Politica

Choc a La7: paragonano Meloni a Adolf Hitler

La giornalista di Repubblica, Tonia Mastrobuoni, si scaglia contro il premier: “Anche Hitler è stato votato con il 33%!”

La nuova linea di contrasto alla destra della sinistra italiana, ripresa in ogni ambito da buona parte della sua “illuminata” intellighenzia, si basa su una presunta deriva autoritaria che starebbe portando avanti in prima persona la premier Giorgia Meloni.

Ne abbiamo avuto un surreale esempio lunedì mattina, nel corso di un acceso dibattito su La7, durante Omnibus, condotto da Edgardo Gulotta. Sul tema infinito della lottizzazione politica della Rai, ad un certo punto, mentre il giornalista Francesco Specchia stava, dati alla mano, dimostrando che nel corso degli ultimi lustri la sinistra aveva occupato poltrone assai più dei suoi avversari, Tonia Mastrobuoni di Repubblica lo ha più volte interrotto, sostenendo in modo confuso che non ci sarebbe paragone tra lo spoil sistem della sinistra e quello realizzato dalla destra.

Ad un certo punto Specchia, ribattendo ai continui rimbrotti della Mastrobuoni, non tutti comprensibili, dice: “La Meloni è stata eletta con un programma. Quel programma che io posso in parte non condividere. Ma è stata eletta dai cittadini italiani col 26%. Ha tra il 28 e il 30% dei consensi in questo momento. È una forza democratica…”. E qui interviene di nuovo la Mastrobuoni; e lo fa in modo scomposto e, a mio avviso, irricevibile nell’ambito di una discussione seria: “Anche Hitler è stato votato con il 33%!”. E mentre il suo sconcertato interlocutore cercava di ragionare sull’assurdità del parallelo, la giornalista ribadiva implicitamente il paragone, sostenendo che il dittatore nazista non avrebbe dato un gran prova di democrazia, o almeno questo è ciò che mi è sembrato di comprendere nel suo concitato eloquio.

Ora, sebbene io la pensi profondamente come il compianto Nobel Friedrich von Hayek, secondo cui in un sistema liberale chi gode della maggioranza dei suffragi non può interpretare ciò come una sorta di potere illimitato, tuttavia ciò non significa che si possa tranquillamente delegittimare il consenso di tutte quelle forze politiche che non ci piacciono.

D’altro canto, così come una volta c’erano “i compagni che sbagliano”, ovvero coloro i quali usavano la violenza per un ideale ritenuto eticamente superiore, oggi pare che per molti osservatori della stessa area culturale ci sarebbero gli elettori che sbagliano, rei di appoggiare forze politiche che, evidentemente, portano avanti ideali eticamente molto inferiori, se non addirittura disprezzabili.

Insomma, la solita sinistra radical chic della caciotta che continua a distribuire patenti di democraticità a tutti, elettori compresi, dal suo altissimo piedistallo morale, infischiandosene altamente di alcuni aspetti della realtà che risultano distanti anni luce dai suoi logori paradigmi.

Claudio Romiti, 6 maggio 2024

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