Caro Porro, ho 18 anni e non mi vaccino

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Caro Porro,

nessuno lo chiede, tutti lo danno per scontato. L’unica domanda è: quando? Qual è il giorno in cui festeggiare? Beh, mi dispiace dovervi deludere: io non mi vaccino. È sufficiente pronunciare questa frase perché il proprio interlocutore si trasformi all’istante in un cubetto di ghiaccio.

Quando poi si aggiunge che si rifiuta il vaccino perché si ha paura dei suoi effetti collaterali, è un miracolo se non vieni spedito in manicomio. In effetti io stessa mi stupisco di non essere stata ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo aver trascorso un anno e mezzo in Dad, sei mesi chiusi in casa e sette senza fare sport (perché io nuoto, o meglio: nuotavo), per di più adesso che ogni giorno mi ritrovo a discutere con qualcuno perché ho scelto di non vaccinarmi.

Non intendo insinuare che il vaccino sia pericoloso o che chi lo fa sbaglia: vorrei semplicemente far notare che in Italia, in teoria, dovrebbe ancora esserci la libertà di pensiero, perciò prima di domandarmi quando mi hanno dato appuntamento per la vaccinazione, gradirei che ci si interessasse sulla mia opinione a riguardo. Il fatto che ciò non accada è spia che il pensiero comune corre su un unico binario: si viaggia vedendo una sola alternativa, senza l’idea di avere la libertà di scelta.

Mi ricordo che al secondo giorno del primo anno in cui studiavo questa disciplina la mia insegnante di filosofia si è presentata in classe con un prisma con tutte le faccie di colori differenti: “in base a dove vi trovate, direte che il prisma è di un colore diverso”, ci ha detto, “e avrete tutti ragione”; dobbiamo rispettare le idee degli altri, anche perché secondo l’articolo 21 della nostra costituzione ogni cittadino italiano ha il diritto di “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Vedo i miei coetanei spaventati all’idea di morire e gli adulti con l’unica preoccupazione di farci vaccinare perché altrimenti sembra che non avremo un futuro. Io invece non sono d’accordo, penso che al momento l’emergenza sia un’altra: la perdita di libertà. Mentre si può cercare di fronteggiare la crisi sanitaria, è impossibile convivere con l’assenza di libertà, privati della possibilità di costruire la nostra vita. In tanti mi chiedono quale sia la mia opinione riguardo a questa situazione, convinti che io sia terrorizzata dal prendere un pullman: io invece sono preoccupaa del fatto che nessuno pensi agli altri aspetti della vita, come, appunto, la libertà.

Per questo motivo ho deciso di scriverti: perché volevo ribaltare il punto di vista in una società il cui pensiero ormai si dirige in una sola direzione. Perché si è troppo concetrati sull’emergenza sanitaria per notare le altre crisi che affligono il nostro presente.

Non dimentichiamo mai che in quanto esseri umani abbiamo il diritto naturale alla libertà e che non possiamo illuderci di vivere rinunciando ad essa.

Valentina, 4 giugno 2021

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