Caro Porro, all’Università ogni scusa è buona per non ripartire in presenza

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Buongiorno Nicola,

sono un ragazzo di 21 anni della Toscana e le scrivo per denunciarle la situazione assurda che ormai da quasi due anni c’è all’Università di Pisa.

Le riferisco l’ultima notizia appena decisa dal rettore: anche per la sessione gennaio-febbraio gli esami possono essere svolti a distanza da chi lo richiede. Ci hanno fatto vaccinare (giustamente) tutti, dobbiamo fare la terza dose, ci hanno fatto paura dicendoci di disinfettare banchi, sedie e mani, ci hanno detto di indossare la mascherina possibilmente ffp2, ma nonostante questo c’è sempre la possibilità di fare gli esami a casa. Allora tutto quello che abbiamo fatto non serve?

Negli ultimi tre mesi è stato possibile seguire le lezioni in presenza, perché oggi non si possono fare gli esami, in aule grandi e spesso con pochi studenti, che quindi possono stare distanziati e con mascherina? Come sempre passa il messaggio: chi studia e si impegna può fare anche meno e viene incoraggiato chi fa il furbo. Ormai la situazione è questa ed è diventata la normalità: anche lo scorso settembre dovevamo ripartire con gli esami in presenza, ma due settimana prima siamo stati avvertiti che il rettore aveva deciso di continuare a distanza per motivi organizzativi. E uguale a giugno.

Due anni fa sembrava assurdo poter fare esami da casa, oggi invece è impossibile fare esami in presenza. C’è sempre un motivo per non ripartire. In più, siamo stati avvisati oggi a due giorni dall’inizio della sessione e ci ritroviamo in questa situazione dove nessuno sa cosa fare: il professore garantirà sia la modalità a distanza che in presenza oppure deciderà, come sempre, di tenere tutti a casa? Dopo due anni è possibile che ancora non si possa fare esami completamente in presenza? Il diritto allo studio per noi ragazzi conta?

Cordiali saluti
Leonardo

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