La Nato è alle prese con sfide di portata storica che vanno dalla sicurezza internazionale alla guerra in Ucraina, passando per quella a Gaza. Ma non solo. L’avvento di Donald Trump sta infatti cambiando le carte in tavola anche per quanto riguarda il tema del “woke”, del gender e del cambiamento climatico.
Con l’avvento dell’amministrazione Trump, infatti, è stato rilevato un cambiamento significativo nel linguaggio utilizzato nei documenti della Nato. Come riportato da Politico.eu, terminologie legate ai cambiamenti climatici, alla parità di genere e alla diversità sono state riviste in modo da renderle più “gradite” agli Stati Uniti. A titolo di esempio, le espressioni riguardanti le “tecnologie verdi” sono state modificate in “tecnologie innovative”, e la nozione di “clima” etichettata come “ambiente operativo”.
In fondo la postura adottata dall’amministrazione Trump nei confronti dei temi woke non è nuova. L’amministrazione ha attivamente contrastato le iniziative legate alla diversità, all’equità e all’inclusione (DEI), cercando di interrompere i finanziamenti a università che promuovono tali valori e di eliminare programmi federali attinenti. È stata avviata anche una campagna per eliminare dal Pentagono ogni traccia di questi programmi. E visto che la Nato non può certo permettersi di “perdere” la fiducia di Trump, si è subito adeguata riscrivendo le frasi legate a clima, donne e sicurezza nei documenti ufficiali redatti dalle commissioni e dei gruppi di lavoro. “Tutti sanno – ha spiegato a Politico un funzionario – che la cosa peggiore da fare è presentarla come una questione di diversità: non si tratta di un’agenda “woke”, fa parte di un’agenda militare, e ora molte più persone vogliono che se ne parli solo in termini militari”.
La questione della spesa per la difesa è diventata un punto cruciale nelle politiche del presidente americano, ancora convinto che l’Alleanza sia utile sia agli Usa che al resto del mondo Occidentale, ma non è più disposto a spendere così tanti soldi degli americani per difendere altri Paesi. Trump ha sollecitato l’Europa a terminare la sua dipendenza dagli Stati Uniti, incrementando la spesa per la difesa fino al 5% del PIL, ben al di sopra dell’attuale soglia minima del 2%. Non è un caso che l’altro ieri, a margine del vertice tra Meloni e Trump, l’Italia abbia assicurato agli Usa il desiderio di raggiungere il target del 2% e si è poi impegnata a “fare di più” insieme al resto dell’Ue.
“Tutti vedono al telegiornale la posizione dell’amministrazione Trump; non si vuole fare nulla che possa darsi la zappa sui piedi”, ha affermato un funzionario a Politico. Come dire: la Nato dipende economicamente dagli Usa, meglio cancellare tutto ciò che può infastidirlo. È anche vero, però, riporta Politico, che “la NATO dispone di consulenti climatici che forniscono consulenza principalmente al personale militare sulle sfide ambientali in tempo di guerra, come le temperature estreme che possono compromettere la capacità del personale o l’equipaggiamento. Finora non ne hanno risentito”.
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)