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Cortei pro-Palestina, violenti o “studenti”: come lo spiegate questo?

A Milano un agente ferito e un gruppo di antagonisti bloccato nel tentativo di raggiungere il consolato americano. Distrutto un supermercato

Scontri Milano Carrefour

Sergio Mattarella ha parlato. Lo ha fatto per ribadire che “l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”. E per ricordare al ministro Piantedosi che “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Bene. Giusto. Bravo. Bis. Il Viminale incassa, assicurando che “sull’ordine pubblico non abbiamo cambiato le regole”, Piantedosi conferma di essere rimasto “colpito negativamente” dalle immagini e si dice pronto a “valutare” eventuali “eccessi” nei casi di Pisa. E allora valutiamoli, questi eccessi, ma anche dall’altro lato.

A Firenze il corteo aveva deviato dal percorso prestabilito mentre a Pisa i “ragazzi” si erano radunati senza comunicare alcunché alla Questura e tentavano di passare lì dove vi era un cordone di polizia. Senza dimenticare gli insulti rovesciati sulle divise (“infami”, “figli di puttan*) su cui Mattarella non ha fiatato. Se è vero che gli agenti devono sempre far ricorso allo “sfollagente” con parsimonia, è anche vero che l’unico modo per evitare gli scontri è che la piazza collabori. E per collaborare, ha spiegato il capo della Polizia, Vittorio Pisani, bisogna “manifestare pacificamente” e “isolare i violenti, rispettando le indicazioni delle autorità”. Condizioni che né a Pisa né a Firenze si sono verificate. La relazione del dipartimento di Ps spiega chiaramente che “si trattava di manifestazioni non preavvisate che non seguivano il percorso concordato, violando le prescrizioni impartite”. Quando tutto fila liscio, infatti, nessuno si fa male. E dati alla mano è successo nel 97% delle oltre 13mila manifestazioni che si sono svolte nell’ultimo anno. “Dal 7 ottobre scorso – ha spiegato Piantedosi – sono state più di mille le manifestazioni e soltanto nel 3% dei casi si sono registrati incidenti”.

Insomma: forse Re Sergio avrebbe potuto fare un richiamo non solo ai tutori dell’ordine, ma anche ai cittadini che scendono in piazza. Ieri, per dire, si è svolto l’ennesimo sit-in pro-Palestina, stavolta a Milano, con 15mila presenze e un corteo lunghissimo (un’ora di cammino tra la testa e la coda). Si sono registrate tensioni, e sono apparsi cartelli tutt’altro che pacifici: le immagini di una stretta di mano tra Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu, ma soprattutto i volti di alcuni ministri del governo ricoperti di impronte di mani insanguinate.

Durante la giornata, i momenti di tensione si sono registrati soprattutto nello “spezzone studentesco”: è stato distrutto il vetro posteriore di una pattuglia della polizia, sono state danneggiate due auto della Finanza e una vigilessa è stata ferita. In via Turati (vicino al consolato Usa) il Reparto Mobile è stato oggetto di lancio di bottiglie e di ordigni esplosivi. In Cairoli gli agenti in tenuta antisommossa hanno dovuto impedire agli antagonisti di muoversi verso il Duomo, che era stato loro interdetto. Infine, lungo il corteo, all’altezza di piazza Principessa Clotilde, un gruppetto di violenti, incappucciati stile Black Bloc, si è separato dal cordone e ha messo in atto una “azione” contro un supermercato Carefour. Guardate le immagini del blitz che ricorda tanto i “No Expo” del 2015: i vetri del negozio sono stati infranti a sassate e i muri imbrattati con le bombolette. Di più: il cronista di Local Team che stava riprendendo un fatto accaduto sul suolo pubblico è stato aggredito e redarguito dai “compagni” e la telecamera è stata oscurata. Dove sono i difensori della libertà di stampa?

Giuseppe De Lorenzo, 25 febbraio 2024

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