Covid ed economia: Draghi non è più Super Mario

14.7k 30
generica_porro_1-1200

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

 Chi scrive non ha alcun pregiudizio verso Mario Draghi, anzi nella primavera del 2020 al tempo di Conte abbiamo pubblicato un articolo sul Sole24ore intitolato L’unica e inevitabile soluzione è Mario Draghi, in cui, come si evince dal titolo auspicavamo la sostituzione del disastroso governo “giallo-rosso” con un governo più ampio capitanato da Draghi.

In passato avevamo criticato Draghi quando in qualità di direttore del Tesoro aveva fatto sottoscrivere derivati sui tassi che sono costati allo Stato oltre 40 miliardi (in dieci anni) e solo all’Italia, perché gli altri paesi europei hanno evitato questo errore. E anche quando a Bankitalia e alla BCE predicava l’austerità e per imporla aveva fatto cadere il governo Berlusconi nel 2011 interrompendo gli acquisti di BTP.

Altro che Super Mario

Ma in politica le cose cambiano per cui vedendo la paralisi e caos del governo “giallo-rosso” e la crisi indotta dal panico della pandemia con il lockdown, pensavamo che Draghi potesse essere una soluzione. Anche perché negli articoli durante la crisi pandemica sul “Financial Times”, Draghi aveva parlato di spingere l’economia usando in particolare le banche e la leva del credito come “volano della politica pubblica”. Come si sa, il credito alle imprese è stato tagliato del 25% dal 2008 in Italia, unico caso nel mondo industriale. Draghi in quanto banchiere sembrava la persona in grado di capire questi meccanismi del credito che sono cruciali e in altri paesi vengono usati dai governi (vedi, ad esempio, la Francia).

Purtroppo, dobbiamo però ammettere che Draghi sta causando danni, in maniera diversa, ma paragonabili a quelli dei governi precedenti. L’Italia con il suo governo è il paese che ha imposto più restrizioni e discriminazioni inutili per l’emergenza epidemiologica, speso cifre pazzesche per tamponi e ricoveri (come vedremo), paralizzato molta attività della sanità “normale” e sta di nuovo andando in crisi.

Draghi si è potuto finora vantare di una crescita del PIL del 6% e ha le platee di Confindustria nonché i giornalisti in conferenza stampa che lo applaudono in piedi (sembra che in Corea del Nord quando esagerano ad applaudire in piedi Kim Yong dicano: “eh…  sembra di essere in Italia”). Il motivo del plauso però non è la gestione della pandemia, come ormai molti ammettono, ma appunto il Pil che risale.

La ragione essenziale però per cui il Pil dopo il crollo del 9% del 2020 è risalito del 6% nel 2021 semplicemente perché nel 2020 l’Italia ha fatto un deficit “primario” del 6% del PIL. Per chi non ci avesse mai pensato, lo stimolo offerto dal bilancio pubblico all’economia è dato non dal “deficit” che comprende anche interessi, ma dalla differenza tra spese e tasse che è appunto il “deficit primario”.

Per anni l’Italia ha pagato interessi su BTP, CCT e BOT pari anche tra l’8% e il 6% del Pil, per cui quando il deficit risultava intorno al 4% o 3% in realtà c’era sotto un avanzo primario del 4% o 3% del Pil. Il che vuole dire che lo Stato tassava sempre un 3% o 4% di più di quello che spendeva e toglieva soldi all’economia privata. Gli interessi che pagava andavano all’estero, a Bankitalia, alle banche e assicurazioni e solo in piccola parte tornavano alle famiglie.

Con il governo “giallo-rosso“e il lockdown la Bce ha consentito a Bankitalia di finanziare in pratica qualunque deficit e nel 2020 – come negli anni Settanta – il deficit primario è arrivato al 6%, il che vuole dire che lo Stato ha preso di tasse un 6% di meno del Pil di quello che ha speso. In soldi si tratta circa di cento miliardi.

Draghi è arrivato nel momento esatto in cui questa notevole massa di denaro è arrivata all’economia, che era depressa e l’ha risollevata. Come si vede però sempre da questa tabella del governo, Draghi riduce nel 2022 il deficit primario dal 6% (2020) al 2,7% e questi sono 3,3% punti di PIL in meno di spesa (le tasse sembra restino in complesso costanti). Per cui in realtà ora il governo Draghi riduce il supporto fiscale all’economia di oltre tre punti di PIl che sono circa 60 miliardi.

In più, intanto, però Draghi nel 2021 ha avuto anche gli effetti di una misura che alcuni pentastellati hanno fatto passare, il superbonus 110 che non è stato contabilizzato come nuovo debito pubblico e ha mosso quasi 30 miliardi nell’edilizia. Grazie a questo enorme deficit primario (molte meno tasse che spese) e al superbonus 110, Draghi è sembrato un salvatore dell’economia. Ma il merito principale sono gli enormi deficit pubblici fatti da tutti nel mondo (in USA addirittura il 20% del Pil!) e questo ovviamente nel 2021 ha spinto in su tutti, inclusa l’Italia. Inoltre, con l’arrivo della primavera e poi della stagione estiva il virus aveva meno effetti.

