Covid, Draghi riapre ma già minaccia: “Pronti a nuove misure”

Il governo approva il decreto Covid. Quella frase del premier che mette in allarme

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Il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli. E chi ieri sera ha ascoltato la conferenza stampa di Mario Draghi dopo l’animato consiglio dei ministri sulle regole anti-Covid deve aver notato una frase tutt’altro che rassicurante. Si tratta di poche parole passate un po’ in sordina o del tutto ignorate dai cronisti, così presi a rilanciare la presunta grande opera di “riaperture” decisa dal governo (anche, se, in realtà, il green pass resta ancora in vigore un altro abbondante mese). In sintesi: “Osserviamo con grande attenzione l’andamento della curva epidemica e siamo pronti ad adattare il nostro apparato alla sua evoluzione, anche in senso più espansivo, se è il caso”.

Il green pass resta (altro che addio)

Cosa significa? Significa che il governo ha deciso di allentare un po’ la cinghia ma non di liberare del tutto gli italiani, come invece hanno fatto altri Paesi in Ue. Infatti i 50enni continueranno a subire l’obbligo vaccinale, il lasciapassare resta in vigore fino al primo maggio, il Cts scompare ma i suoi compiti passeranno all’Iss, la struttura Commissariale di Figliuolo si scioglie ma viene sostituita da una Unità operativa guidata fino a dicembre dallo stesso Figliuolo. E poi le regole sulle mascherine restano invariate fino al 30 aprile mentre per entrare in discoteca, piscina, ristoranti, centri benessere, sale gioco e stadi continuerà a servire il super green pass. Insomma cambia qualcosa per non cambiare sostanzialmente nulla, con la spada di Damocle di quell’adattamento, evocato da Draghi, che sa molto di fregatura.

I virologi insistono

Da più parti è infatti già iniziato il martellamento quotidiano. I virologo predicano prudenza, con Walter Ricciardi che non molla l’osso. Chiede di “non abbassare la guardia negli spazi chiusi”, lancia l’allarme su “Omicron 2” che è “una variante contagiosissima”, chiede Ffp2 negli stadi col 100% di capienza e assicura: “Se allentiamo troppo corriamo il rischio di un’ondata importante tra giugno e luglio. A provocarla sarà Omicron 2”. In fondo i giornali, benché impegnati sul fronte ucraino, hanno già ripreso l’opera martellante di allarmismo: i numeri dei contagi crescono, c’è una nuova mutazione, forse dovremo di nuovo fare un’altra dose di vaccino, chissà se siamo protetti eccetera eccetera eccetera. Fine Covid, mai.

L’avvertimento di Draghi

In fondo è scritto chiaro e tondo nel decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Almeno fino al 31 dicembre il governo si tiene la possibilità di “adeguare all’evoluzione della pandemia” le “misure di contrasto” con lo scopo di preservare “la necessaria capacità operativa” di tutte le strutture nate durante l’emergenza. Sta tutto il quella frase di Draghi (“siamo pronti ad adattare tutto il nostro apparato in base alla curva, anche in senso espansivo se è il caso”), che sa molto di un avvertimento. Forse non in estate, quando il covid solitamente rallenta. Ma a settembre chissà: magari ci ritroveremo di nuovo in compagnia di super green pass ovunque e obblighi vaccinali a gogo. Anche perché se Draghi è davvero convinto che il lasciapassare sia il motivo per cui nel 2021 “l’economia italiana è cresciuta del 6,5%”, dimenticando che invece ha affossato il turismo, settore chiave del Pil italiano, allora possiamo davvero aspettarci di tutto.

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