Caro Porro, sono vaccinato negli Usa e recluso in Italia

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Ciao Nicola,

sono in Italia e vivo a New York. New York mi ha salvato la vita con un vaccino a metà febbraio, Pfizer, seconda dose 9 marzo. L’Italia no. Sono stato negli ultimi quattro giorni nell’ordine, una notte a Milano, due a Berlino e una a Milano. Il passaporto vaccinale dell’app NY Health in Europa nessuno sa cosa sia, serve però per rientrare a New York e per partecipare in futuro a concerti o eventi sportivi con grande pubblico. Inutile mostrarlo a chiunque quando sali su un aereo in Europa.

Sono vaccinato, ho fatto tre tamponi, negativi, negli ultimi quattro giorni e compilato una decina di fogli che nessuno leggerà mai. La cosa curiosa è questa. In America ho visto una mostra bellissima prima di partire, al Met, inaugurata il 22 marzo. Prenoti on-line il biglietto, si entra con percorsi normali, tutti con mascherina, che non è obbligatoria per strada. Non è mai esistito il coprifuoco e non esiste. A Milano però le cose sono cambiate. Zona rossa, la 90 piena con le mani schiacciate sui vetri, traffico come nel 2018. In hotel, verso le 11 di sera, sei ragazzi in una stanza cominciano ad attaccare dei bassi potenti, e parlano di passarsi pasticche e di chi ha il fumo. Funziona così e mi viene detto sia la norma.

A Milano c’è il coprifuoco, quindi i ragazzi si prenotano hotel da 60 euro, tre stanze, vanno in una e si divertono come possono fino alle 7 del mattino quando poi usciranno regolarmente. C’è di peggio. A Berlino mentre scendo dall’aereo, pieno, tre posti liberi in tutto, tutti ragazzi tra i 20 e i 35 perlopiù, lo stewart mi dice “have a nice weekend”. In pratica, tutti italiani che vanno a Berlino a divertirsi perché lì non esiste, in pieno Merkel, lockdown, il divieto di andare dove vuoi di notte a qualsiasi ora. Molte cose sono chiuse, ma a casa di amici in 6 ci vai, e per strada nessun poliziotto si azzarda a limitare la tua libertà chiedendoti dove stai andando.

Ho casa a Mondello, in affitto, ora torno, erano sette mesi che non tornavo in Italia, mi mancava da morire, torno e sono nel 2020. Chiudono di nuovo tutta la spiaggia, tutta la via che porta al mare e tutta Italia è chiusa ancora e non si sa fino a quando. E mentre io ho nel mio telefono il mio passaporto vaccinale, che se ti serve ti mando, vedo su Repubblica, tale Breton annunciare fiero che fra “2-3 mesi” saranno pronti col passaporto vaccinale. L’approssimazione, “2-3 mesi”. E io che per fare tre viaggi, da vaccinato, ho dovuto fare quattro tamponi, nessuno ovviamente mi ha chiesto il test. Solo per dirti, che non hai visto ancora niente, il casino che ci sarà quando si diranno pronti a viaggiare, l’ho vissuto negli ultimi quattro giorni, e fa paura.

Per non parlare che ora, dopo 7 mesi di libertà, vado a rinchiudermi ancora in una casa, come a marzo del 2020, da vaccinato, e pure privilegiato. Ieri a Berlino in tre mi hanno detto, sei la prima persona vaccinata che conosco.

La domanda è, perché in Germania ho potuto vedere una mostra bellissima, in America anche, camminare libero, e qui devo avere un foglio per uscire di casa e neanche sarei stato tra i fortunati a essere in salvo?
Ciao e buon lavoro.

Tiselio, 30 marzo 2021

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