Catasto e affitti: attenti alla riforma fiscale

Il Governo ha messo nero su bianco la revisione del catasto: vuol dire un ulteriore aumento della già smodata tassazione patrimoniale sugli immobili

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La legge di bilancio si chiude, come previsto, senza scossoni. Il Parlamento l’ha migliorata relativamente al sistema di incentivi per gli interventi sugli immobili, che il Governo aveva eccessivamente limitato e complicato. Per il resto, si tratta di una manovra di ordinaria amministrazione, priva di particolari elementi innovativi.

Ora, però, l’attenzione deve spostarsi su un provvedimento molto più importante: la riforma fiscale, un testo che inciderà sull’entità e sulle modalità della tassazione di famiglie e imprese per molti anni a venire. Oltretutto, la modalità è quella della delega, che lascia all’Esecutivo l’attuazione pressoché libera dei principi fissati nel provvedimento che sarà approvato dal Parlamento. Per queste e altre ragioni, l’esame del testo governativo dovrebbe essere particolarmente accurato, da parte di entrambe le Camere (sarebbe un’ovvietà, in un sistema bicamerale, ma di questi tempi occorre evidenziarlo), affinché principi e criteri direttivi non lascino eccessivi margini di discrezionalità a chi dovrà attuarli.

Tempo lunghi e legge delega vaga

Per la riforma del 2014, non casualmente, l’iter parlamentare durò un anno. Ma in questo caso, l’approfondimento che necessiterebbe è ancora maggiore. Il disegno di legge presentato dal Governo, infatti, soffre di un eccesso di indeterminatezza nei suoi principi e criteri direttivi (il prof. Marco Miccinesi, ordinario di diritto tributario all’Università Cattolica di Milano, l’ha definita “una delega sostanzialmente in bianco”; la medesima espressione è stata utilizzata dal prof. Nicola Rossi, ordinario di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma). Ciò, evidentemente, in contrasto con quanto previsto dall’articolo 76 della Costituzione – che ammette la delega dell’esercizio della funzione legislativa al Governo solo “con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti” – e con gli insegnamenti della Corte costituzionale (“La norma di delega non deve contenere enunciazioni troppo generiche o troppo generali, riferibili indistintamente ad ambiti vastissimi della normazione oppure enunciazioni di finalità, inidonee o insufficienti ad indirizzare l’attività normativa del legislatore delegato” – sent. n. 58/1985).

In effetti, i principi e i criteri direttivi contenuti nel disegno di legge delega di riforma fiscale non sono caratterizzati da un sufficiente grado di analiticità e sono invece tali da attribuire al legislatore delegato – e, di riflesso, con particolare rischio in tema di catasto, all’amministrazione statale che si farebbe carico della concreta attuazione – eccessivi margini di discrezionalità. Ciò, con riguardo a diversi aspetti del disegno di legge, oltre a quello riguardante il catasto: da quello concernente la “razionalizzazione della struttura dell’Iva” a quello relativo alla “revisione delle addizionali comunali e regionali all’Irpef”, sino a quello concernente il “riordino delle deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche”.

Altre tasse sugli immobili?

Nel merito, l’attenzione della proprietà immobiliare si concentra particolarmente su due aspetti.

1. Uno è la revisione del catasto, che l’intero centrodestra ha chiesto di stralciare dalla riforma, anche per rispettare la decisione assunta proprio in Parlamento nel giugno scorso, ma che è fortemente messa in discussione anche dal Movimento 5 Stelle.

Il Governo ha messo nero su bianco che la revisione che propone ha il preciso scopo di predisporre un ulteriore aumento della già smodata tassazione sugli immobili. La “Analisi Tecnico-Normativa” del Ministero dell’economia e delle finanze, che accompagna il testo del disegno di legge, evidenzia infatti che la revisione “è coerente” con le raccomandazioni della Commissione europea che chiedono all’Italia di “compensare” la riduzione della tassazione sul lavoro con “una riforma dei valori catastali”.

Il testo presentato conferma questo obiettivo, attraverso un’impostazione fortemente patrimoniale. I partiti che lo voteranno dichiareranno la loro volontà di aumentare il carico fiscale sugli immobili, prime case incluse.

2. L’altro aspetto di interesse per il settore immobiliare è la tassazione sugli affitti. Qui le esigenze sono due: a. la prima è il mantenimento della cedolare secca sulle locazioni abitative, che ha di fatto consentito l’esistenza di un’offerta abitativa in Italia; c. la seconda è l’estensione di questo regime sostitutivo agli immobili non residenziali, anche per tentare di arrestare la crisi del commercio e il dilagare dello sfitto, che ha riflessi pure sul decoro e sulla sicurezza delle nostre città. Due punti essenziali, sui quali c’è da contrastare le spinte tassatorie provenienti da studiosi di economia fuori dalla realtà e politici ideologizzati rimasti all’Ottocento.

Su tutto ciò, c’è da sperare che il Parlamento voglia far sentire la propria voce.

Giorgio Spaziani Testa, 29 dicembre 2021

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