Follie verdi

Cop28, l’Italia “bocciata” sul clima? Una farsa

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C’è poco da fare: per quanto mi sforzi a diversificare le mie letture e dare ad altri le loro seconde, terze e quarte chance per salire sul podio dei preferiti, la Repubblica rimane imbattibile. È il mio faro e il mio Virgilio: se voglio essere sicuro di leggere notizie dall’attendibilità inoppugnabile e con commenti doviziosi di pensieri profondi e accostamenti impensabili, che faccio? Acquisto la Repubblica, il cui valore non ha prezzo, tant’è che mollo cinque euro al giornalaio e gli lascio il resto di mancia, col senso di colpa di chi ha, pur tuttavia, rubato qualcosa.

L’ultima perla che la mia benemerita lancia ai suoi lettori è questa inedita notizia: alla Cop28 l’Italia è stata bocciata sulla materia “impegno per il clima”. Cioè, chiariamo: quelli di Legambiente sono andati a Dubai e hanno detto di aver bocciato l’Italia. Prima di continuare, vi svelo un segreto: alla Cop28 di Dubai un mio studente è stato bocciato in chimica-fisica; l’ho annunciato io stesso che mi son recato fin lì a dare la notizia. Direte: ma chi ti si è filato? Nessuno, infatti. Come nessuno s’è filato quelli di Legambiente. I poteri forti li boicottano. A parte la Repubblica, che appunto ci ha fatto lo scoop, battendo sul tempo tutti. Son forti eh? La prossima volta lascio non 5 ma 10 euro al giornalaio. Anche perché l’informazione indipendente, d’assalto e controcorrente va sostenuta. E i giornalisti coraggiosi vanno vieppiù incoraggiati.

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Ma lo scoop non è finito là: pensate un po’, apprendiamo anche che nessun Paese al mondo è stato promosso su quella materia. Nessuno. Ve l’aspettavate? No, vero? Bella denuncia, eh? Una bomba. I poteri forti volevano tramare e ora, grazie alla Repubblica, invece tremano. Tutti bocciati, tutti somari. La materia in parola, dicevo, è “impegno per il clima”, cioè la riduzione dell’uso di petrolio, carbone e gas. Ora vi faccio un indovinello: chi sono i Paesi che sono in fondo alla classifica dei bocciati. No? Non ci arrivate? Troppo difficile? Niente paura, la Repubblica – lodiamo Dio che esiste la Repubblica – ce lo svela. Non ci sareste mai arrivati, anche perché i poteri forti hanno il controllo dell’informazione, e se non fosse per i nostri coraggiosi giornalisti della Repubblica i nomi di quei Paesi non verrebbero mai alla luce. Orbene – tenetevi forte – trattasi di quei Paesi che di petrolio, carbone e gas ne hanno così tanto che addirittura esportano quella roba: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Russia. Non ve l’aspettavate eh? Vabbè, dai, almeno la Russia sì che ve l’aspettavate: hanno pure invaso l’Ucraina quelli lì.

Un’altra cosa che apprezzo della mia benemerita – oltre il già detto coraggio nel far giornalismo contro-corrente – è la solidità scientifica dei loro pezzi con, allo stesso tempo, una ineguagliata capacità divulgativa. Vi faccio un esempio: come potete immaginare, quello climatico è un problema complicato, con tutte quelle equazioni con nomi altisonanti, tipo Stefan-Boltzmann, Navier-Stokes. Invece la Repubblica rende le cose facili facili perfino – come suol dirsi – ai non addetti. Ecco come: immaginate il pianeta come – fanno intendere – un enorme tostapane munito di termostato; orbene le nazioni della Terra dovrebbero semplicemente impegnarsi a far sì che quel termostato non avanzi di più di 1.5 gradi. Come fare? O meglio: che fare? To be or not to be? In proposito son certo che apprezzerete da soli – e la Repubblica evita di offendere la vostra intelligenza e si astiene dal dirlo, pensate quanto sono delicati d’animo oltre che profondi di pensiero – la leggera difficoltà della cosa: provate a controllare la temperatura del tinello di casa vostra con l’accuratezza al decimo di grado e fatemi sapere se ci sarete riusciti.

C’è una cosa che mi piace dei giornalisti di Repubblica: loro sono liberi, e il loro stipendio non dipende dal fatto che debbano nascondere le verità. Uomini (e – va da sé – donne) tutte d’un pezzo, senza macchia. E senza paura: hanno mandato dietro la lavagna addirittura l’intero pianeta. Tutti bocciati.

Franco Battaglia , 9 dicembre 2023

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