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Chiara Ferragni e la Sicilia a fuoco: così vi sta fregando tutti

Chiara Ferragni Sicilia

Ora, non per farla difficile ma c’è un’aporia che riguarda Chiara Ferragni. Una contraddizione insanabile, un nonsenso senza uscita: più l’accusano di essere una che si fa andar dietro e più le vanno dietro, più si indignano perché “una così non merita i follower che ha” e più non si perdono uno scatto. Ma siccome Chiara è una votata all’insostenibile leggerezza dell’essere influencer, mò so’ cazzi vostri che la seguite. Veramente la seguirei anche io, non fosse che essendo questa un fenomeno di costume, anzi in costume, il mio mestiere è proprio decifrare i fenomeni e se mai sbugiardarli; i seguaci sono altro, sono l’esatto contrario, fedeltà cieca e assoluta, come quelli che, da innamorati delusi, chissà poi di cosa, un po’ la sfidano e un po’ la implorano: ma come, la Sicilia brucia e tu non dici una parola, come nella canzone dei Pooh? Ma che dovrebbe dire una così, la cui unica funzione è fare soldi per fare soldi per fare soldi? Ciabattine, acqua piovana o incendi, tutto fa soldo e chi se ne stupisce è stupendo, cioè stupido, cioè non ha capito niente: è lei che li piglia in giro o sono a milioni in fila col resto di due a farsi prendere in giro?

Aigaaaais, a good mondaaaay, in Sicily. Sul catamarano a nafta, dopo aver fatto la clip per la BMW elettrica: è il favoloso mondo di Chiara, tipo quello di Barbie, dove ci sono solo bei lunedì, seguaci da farcire di miraggi, fatturati da tenere in piedi, tutto il resto, disgrazie, sciagure: non pervenute, non devono entrarci nel pink barbie world, a meno che non siano spendibili, magari in prospettiva politica. La Sicily va a fuoco non per i cambiamenti climatici, cari pinocchietti, ma per i soliti piromani e mafiosi delle ultime duecento estati, ma Chiara in barca manda messaggi in milanese ai milanesi: “Voi? Tutti bèèèène?”. Anche a Milano è venuta giù l’ira di Dio, alberi come stuzzicadenti, ma da quanto il Comune non fa un censimento, da quanto non verificava la salute delle radici? C’è chi dice 30 anni, chi 50: sta tutto qua, poi si può cianciare di apocalisse climatica quanto si vuole, si possono schierare i farfallini e le barbette agit propr, ma è la storia dell’Emilia Romagna, tante parole, attenzione all’ambiente zero e i responsabili ci fanno pure la morale e, invece di sparire, vogliono altri soldi, per fare soldi, per fare soldi.

Aigaaaaiss, apimondaaaaiss. E i gonzi: “Ma non hai cuore, ma come puoi”. Ma Chiara Ferragni, idealisticamente, potendo, fa. I commenti sono patetici, si è data la pena di scorrerli Repubblica, al disperato sbiancamento Alainale dopo la faccenda dei lanzichenecchi che non riconoscono un bilioso Elkann sul treno. “Hai potere? Usalo”. Per fare che? Per chiedere cosa? Ferragni non ha potere, ovvero ha il potere dei soldi, e lo usa; non spetta a lei sollecitare interventi che il governo sa benissimo di dover sostenere. Sarebbe pleonastico e assurdo. Al massimo Barbie si potrebbe evitare il cinismo della stupidità, quel ritrarsi su un natante come una madonnina infilzata griffata in processione, ma quello è lavoro, il suo lavoro, che non è un lavoro ma è l’unico che può fare una così: in un certo senso lei propone, se poi c’è chi recepisce, chi compra l’alga, o il miraggio, la responsabilità va come minimo spartita. E accorgersi adesso, dopo anni, che Chiara Ferragni, come le più giovani epigone, “non ha cuore”, ha una borsetta al posto dell’anima, è davvero la fine del mondo.

Niente per caso nel favoloso mondo di ChiaraBarbie: step 1, lei anticipa che la Sicilia è la sua patria, “la famiglia di mia mamma tutta catanese”, con birignao alla milanese il secondo sta nell’ignorare ostentatamente la devastazione siciliana, fomentando lo sdegno degli idioti; segue il terzo e conclusivo step, vedrete presto: foto sul contrito griffato, lei su barca con fiamme sullo sfondo, ma non vorremmo regalare suggerimenti, e commentino sotto, ma come avete potuto pensare che io, il mio cuore sta bruciando, eccetera. Barcata di clic, missione compiuta.

Cari voi, viviamo in questo mondo qui (e il cronista lo registra, lo illustra, lo commenta: siamo giornalisti o ereditieri?), dove una coppia di influencer, che non si sa che cazzo siano, in fama di “(im)prenditori digitali” si fa la villa a Menaggio di fianco a quella dei Clooney; dove un ex calciatore e la ex moglie velina si litigano un patrimonio da pil del Belgio, Rolex esclusi; dove un giocatore viene valutato più della fu Fiat; dove sono sparite l’industria, l’imprenditoria, l’artigianato e i soldi si fanno come il gatto e la volpe; dove una Chiara Ferragni può mettersi in posa, la mano sul cuore, come la Baronessa Ursula che ai romagnoli dice “tin bota”, che sarebbe accontentatevi di essere vivi, e la festeggiano. Viviamo in un mondo così, fondato sulla percezione: fatevene una ragione. E non pretendete ciò che non potete avere da una Barbie con l’anima di plastica, che poi magari Chiara è all’oscuro di quello che succede, non chiedetele tutto a lei, lasciatela lavorà, lasciatela respirà, ha pure detto che non sapeva ci fosse stato l’Olocausto, ma cosa è mai questo Olocausto, comunque si sarebbe informata, e Liliana Segre, che in fondo è la trisavola di tutte le influencer, sorrideva radiosa con la nipotina danarosa al museo dell’Olocausto medesimo.

Aigaaaais, chiedetevi se, in fondo in fondo, voi che la bevete avidamente siete così diversi, insomma fate una scelta di conseguenza, o la mollate o ve la tenete full optional e comunque l’influencer è un duro lavoro e qualcuno deve pur farlo e se una povera crista si ritempra sullo yacht dopo una settimana di impegni very strong, it’s just an apimondaaaai, capito, aigaaaaais.

Max Del Papa, 26 luglio 2023

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