Conversazioni da spiaggia sul Covid

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“Ma baaasta mi sono rotto le paaaalllle di sentir parlare a vanvera del coronavirus”, non riuscirò mai a rendere l’inflessione di un pugliese vissuto negli Usa e trapiantato da anni tra Cagliari e Torino, peccato perché l’inflessione e la mimica facciale sono un elemento importante del comunicare di Piero Abbruzzese: 70 anni scarsi, medico chirurgo laureato a Pisa e specializzato in Cardiochirurgia negli Stati Uniti negli anni ‘80, per poi tornare in Italia arrivando ad occupare il ruolo di primario in cardiochirurgia pediatrica al Regina Margherita di Torino. Nella sua vita professionale 7 mila operazioni al cuore di bambini, tanti neonati. Per restare in clima marino possiamo dire che Piero ha permesso di vivere e diventare adulta ad una città grande come Anacapri.

Dal momento della pensione, sei anni fa, il suo impegno si è moltiplicato, nell’ospedale costruito con le sue forze in Somalia e nella difesa dei bambini con la sua associazione Movimento per i Bambini. Grazie a queste credenziali la Regione Piemonte, dopo averglielo proposto, gli ha rifiutato il ruolo di garante dell’infanzia, perché… non ha una laurea umanistica!!! Ma tant’è da anni siamo amici e come ogni anno a luglio cominciano le nostre conversazioni in ammollo, con la differenza che quest’anno abbiamo il Covid a monopolizzare le prime giornate di abluzione. Durante il lockdown a Cagliari Piero ha lavorato come volontario con il 118 in prima linea contro un’infezione che ha conosciuto molto bene. Se parli con gli altri amici ti dicono sottovoce “guarda che Piero è un negazionista” ma io sono curioso e quello che mi ha raccontato vale la pena di essere scritto, per l’autorevolezza di Piero, per la semplicità delle risposte e per la critica, neanche velata, a quello che abbiamo vissuto in questi mesi.

Cos’è il COVID-19?

“È una malattia virale di media gravità che diventa estremamente pericolosa in un gruppo specifico di persone: i vecchi con patologie associate gravi. La malattia è quasi innocua nei bambini e nei giovani adulti.”

Cosa ha sbagliato l’Oms?

“L’Oms e le Agenzie nazionali e internazionali hanno sbagliato l’approccio iniziale, spingendo i Governi ad una politica di segregazione, che, utile nelle fasi iniziali, è stata esagerato con direttive confuse e contraddittorie. Sono partiti dalla negazione iniziale delle mascherine, per approdare ad indicazioni igienico-sanitarie sconsiderate (i guanti, la sanificazione di tutti gli ambienti etc.). Pulizia e disinfezione delle mani sarebbero state sufficienti. Per non parlare dell’uso delle mascherine contemporaneamente al distanziamento sociale, indicazione bislacca visto che le due cose sono alternative: se sei distanziato la mascherina e del tutto inutile. Anche non conoscendo la malattia, l’Oms avrebbe dovuto suggerire dei trattamenti ispirati alla logica invece di esasperare gli animi con proibizioni basate su controindicazioni rivelatesi poi sbagliate (clorochina, cortisone etc.). “

Chi ha parlato in questi mesi è veramente autorevole?

“No siamo stati affidati a personaggi che di medico avevano ben poco e sicuramente erano molto scarsi ad esperienza clinica e buon senso, e grazie a loro è stata fatta una grande confusione. Se ci fosse stata meno presunzione e l’accettazione di una assoluta ignoranza sulla malattia, avremmo evitato fatue battaglie televisive fra sostenitori di una tesi o l’altra. Questa confusione ha scatenato un clima di terrore che ha portato ad eccessi deleteri come il trasferimento dei vecchi malati nelle Rsa.”

Nella tua vita professionale ti sei trovato in situazioni simili?

“All’inizio dell’Aids ho operato pazienti in condizioni ospedaliere pessime solo raddoppiando i guanti chirurgici. Mia moglie e tanti amici medici sono stati in Africa e in Sudamerica con Ebola e Colera assistendo pazienti moribondi semplicemente con Dps adeguati. È incredibile e non giustificabile che per il coronavirus ci sia stata una carenza di mascherina e di altri Dps che utilizziamo quotidianamente il sala operatoria. Diciamolo chiaramente molte delle morti dei medici e infermieri sono state causate da queste carenze. E sia chiaro queste non sono morti da coronavirus, ma da burocrazia inefficiente.”

Sei un negazionista?

“Assolutamente no. Semplicemente sono una persona che ha a cuore la vita di tutti, ma specialmente quella dei bambini e dei giovani. Sono un medico e il mio lavoro è salvare vite, ma questo non mi impedisce di dire che spendere una quantità enorme di risorse, per definizione scarse, per cercare di salvare la vita ai novantenni, sia stato un errore. Ho settant’anni e sono vecchio anch’io e di fronte alla scelta se salvare la mia vita o quella dei miei figli, scelgo senza dubbio la loro. Proteggere i vecchi è giusto, ma senza esagerare e mai deve essere fatto a scapito dei giovani.”

Perché parliamo più di vaccino che di cure?

“Non lo so. Quello che so è che queste malattie si trattano con farmaci sintomatici (a costo ridotto) e antivirali (in corso di valutazione). In più, la malattia da virus si combatte con il siero iperimmune e si previene col vaccino. Il siero adesso è facile da produrre ed è poco costoso… ma pochi ne parlano. Il vaccino deve essere prodotto e deve essere testato, senza le pericolose ipotesi di somministrarlo a tutti senza testing preventivo.”

“E poi basta dobbiamo dirlo, se proteggere i vecchi è stato l’obiettivo principale della strategia governativa, deve essere chiaro che questa decisione ha determinato danni gravissimi ai giovani e all’economia. Le esigenze dei bambini e dei ragazzi sono state ignorate, le decisioni sono state prese sulle loro teste senza curarsi della loro tenuta psicologica e ipotecando il loro futuro. E per assurdo, l’isolamento ha danneggiato perfino i vecchi malati che avrebbero compiuto comunque il loro destino in tempi brevi e che invece, alimentando una retorica falsa ed ipocrita, sono stati condannati all’isolamento lontani dall’affetto dei loro parenti, impossibilitati ad andare in chiesa o nei loro luoghi di culto, confinati in ospedali o Rsa e, senza diritto a un funerale, sono stati cremati in luoghi lontani.”

“Baaaasta mi sono proprio rotto le paaaalllle di sentir parlare del Covid19, lo volete capire che il nostro dramma è vivere in un Paese dove ormai i figli sono una rarità, ci vuole più coraggio e più attenzione ai giovani. Sono loro il nostro futuro e dobbiamo pensare a loro abbandonando l’egoismo che ci spinge a dedicare troppo risorse a chi, come me, la sua vita l’ha abbondantemente vissuta. Insomma l’Italia non è solo un Paese di vecchi ma un Paese per vecchi che vive sulle spalle dei giovani”. In spiaggia è sempre così, parole in libertà e poi al sole tranquilli. Non questa volta!!

Antonio De Filippi, 19 luglio 2020

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