Ci risiamo: l’Ue vuole sostituirci con i migranti

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Immaginare l’Europa tra cinquant’anni può essere un gioco molto pericoloso, difficile dire quanto ci sia di vero negli scenari distopici raccontati da autori come Michel Houellebecq in Sottomisione, ambientato in una Francia a maggioranza musulmana, o da Jean Raspail (scomparso pochi giorni fa) nel suo romanzo Il campo dei santi in cui immagina le conseguenze dell’immigrazione in Occidente.

“Fate cinque figli, il futuro dell’Europa è vostro” disse il presidente turco Erdogan nel 2017 ai musulmani residenti in Europa, una dichiarazione che seguiva quella dell’algerino Boumedienne nel 1974 all’Onu: “Il ventre delle nostre donne ci darà la vittoria”.

Di sicuro il tema della demografia sarà centrale nei prossimi decenni e sembra essersene accorta, con colpevole ritardo e con soluzioni tutte da chiarire e approfondire, anche l’Unione europea.

L’emergenza coronavirus è stata l’occasione per avviare una riflessione più strutturata sui temi demografici in Europa attraverso un report promosso dal vicepresidente della Commissione europea Dubravka Šuica poiché: “la crisi ha messo in luce molte vulnerabilità, alcune delle quali sono legate al profondo cambiamento demografico che già colpisce le nostre società e comunità in tutta Europa”.

Ci sono due strade per cercare di contrastare la crisi demografica e l’invecchiamento della popolazione in Occidente: promuovere politiche a favore della natalità cercando di invertire il drammatico calo di nascite dell’Italia e dell’Europa, oppure aumentare i flussi migratori come compensazione per l’invecchiamento della popolazione.

I dati sulla natalità che emergono dal report dell’Ue sono preoccupanti e nascondono una questione sia di carattere sociale sia culturale poiché l’Occidente è sempre più dominato da una visione neomalthusiana che, unita a un modello di società basato sulla tecnica, sui consumi e sulla delegittimazione del ruolo della famiglia, ha portato negli ultimi decenni a un crollo delle nascite. In parallelo abbiamo assistito a un aumento dell’età medi della popolazione europea (con conseguenze di carattere socio-economico), mentre in altre aree del mondo (l’Africa in primis), i tassi di natalità sono in costante e vertiginosa crescita.

L’Unione europea è a un bivio e se sceglierà di promuovere una linea pro immigrazione, rischia di generare gravi conseguenze sia per le nazioni di provenienza degli immigrati sia per quelle in cui risiederanno. Un innesto della popolazione straniera genera gioco forza tensioni sociali che si potrebbero evitare con un piano demografico che sappia coniugare le esigenze dei cittadini con quelle di conservazione dell’identità italiana ed europea. Ancor una volta l’Unione europea deve scegliere cosa vorrà essere nei prossimi anni.

Francesco Giubilei, 18 giugno 2020

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