Natale 2021, le ricette non funzionano

Ora siamo però a fine dicembre, con un record di “contagi” e circa 130-140 morti “Covid” al giorno, senza contare che le statistiche europee indicano una mortalità eccessiva più alta (per tutte le cause) nel 2021 rispetto al 2020, come non ci stanchiamo da tempo di ripetere.

Ma, si dirà, Draghi sta migliorando le cose in termini di efficienza del sistema e meno sprechi? Spiace ora fare dei conti economici su quello che si spende intorno alla Covid-19, ma le cifre sono pazzesche e hanno anche effetti controproducenti. A fronte del fatto che viene di nuovo ristretta l’attività (e la libertà) delle persone, il costo totale di vaccini, tamponi e ricoveri dovuti alla Covid-19 può essere stimato sui 20 miliardi l’anno. Vediamo meglio.

Oltre ai vaccini per cui si comprano sempre più dosi da fare ormai ogni 5 mesi al massimo con anche eventualmente la 4 dose, ci sono ovviamente i 70 euro all’euro all’ora per le legioni di vaccinatori e alla fine parliamo di oltre 5 miliardi. L’Italia ha inoltre il record mondiale dopo UK e USA di tamponi totali effettuati per abitante e al costo medio finale sui 50 euro, 150 milioni di tamponi sono costati oltre 7 miliardi.

Ricoveri Covid, una spesa assurda

Ma la cosa più incredibile è che il governo riconosce all’ospedale una tariffa di 3,713 euro al giorno per i ricoveri “Covid”, quando per tutti gli altri tipi di ricoveri la tariffa varia tra 500 e 600 euro al giorno. Inoltre, per le terapie intensive, il governo riconosce 9,700 euro al giorno, contro una media che varia da 2 mila a 4 mila euro al massimo per i ricoveri in terapia intensiva “non Covid”. Questo è uno spreco di miliardi. Ci sono 10 mila ricoverati Covid e altri 1,000 circa in TI ora. Se si fa la differenza tra i ricoveri “Covid” e quelli per tutte le altre malattie (3mila euro al gg per gli ordinari e 7mila euro al gg per quelli in TI), ci si rende conto che  costano sul miliardo di euro “extra” al mese. Se si sommano queste cifre, ricoveri Covid e centinaia di milioni di vaccini e tamponi si può arrivare a costi nell’ordine di grandezza dei 15-20 miliardi.

Ma oltre al costo extra, nel caso dei ricoveri “Covid”, c’è anche l’incentivo perverso per gli ospedali a non curare a casa subito i pazienti Covid e preferire il ricovero, che però avviene solo quando il paziente peggiora. Dopo quasi due anni, infatti, si continua a non fare niente per una settimana lasciando il paziente senza cure, fino a quando peggiora e viene ricoverato. Anche se è ormai provato ovunque nel mondo che il paziente Covid va curato fin dal primo giorno, il governo incentiva a non farlo. Uno dei due autori di questo post lo può attestare per esperienza personale.

La politica di Draghi sul fronte della sanità è alla fine, come abbiamo documentato in modo esteso, anche in un libro, oltre che in questi articoli, peggiore di quella di Conte. Ora però il peso delle assurde misure di lockdown e restrizioni di Draghi sta di nuovo frenando l’attività, mentre nel mondo si riducono i deficit enormi del 2020, le Banche Centrali cominciano a ridurre o fermano gli acquisti di titoli pubblici (pure l’effetto del superbonus si riduce). Anche solo una leggera riduzione di queste politiche di stampa di denaro per finanziare i deficit sta facendo traballare i bonds e salire il dollaro e ha fermato le borse.

Banche ecredito, i numeri parlano chiaro

In più le banche in Italia hanno usato le garanzie del 90% dei crediti in sostanza per sostituire i crediti in essere con crediti garantiti dallo Stato e alla fine non hanno aumentato il credito. Se si guarda ad esempio il bilancio di Unicredit dal 2019 ad oggi l’aumento del credito è di 4 miliardi, a fronte di un aumento della raccolta di 78 miliardi (e ha aumentato il cash di 109 miliardi!).

Anche dal punto di vista delle banche quindi Draghi se si guardano i bilanci e i numeri del credito in realtà non ha fatto niente di diverso dai governi precedenti, cioè in pratica il credito è sempre fermo in Italia.

La manovra approvata riduce come abbiamo notato sopra il deficit primario (che stimola l’economia) dal 6 al 2,7% del Pil, mentre lo spread e i tassi di interessi cominciano a muoversi in su nell’aspettativa che l’inflazione costringerà le Banche Centrali a smettere di finanziare deficit.

Il bilancio sociale, economico e umano (sul fronte lockdown e vaccinazione di massa) di Draghi è negativo. Sull’economia non lo si nota ancora perché appunto la valanga di liquidità delle Banche Centrali e dei mega deficit, specie quelli americani, sta recedendo solo ora. Ma quando questa ondata di “soldi facili” se ne andrà, si rimarrà con un paese ed una economia indeboliti da un Draghi che non ha saputo essere all’altezza della situazione.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version