Caso Lucano, stavolta nessuno difende i giudici sotto attacco

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La magistratura, la corporazione della magistratura che non si fa scrupoli se deve sabotare un governo o una elezione, irresponsabile nel senso che non rende conto a nessuno del proprio operato, si sente responsabile davanti al santone Mimmo Lucano, che pure ella stessa ha giudicato un maneggione votato a effervescente dissipazione.

Soccorso rosso per Lucano

Il procuratore di Locri, Luigi D’Alessio, toga orgogliosamente progressista, si giustifica, dice “non potevamo fare altrimenti”; il pubblico ministero Permunian addirittura si augura che in appello la pena venga ridotta. E poi dice che non vuole stare più in Calabria, non si sente sicuro. C’è da capirli, il soccorso rosso per il compagno Mimmo si è mosso subito ed è gente che non scherza, magari non come quarant’anni fa ma è sempre in grado di farti fuori professionalmente e umanamente. Spettacolo avvilente, per non dire inverecondo, quello di una magistratura che si vergogna di aver fatto il suo mestiere, istruire inchieste e vincerle in giudizio. Con l’evidenza dei fatti, dei conti, delle distrazioni a tutto tondo, dei matrimoni combinati, delle intercettazioni in cui Mimmo, il santone, ammetteva di tutto e di peggio.

Il silenzio di Mattarella

Di più sconcertante c’è il silenzio del capo dello Stato, che sarebbe pure il vertice della magistratura. Davvero Sergio Mattarella non sente il dovere di difendere i giudici di Locri sottoposti a linciaggio mediatico? Sarà anche moral suasion, ma somiglia tanto a disinteresse, come minimo. Proprio lui, così garrulo quando c’è da girare per ricevimenti, commemorazioni, premiazioni, scolaresche e ogni occasione è buona per spingere sul prodigioso vaccino che salva eticamente, se non sanitariamente, la comunità. Chi non si vaccina, secondo il Presidente, non fa il suo dovere e compie un atto simile a un sabotaggio, un gesto terroristico. Così il presidente “di tutti gli italiani”. Però sulle persecuzioni, una volta tanto reali, che investono il potere giudiziario, non trova niente da dire.

Magistratura Democratica tifa Lucano

E sì che Stefano Musolino, il segretario di Magistratura Democratica, la corrente del procuratore D’Alessio, incita i colleghi a sintonizzarsi con la ribellione dell’opinione pubblica prodotta dalla sensazione “di una condanna inflitta non solo agli imputati ma all’intero modello Riace”, con quei 13 anni inflitti a Lucano, pena “generalmente comminata, a queste latitudini, per gravi reati di mafia”. Appunto. Riace non si tocca così come non si deve toccare Bibbiano, non si doveva toccare il Forteto e tutti i sepolcri imbiancati sotto l’ombrello della sinistra, da quella movimentista e casinara a quella istituzionale se è vero che lo stesso segretario piddino Letta si è affannato a mandare curiosi segnali di solidarietà, acritica, spassionata, al santone Mimmo. Ma da Letta si può capire, da un giudice fa più impressione: con certi appelli siamo al limite dell’eversione, per di più caldeggiata da uno in toga.

Eppure, neanche questo scompone il nostro Mattarella, la sua latitanza in certi casi è a prova di bomba atomica. Che dovremmo dedurne? Che anche per il presidente “di tutti gli italiani” Lucano è un perseguitato? Che il suo modello ispirato a truffa sistematica era virtuoso? Che chi si è permesso di giudicarlo ha sbagliato e non merita comprensione ed è bene che gli italiani, togati o no, si sollevino dando fuoco al quartier generale?

Max Del Papa, 5 ottobre 2021

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