Caso Galtier, esiste anche il diritto di discriminare

Il podcast di Alessandro Sallusti del 1° luglio 2023

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Non penso che discriminare sia a prescindere un reato. L’allenatore del Paris Saint-Germain, Christopher Galtier, è in stato di fermo a Parigi per discriminazione raziale ai tempi in cui allenava in Niça.

L’accusa è di avere scritto ai suoi dirigenti e-mail in cui sosteneva di non volere neri in squadra.

È necessario capire meglio la vicenda, nel senso di capire se per caso Galtier ha messo in atto azioni tali da limitare con la forza e libertà altrui. Perché, se così non fosse, troverei pericoloso che il suo convincimento di non volere neri in squadra sia così penalmente rilevante e quindi punibile addirittura con l’arresto. Mi spiego: ovvio che lo Stato non possa discriminare alcuno per grazia a religione, opinione politica o fattori fisici ed è altrettanto ovvio che un privato non possa provocare danno ad altri privati in base a quei motivi. Ma in una società liberale le interazioni tra le persone dovrebbero avvenire solo su base di reciproca volontarietà. Nessuno stato, intendo, dovrebbe obbligarmi ad assumere, così come frequentare o amare, un Tizio anziché Caio.

Su piano personale o imprenditoriale, nessuno dovrebbe poter impormi di non discriminare in base alle mie convinzioni. Per quanto odiosa, a volte ributtante, possa essere la discriminazione, in sé la cosa non è reato. Berlusconi, faccio un esempio, non voleva nel suo staff  persone con la barba e nelle boutique del lusso non troverete commesse storpie, casi di discriminazioni fisiche. Non penso che Laura Boldrini prenderebbe nel suo staff un giovane in gamba, ma con la testa rasata e un simbolo celtico tatuato sul braccio, discriminazione politica. Una scuola cattolica difficilmente assumerebbe una maestra islamica e viceversa, discriminazione religiosa. Un gay non metterebbe su famiglia con un etero e viceversa, discriminazione sessuale. La stragrande maggioranza dei matrimoni avvengono tra persone della stessa razza, discriminazione etnica.

Insomma, se l’unica colpa di Galtier è di volere una squadra di soli bianchi, non vedo dove sia reato. Se mai peggio per lui perché come noto i giocatori di colore sono mediamente più bravi di loro. Del resto il diritto di scelta è ciò su cui si fonda la libertà e per questo lo stato, tanto che la giustizia, dovrebbe starne fuori.

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