Covid-19: quanto è efficace la terza dose di vaccino?

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La domanda è di quelle da un milione di dollari: quanto sarebbe efficace e quindi utile la terza dose di vaccino? Perché è proprio dalla risposta a questo quesito che dipenderà la nostra salute e le conseguenti scelte politiche degli stati. In parole povere, il nostro futuro.

Il dibattito è serrato anche all’interno della stessa comunità scientifica. Tra gli esperti sembrano esserci addirittura tre orientamenti differenti: non solo favorevoli e non, ma anche scienziati che ritengono che al momento non ci siano ancora dati sufficienti per rispondere alla domanda delle domande. E che quindi bisognerebbe per il momento temporeggiare e studiare numeri e casi singoli dato che non è nemmeno detto che esista una risposta univoca, valida per tutti.

Le certezze della scienza

Ma partiamo dalle certezze della scienza: è un dato di fatto – ci dicono – che, nel giro di 6-9 mesi dall’inoculazione della seconda dose, il numero di anticorpi cali e che questa diminuzione possa essere anche importante. L’altro punto fermo che sembra essere tutto sommato condiviso dai più è che l’essersi vaccinati con doppia dose eviterebbe conseguenze gravi e, dunque ospedalizzazioni, anche molto tempo dopo questi 6-9 mesi.

Tutti i dubbi della comunità scientifica

Per il resto, si brancola davvero nel buio. Ed è questo che preoccupa di più. Le domande senza risposta al momento sono tantissime: che ruolo avrà la variante Delta in tutto questo? Dovremo fare tutti questa benedetta terza dose e forse anche una quarta, una quinta, fino a che diventi prassi normale come nel caso del vaccino antinfluenzale? Oppure verrà effettuata solamente ai soggetti immunodepressi? E ancora: qual è il timing migliore per l’eventuale inoculazione? E quale il miglior vaccino da utilizzare? Non sono domande banali perché sbagliare il momento della puntura potrebbe rendere il tutto inefficace o, nel peggiore dei casi, andare a compromettere la salute delle persone mentre il tipo di vaccino è importante dal momento che ognuno lavora in modo diverso dagli altri.

È evidente che tutta questa incertezza non può che aumentare lo scetticismo di coloro che hanno più dubbi nei confronti dei vaccini. Anche perché è proprio quando la scienza non dà risposte chiare e univoche che si inserisce la politica la quale, di fatto, ha il compito di decidere delle nostre vite. E spesso non svolge al meglio questo ruolo.

Da ultimo, sono in molti, anche all’interno della comunità scientifica, a pensare che alla fine non saranno solamente ragioni mediche a dettare le prossime scelte quanto piuttosto fatti circostanziali. In sostanza sarà la politica a decidere e, e se la scelta ricadrà sul sì, ci vaccineremo solamente quando ci saranno le dosi disponibili e con il vaccino che passerà il convento. Anche perché va tenuto in considerazione il fattore “vaccine equity” e la disponibilità di vaccini per i paesi poveri.

La realtà che per il momento sembra avere più certezze in merito alla bontà della terza dose è sicuramente Israele tanto da aver già iniziato la somministrazione. I dati che si ricaveranno dall’esperimento ebraico potranno quindi darci risposte più precise. Nell’attesa che si continui a studiare per fare in modo che la scienza possa darci una risposta quanto più corretta e condivisa possibile. Speriamo bene.

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