Covid, i guariti sono protetti ma il governo li vuole bi-vaccinati

I guariti sono arrivati a 10 quota milioni. Un sesto degli italiani. Ma dovranno vaccinarsi

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Sono dati dell’Iss: da inizio pandemia, in Italia, i guariti hanno raggiunto quota 10 milioni. Un sesto della popolazione ha contratto il Covid e l’ha sconfitto. Ma la notizia non ha un interesse solo scientifico: anche in questo caso, il virus è anzitutto oggetto di determinazioni politiche. Il governo ha a lungo sottovalutato la categoria dei guariti, non tanto ai fini di una limitazione della circolazione virale (benché le reinfezioni siano solo una minima frazione dei contagi totali), quanto come ulteriore barriera di protezione degli ospedali da un sovraffollamento di pazienti gravemente malati.

Guariti e protetti

Numerosi studi testimoniano che l’immunità naturale è duratura e stabile; con ogni probabilità, lo è in misura maggiore rispetto a quella offerta dalle vaccinazioni. Secondo una ricerca del mese scorso, l’infezione pregressa proteggeva dal 90% da forme sintomatiche derivanti dalle varianti Alfa, Beta e Delta e al 60% da quelle causate da Omicron (già di per sé meno aggressiva). La protezione dalle forme gravi, stando ai 26 scienziati che hanno contribuito alle rilevazioni, è pressoché totale in tutti i casi. Un altro studio, risalente ad agosto, indicava che l’immunità naturale “conferisce una protezione più durevole e forte contro l’infezione, la malattia sintomatica e il ricovero”. Le osservazioni si riferivano al ceppo Delta, allora dominante, ma almeno per quanto riguarda le manifestazioni clinicamente più serie del Covid, possono essere estese a Omicron, che, appunto, è già a prescindere una variante più blanda.

Come funzionano gli anticorpi dei guariti

Il motivo per cui l’immunità che si acquisisce in seguito al contagio è “superiore”, presumibilmente, dipende dal fatto che gli anticorpi prodotti dall’organismo, a differenza di quelli stimolati dal vaccino a mRna, colpiscono più aree del virus e non la sola proteina Spike. Dunque, anche in caso di mutazioni su Spike (Omicron ne ha diverse decine), essi saranno comunque capaci di combattere efficacemente il Sars-Cov-2. Senza contare, ovviamente, che persino dopo l’inevitabile declino del titolo anticorpale (invero più rapido con le vaccinazioni), l’organismo conserva ugualmente un’immunità di memoria, cioè la capacità di riconoscere, in caso di riesposizione, il patogeno e di debellarlo. Peraltro, proprio ieri, Quotidiano sanità, certo non sospetto di simpatie negazioniste, ha diffuso i risultati di uno studio cinese, secondo il quale gli anticorpi neutralizzanti possono rimanere in circolo fino a 16 mesi dopo l’infezione.

L’approccio fanatico al vaccino

Solo pochi giorni fa, il governo ha compiuto un primo passo nella giusta direzione, equiparando le persone che hanno ricevuto tre dosi a quelle cui ne sono state somministrate due e che, in seguito, si sono ammalate e sono guarite. Per costoro, la certificazione verde non avrà scadenza; ciò significa che i “bivaccinati” guariti non avranno bisogno di un ulteriore booster. Non vale lo stesso per chi è solo guarito o per chi si è ammalato mesi fa e, trascorsi magari 180 giorni, si è sottoposto a una prima iniezione: costoro, se vogliono mantenere il super green pass (necessario per svolgere praticamente qualsiasi attività ordinaria), a un certo punto dovranno di nuovo farsi inoculare il vaccino. Un’assurdità incomprensibile sul piano scientifico, spiegabile solo con l’approccio fanatico alla campagna di vaccinazione che ha adottato il nostro esecutivo. Una decisione politica, appunto, sebbene avallata dai tecnici.

È invece opportuno che tutti i guariti, anche quelli che non hanno avuto la “fortuna” di positivizzarsi dopo i primi due shot, siano considerati ormai schermati dal Covid. D’altro canto, 1) neppure le iniezioni sono in grado di proteggere il soggetto dal contagio; 2) il guarito gode di uno scudo efficientissimo contro le forme gravi della malattia. È questo l’unico obiettivo su cui concentrarsi, in vista di una fase nuova, di convivenza ragionevole con il virus. Se ci chiedete: il green pass andrebbe abolito? La risposta è sì, nel migliore dei mondi possibili. Ma questo è il mondo di Roberto Speranza: e allora, tanto vale battersi perché almeno non si imbottiscano di stimolazioni immunitarie, dietro il ricatto del lasciapassare, che purtroppo dovremo tenerci ancora a lungo, persone che non ne hanno un autentico bisogno.

Seguiamo la vera scienza: liberiamo i guariti.

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