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Cinque anni dopo Charlie siamo ancora inermi di fronte all’Islam - Seconda parte

Perché stupirsi se non è si fatto molto? Ma anche con Macron le cose non vanno meglio: se il presidente ha indurito le sue posizioni sull’immigrazione, resta una figura molto vicina alle diverse comunità islamiche. E il ministro dell’interno, l’ex socialista (ecco) Castaner, si è impegnato assai di più a far pestare i gilet jaunes che a reprimere le reti islamiste, fino alla grottesca scoperta, qualche settimana fa, che un «radicalizzato» operava nei reparti di polizia specializzati a combattere la… radicalizzazione. E si è scoperto solo perché questo ha ammazzato i suoi colleghi.

Con l’islam abbiamo un problema, Houston. E lo si vede dai giornali italiani, ma anche da quelli francesi, persino le «Figaro», tutti a piangere sempre oggi per il martire Souleimani. Che, informo, era il braccio operativo del terrorismo della Repubblica islamica, un’entità che dacché esiste, nel 1979 ha organizzato centinaia di attentati in tutto il mondo. È islam sciita, certo, e non sunnita come quello di Bin Laden e di Isis. E se e Teheran non intende forse conquistare l’Occidente, certo vuole distruggerlo. E qui pare si abbia tutta l’intenzione di lasciar fare.

Marco Gervasoni, 7 gennaio 2020

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