-vinte-o-perse/

Giano
Giano
26 Settembre 2018, 20:30 20:30

Ma oggi sembra che tutto debba diventare di pubblico dominio; gioie, dolori, sofferenza, malattia, morte. Tutto fa notizia e diventa pubblico. Tutti smaniano dalla voglia di mostrarsi e raccontare i fatti e fatterelli privati, decenti o indecenti. Apparire è diventato l’undicesimo comandamento di una società fondata sulla rappresentazione di se stessa. Non esiste più la realtà, esiste solo la sua rappresentazione mediatica. Se non appari non esisti. Ecco perché stampa, TV e web, sono invasi da messaggi, informazioni e foto di ogni genere, del tutto inutili, ma che sono il pane quotidiano di questa umanità frastornata che ha perso il senso della realtà. E’ una battaglia quotidiana per guadagnare visibilità con scandali, provocazioni, nudi sempre più nudi, confessioni pubbliche di fatti privati, intimità e segreti più o meno pruriginosi. Sta diventando motivo di orgoglio e titolo di merito l’ostentazione pubblica dei vizi privati.

Giano
Giano
26 Settembre 2018, 20:27 20:27

In una società in cui apparire diventa quasi un obbligo sociale, anche la malattia diventa un fatto pubblico, da mostrare, raccontare, usare come pretesto per affermare la propria presenza nel mondo, per partecipare al rito collettivo dell’esibizione pubblica del privato, per guadagnarsi quel quarto d’ora di celebrità che ipotizzava Andy Warhol. Anche quando, come il caso dei personaggi dello spettacolo, quel quarto d’ora di celebrità lo hanno già avuto in abbondanza. Non è il caso, quindi, di parlare di grandi battaglie o di prove di coraggio nel mostrarsi senza capelli e annunciare vittorie. Quando si ha un cancro, le “battaglie” personali non esistono, il coraggio non serve, c’è solo la malattia e la cura: o si guarisce o si crepa. Punto. E non per particolari meriti personali.

Hornet
Hornet
26 Settembre 2018, 19:54 19:54

Oriana Fallaci escriveva il suo male come “l’aleno che ho in corpo. Tale infatti e’ il cancro, qualche cosa che non ti appartioene che e’ assolutamente estranea al tuo essere. Non e’ un dono, ma una sciagurata iattura, un perfido e maligno scherzo della natura. Certamente non comprero’ il libro di Nadia Toffa.

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