Character assassination

Come “ammazzano” Salvini

Il leader della Lega vittima di attacchi concentrici. È una strategia vecchia come il mondo

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Character assassination. Così chiamano nei paesi anglosassoni gli attacchi concentrici a mezzo stampa rivolti ad un individuo ritenuto (a ragione o più spesso a torto) immorale o a un politico della parte avversa. Non se ne combattono le idee ma si mira a distruggerne l’immagine pubblica, la reputazione, la credibilità. Ovviamente, i colpi vengono inferti tutti insieme ad un minimo segnale di debolezza, o a una défaillance del destinatario. È come un po’ i matador che colpiscono il toro quando è a terra, non avendo il coraggio di farlo, almeno non con la stessa veemenza, quando è nel pieno del vigore e bello dritto in piedi. E lo si fa tutti insieme, in branco, così ci si sente ancora più forti.

Sono dinamiche favorite dai nostri tempi che amano definirsi o rappresentarsi come “civili”, dal trionfo in essi della comunicazione simbolica e dell’immagine, ma sono dinamiche vecchie come il mondo, che trovano il corrispettivo in istinti atavici. Il fatto che alla gogna tradizionale abbiamo sostituito quella mediatica poco cambia, e anche se amiamo definirci disincantati la nostra è un’epoca piena di miti e riti, sacrificali in questo caso, come e più di quelle del passato. La nostra ragione poggia sulle stesse basi irrazionali di sempre, solo che non è capace di riconoscerlo.

Venendo ai media, alla rappresentazione spesso fuorviante che essi ci offrono della realtà, dalla necessità “barbarica” che essi hanno di distinguere il “cattivo” dai buoni e crocifiggerlo, ciò che è impressionante è come in Italia oggi questa dinamica operi a tutto campo, e nei maggiori giornali. Compresi quelli che un tempo ci tenevano alla loro “indipendenza” e avevano fatto del motto (alquanto velleitario) dei “fatti separati dalle opinioni” il loro blasone di nobiltà. Ed è altresì impressionante vedere come essa si eserciti contro un leader in particolare: Matteo Salvini. Una gogna che non si fermerà se non il giorno in cui il cadavere del leader della Lega sarà considerato “morto” (per fortuna metaforicamente).

Sia chiaro: Salvini spesso fa poco per tutelarsi, dando credito qualche volta a consiglieri improbabili o compiendo passi all’insegna dell’improvvisazione. A ben vedere, è l’altra faccia del suo carattere e del suo successo fatto di empatia estrema con la gente comune, che avverte la sua spontaneità, la sua generosità, il voler portare il cuore sempre oltre l’ostacolo non risparmiandosi e senza troppo badare alle conseguenze.

I media hanno deciso però che il nostro deve “morire”, e inflessibili procedono spediti. Pur essendo il nostro panorama politico popolato di figure non proprio inattaccabili per scelte e moralità, agli atri tutto si perdona mentre a lui no. Ed ecco allora che si costruiscono “lotte interne” alla Lega che sarebbe stufa del segretario-leader e del suo “cerchio magico”, si parla di “segretario sotto tutela”, si certificano “freddezze” dei governatori, si immaginano leadership alternative, su parla di “manovre” contro di lui di Giancarlo Giorgetti e degli altri ministri. Il tutto nella speranza che le parole si autoavverino. Lo si vuole in combutta col nemico perché fa quello che fanno un po’ tutti i segretari di partito, gli si rinfacciano le sue affermazioni pro Putin (fatte come al solito spingendosi oltre senza prudenza) tutte risalenti a un periodo in cui un po’ tutti facevano affari con lo Zar e ne lodavano la sua capacità di leadership (Time lo nominò persino “uomo dell’anno”).

Questo rito barbarico della degradazione, denigrazione e uccisione dell’avversario, la sinistra lo ha tentato in passato con Silvio Berlusconi, senza riuscire a sconfiggerlo. Salvini, rispetto al Cavaliere, non ha risorse economiche, e forse anche meno voglia di voler piacere a tutti. Se avrà spalle tanto larghe da resistere all’offensiva, è da vedere. Lo auguriamo a lui. Ed anche al Paese.

Corrado Ocone, 5 giugno 2022

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