Covid, il presidente dell’Aifa: “Virus nato nel laboratorio di Wuahn? È quasi certo”

Il professor Giorgio Palù rilancia: possibile la fuga dal laboratorio (per errore). Ma le ipotesi in campo restano due

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I tempi cambiano. E così anche la gerarchia delle notizie. Quella che solo dieci giorni fa avrebbe forse occupato le prime pagine di tutti i giornali oggi viene relegata dopo l’intero sfoglio sulla guerra in Ucraina. Giustamente, forse. Resta il fatto che la rivelazione sull’origine del coronavirus fatta da Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, è di quelle che meritano un poco di attenzione.

“Lo spillover con salto di specie animale-uomo potrebbe essere stato compiuto per cause accidentali da un virus del pipistrello sperimentalmente adattato a crescere in vitro”, racconta Palù al Corriere. Il professore è tra i sostenitori di questa ipotesi, prima bollata come fake news (al governo Usa c’era Trump) e poi improvvisamente diventata valida al tempo di Biden. “Il ceppo prototipo di Wuhan – spiega Palù – quello che ha cominciato a manifestarsi in Cina con forme gravi di polmonite, e tutte le varianti che ne sono derivate, anche quelle considerate non interessanti nella classificazione internazionale, presentano una caratteristica affatto peculiare. Nel gene che produce la proteina Spike (quella che il virus utilizza per agganciare la cellula da infettare) appare inserita una sequenza di 19 lettere appartenente a un gene umano e assente da tutti i genomi dei virus umani, animali, batterici, vegetali sinora sequenziati. La probabilità che si tratti di un evento casuale è pari a circa una su un trilione. Una sequenza essenziale perché conferisce al virus la capacità di fondersi con le cellule umane e di determinare la malattia”.

In sostanza, sarebbe possibile “ipotizzare” che la “manipolazione” del virus in laboratorio abbia portato al disastro di dimensioni globali. Palù esclude la volontarietà. O il desiderio della Cina di infettare il mondo. Ma “non sarebbe la prima volta che un virus scappi per sbaglio da un laboratorio ad alta sicurezza”. Gli scienziati cinesi nel cercare di “prevenire” uno spillover avrebbero finito col provocarlo: “Non è una novità che il laboratorio di Wuhan da oltre una decade si dedichi tra l’altro alla coltura di virus di pipistrelli”, fa notare il professore.

Attenzione: non c’è nulla di dimostrato al 100%. L’ipotesi del salto naturale resta ancora in campo, ma “manca la prova regina” e poi “non si è ancora trovato l’ospite intermedio”. Per validare una delle due ipotesi, spillover naturale o da laboratorio, servirebbe la cooperazione cinese. Che però per il momento latita. “Identificando un eventuale ospite intermedio – dice Palù al Corriere – sarebbe possibile risalire all’iniziale sorgente del contagio e bloccare la trasmissione epidemica, come è avvenuto per altri virus provenienti dal mondo animale”.

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