Cashback, Draghi bastona Conte

26.8k 7
generica_porro_1200_5

Il professor Mario Draghi torna in cattedra. E dopo aver bastonato (politicamente) Enrico Letta sulla patrimoniale (“non è il momento di prendere soldi agli italiani”), ora picchia duro contro Giuseppe Conte e la sua misura simbolo: il cashback. Avete presente? Parliamo di quel sistema di mancette per cui, usando strumenti di pagamento digitali per gli acquisti, si possono ottenere 150 euro di rimborsi in sei mesi e poi partecipare alla superlotteria di 1.500 euro. Da tempo non si fa che parlare di una revisione, visto l’onere da 4,75 miliardi per le casse dello Stato. E infatti ieri è arrivata la decisione dell’esecutivo: da oggi la misura viene sospesa per sei mesi, preludio alla sua totale cancellazione. I grillini, che si vantano di esserne i principali sponsor, sono ovviamente insorti, convinti – bontà loro – che la manovra sia servita a combattere l’evasione e a favorire i pagamenti digitali. Tutto smentito, in maniera piuttosto brusca, dal presidente del Consiglio nel corso dell’ultimo Cdm. “Il cashback ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”, ha detto Draghi. “La maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città, con un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, un reddito medio-alto e una condizione diversa da quella di operaio o disoccupato”.

In sostanza, checché ne dicano i grillini, a trarre benefici dal cashback e dal superbonus ad esso collegato sono in larga parte persone che già da tempo facevano uso della moneta elettronica. Spendevano ieri col bancomat e lo fanno oggi, solo ottenendo 150 euro gratis dallo Stato. Il quale si sta svenando per sostenere una misura dagli effetti irrazionali: “Il cashback – ha precisato Draghi – rischia di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche, determinando un effetto moltiplicativo sul PIL non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura”.

Smentite insomma tutte le lamentele grilline. Primo: il cashback ha favorito l’uso dei pagamenti elettronici? No, perché “quasi il 73 per cento delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte”. Secondo: il cashback ha spinto gli italiani sprovvisti a chiedere un bancomat? Neppure, perché è “improbabile che chi è privo di carte o attualmente le usa per un ammontare inferiore al plafond possa effettivamente raggiungerlo, perché la maggior parte di loro non può spendere quelle cifre”. Terzo: il cashback ha fatto aumentare il gettito fiscale? Macché: visti gli effetti regressivi, i costi e le criticità applicative al momento non si possono “stimare effetti significativi sul gettito”. Ma soprattutto Draghi vede quello che pure un bambino (tranne Conte e il M5S) poteva capire: ovvero che “è probabile che le transazioni elettroniche crescano per effetto del cashback soprattutto in settori già a bassa evasione, come la grande distribuzione organizzata che, secondo l’Istat, assorbe quasi la metà della spesa al dettaglio, piuttosto che in quelli critici”. Tradotto: un flop totale, dai costi sconsiderati.

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version