Caso Vannacci, spuntano chat scottanti nell’Esercito

Le conversazioni WhatsApp sarebbero collegate al generale e ad alti ufficiali. Pronto l’intervento della procura militare

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Star Wars. Il post best seller del generale Vannacci sta facendo tremare le Forze Armate e sta per dare lavoro alla Procura militare. È partita, infatti, un’indagine riservata che sta squassando l’Esercito: nel mirino un gruppo di militari, soprattutto paracadutisti, vicini al generale dei Corpi speciali dell’Esercito Roberto Vannacci, autore del controverso libro Il mondo al contrario. In pochi mesi, il volume di 300 pagine autoprodotto, ha scalato tutte le classifiche di vendita, sollevando una vera e propria guerra ideologica in quanto ritenuto un compendio di tesi e posizioni populiste, razziste, sessiste e omofobe contrarie al “pensiero unico”.

Forse è per questo che le Autorità si sono viste recapitare dei plichi anonimi contenenti copie di whatsappini di una chat collegata apparentemente al generale Vannacci e ad altri alti ufficiali che oltraggiano il Presidente della Repubblica nonché capo supremo delle Forze Armate Sergio Mattarella, il premier Giorgia Meloni e pure il ministro della Difesa Guido Crosetto. Tra i messaggi più volgari e carichi di astio, quelli di carattere sessista rivolti alla consorte del ministro Crosetto. A seguito di approfondimenti, sono stati già identificati una parte di questi leoni whatsappari che, «sprezzanti del pericolo», hanno lasciato tracce visibili. Bocciati quindi, sia come uomini che come militari.

Quello che si cerca ora di capire è se dietro al Vannacci pensiero ci sia stata – o ci sia – un’ipotesi di “complotto” creato ad hoc per produrre inquietudine e, magari, anche qualcosa di simile ad un “golpe” ideologico attorno alle Forze Armate. E soprattutto quanto ne sia cosciente lo stesso generale. Certo è che troviamo una conferma nelle parole di Vannacci – che fu addetto militare presso la nostra ambasciata a Mosca l’anno precedente all’invasione russa in Ucraina quando afferma: «Il mio libro come un’operazione speciale. È già un caso di governo, vedremo che effetti avrà». Un risultato è stato sicuramente il “fuoco amico” all’interno della coalizione di maggioranza, con lo schieramento, a favore dell’ex parà, dei vertici della Lega.

Tra i primi a sostenerlo Matteo Salvini, che lo ha già incontrato più volte, forse per cercare di superare a destra la Meloni. Ma supporto gli è arrivato anche da esponenti di spicco di Fratelli d’Italia vicinissimi a Giorgia Meloni, come l’onorevole Giovanni Donzelli, soprannominato Minnie, che, dopo l’affaire Cospito, ha abbracciato la causa Vannacci con prese di posizione che hanno creato imbarazzi politici al ministro della Difesa Crosetto. Il quale, con ogni probabilità, dopo aver sentito lo stesso Mattarella e il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone – marinaio pilota e cintura nera di karatè, nome in codice “duca di Hormuz”- da sempre in polemica con Vannacci, ha duramente stigmatizzato il libro del generale per i contenuti riportati e l’opportunità che un alto militare in servizio violi l’art. 1350 del Codice Militare, esprimendosi su temi così delicati e divisivi.

Ma il mantra del generale di divisione dell’Esercito ed ex capo della Brigata paracadutisti Folgore è: «Me ne frego». Un motto ardito, alla Clarke Gable, che, storia a parte, rivela autocompiacimento, alimentato dalla recente introduzione del libro come strumento di educazione civica in una scuola pugliese, in quanto secondo la preside «sviluppa il pensiero critico». Ai giornalisti – ai quali pare risponda solo dopo due squilli per paura che riaggancino – dichiara: «Faccio il soldato, continuerò a fare il soldato, ma non mi chiudo le porte di fronte a nessuna alternativa perché non sarebbe saggio farlo». Dando così la stura ai corteggiatori per il suo lancio in politica. Il vicesegretario leghista Andrea Crippa si è già espresso: «Lo aspettiamo, per lui porte spalancate».

Si sussurra però che il “soldato” Vannacci preferirebbe Fratelli d’Italia, nonostante la netta posizione istituzionale di Crosetto che gli ha tolto il comando dell’Istituto Geografico di Firenze. Gli altri, Forza Nuova, Italiexit di Paragone, i comunisti di Marco Rizzo pare siano stati già scartati. Intanto, per non farsi mancare nulla, nasce in Calabria, grazie al fido collaboratore tenente colonnello Fabio Filomeni – altro paracadutista già in servizio al “Col Moschin” e grillino pentito – anche un Movimento “culturale” dallo stesso titolo del libro del militare alto in grado. Alla presentazione c’erano solo una cinquantina di persone mentre il sito web, abbastanza scarno, pare sia stato già abbandonato, visto che le presentazioni “letterarie” del generale si sono spente dopo i bollori estivi.

C’è da chiedersi se la politica ha veramente bisogno di un gatekeeper come Vannacci. Certamente il generale è sovraesposto mediaticamente. Tuttavia, di fatto, non ha una base elettorale. Basta analizzare i numeri dei social: un esempio su tutti, la petizione online lanciata sul sito change.org sempre dal fido Filomeni «io sto con Vannacci»: finora (da agosto e dopo tutto il clamore delle polemiche sul libro) le sottoscrizioni sono state poco più di 4.250. I partiti contendenti devono quindi fare bene i loro conti prima di far salire a bordo in Europa uno che scrive testualmente: «Grazie a tutti quelli che prenderanno spunto da questi miei bislacchi pensieri e si cimenteranno insieme nel titanico sforzo di raddrizzarlo, questo mondo sottosopra, fissandolo bene con zeppe, tiranti e picchetti affinché sia molto più tenace e resistente a contrastare i continui tentativi delle minoranze che lo preferiscono a testa in giù».

E guai a dire a Michela Vittoria Brambilla che nel libro c’è pure un capitolo sull’animalismo. Lei sì, leggendolo, metterebbe il generale a testa in giù. Ma forse sarà presto la magistratura militare a scrivere una parola chiara. Dietro la collina del generale Vannacci, si intravede una notte buia. Salvini e Donzelli sono avvisati.

Luigi Bisignani per Il Tempo 22 ottobre 2023

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