Caro Porro, ho una scuola di danza e sono stufa del protocollo Casalino

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Gentile Nicola Porro,

la seguo spesso, anche se a volte non sono d’accordo con lei, ma mi piace il suo modo di porsi, e di dare spazio anche a chi la pensa diversamente. Perciò, mi permetto di scriverle dopo l’ennesima notte in bianco, a causa dell’incapacità del governo e della mancanza di buonsenso del famigerato Cts. Come sempre, si susseguono le indiscrezioni sul web in materia di palestre, e perfino io, che sono un ignorante pazzesca, mi sono resa conto che questo è il cliché Casalino-Gf: faccio uscire qualche indiscrezione e vedo le reazioni. Già mi faceva schifo all’epoca il Grande Fratello, figuriamoci ora che ne vedo le dinamiche applicate a quello che dovrebbe essere un ambito serio, quale è quello istituzionale.

Dirigo una piccola scuola di danza (classificata come Asd) dove insegno e mi sobbarco la maggior parte del lavoro, e nel contempo la mia professione è quella di istruttore di fitness. Per fare questo, dopo anni di girovagare in altre strutture, dove venivo sottopagata, e molto spesso sminuita, quattro anni fa ho deciso di realizzare il sogno di una vita e accendere un mutuo di dieci anni per poter finalmente fare quello per cui ho tanto studiato, fatto esperienza, e fatto tante rinunce e sacrifici. Arriva il Covid. Non è colpa di nessuno (anche se ne avrei da dire sui modi in cui siamo stati messi al corrente noi poveri plebei). Palestra e scuola di danza chiusa per tre mesi. E come tanti, aiuti mai arrivati, se non due mensilità da 600 euro. Riapertura a giugno, dove ovviamente i guadagni sono stati quasi azzerati, perché giustamente ho dovuto far recuperare le quote già pagate prima della chiusura.

A settembre si riapre, chiusura al 24 di ottobre con le ormai (ridicole) parole del nostro premier che ci incitava al sacrificio, breve ma utile… Questo dopo una settimana passata con l’ennesimo protocollo di sicurezza, inviato come al solito all’ultimo momento, e identico a quello che già avevamo, senza contare che ci era stato detto (ad ottobre, per l’esattezza una settimana prima di chiudere) che quello che avevamo adottato già da giugno, non era mai stato approvato dal Cts, e quindi non aveva validità. Si immagini la mia faccia, nel leggere quello che ci è stato inviato al 17 ottobre, identico a quello che già avevamo!

Adesso si parla di farci riaprire con esclusivamente lezioni individuali. E che dico io agli allievi? Che il tal giorno ne può venire uno solo? Con che criterio escludo uno piuttosto che l’altro? Senza contare gli iscritti del fitness… tutta gente che lavora, con figli etc. Ora… io ho solo una sala di 100 mq. Non ho sala pesi. Ho solo quella, perché vivo esclusivamente di corsi di gruppo, e tenga presente che già prima del Covid, avevo il numero chiuso di massimo otto persone a lezione… Con queste nuove regole, potrei vere massimo una persona all’ora… improponibile. Sto pagando un mutuo per i lavori che ho fatto per poter esercitare la professione, danza compresa.

E ora? Chiudo? E il mutuo? Senza contare le bollette, l’affitto etc… Mi sono permessa di scriverle, perché come categoria, di noi non parla mai nessuno, come di tante altre. Ma a parte il calcio e i piagnistei di alcuni sportivi per essere risultati positivi, non ho sentito altro… e tralascio al polemica sulle trasmissioni tv dove continuano a ballare, mentre a noi sfigati plebei è consesso solo di fare lezione al parco, se va bene. Come ripeto da mesi… o mi fanno lavorare a condizioni accettabili, o pagano il danno… E in ogni caso, si scordino le tasse relative al 2020. Possono mandarmi contro anche l’Agenzia delle Entrate.

Tanto tutto quello che avevo, se ne va per pagare spese e mutuo per un lavoro che tanto amo, ma che di fatto non posso esercitare grazie a questi incompetenti, cialtroni, incapaci. Perdoni lo sfogo, e la cosa triste, è che tutto questo riguarda me e milioni di altre persone di questo paese. Grazie per l’attenzioni, e a presto per le prossima Zuppa.

Martina, 4 gennaio 2020

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