Crisanti vuole geolocalizzarci. Zangrillo lo smonta

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Arrivati a questo punto non rimane che metterci l’anima in pace. Pensavamo che con il calo della curva dei contagi, con la diminuzione dei ricoveri e del numero dei morti Covid, avremmo finalmente archiviato la stagione delle sirene chiusuriste che da oltre un anno tormentano le nostre vite. C’era addirittura chi azzardava un’estate vissuta finalmente in piena libertà. E invece niente, è chiedere troppo. Nemmeno il successo della campagna vaccinale sta servendo a liberarci dei virologi allarmisti.

Il microbiologo Andrea Crisanti non solo persevera ma addirittura rincara proponendo la geolocalizzazione degli italiani. Il televirologo vorrebbe che ognuno di noi fosse tracciato all’ingresso di un luogo pubblico: dal cinema, al ristorante, fino al bar. Il totale fallimento dell’app Immuni pare non essere servito come lezione, anzi. Doveva arrivare prima o poi una nuova trovata col solito “fine nobile“ di provvedere al nostro bene, per continuare a tenere sotto controllo il virus.

Certo, come se già non bastassero tutti gli obblighi e i controlli che questo regime sanitario ci ha imposto e di cui ormai sembriamo assuefatti. “Si tratta di un compromesso – ha sottolineato Crisanti – che non mi pare una grande deroga al diritto di privacy“. Figuriamoci se la privacy possa avere ancora un senso nella vita di un individuo. Cosa volete che sia controllare e tracciare la nostra presenza nei luoghi pubblici dopo che siamo stati sottoposti alla qualunque: dal coprifuoco, all’autocertificazione per gli spostamenti, dal controllo del numero degli ospiti nelle nostre abitazioni private, al numero di visite consentito fino al divieto di raggiungere le seconde case. In effetti, cosa volete che sia essere tracciati pure nei posti che frequentiamo.

Per fortuna che c’è qualcuno tra gli esperti che dimostra di avere ancora un po’ di sale in zucca. È il caso del professor Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano che ha subito bocciato la proposta senza mezzi termini: “È qualcosa di indegno e indecoroso per un paese civile”. Per poi aggiungere sulla mascherina: “All’aperto? Alberto Zangrillo vi dice che non ha alcun senso. Negli ultimi giorni mi è capitato di scuotere la testa quando ho incontrato persone che in un bosco, avvicinandomi, mettevano terrorizzate la mascherina. Senza informazione corretta saremo un popolo di beoti che segue chi la spara più grossa”.

Chissà per quanto tempo ancora questo popolo dovrà sorbirsi le perversioni moralistiche e dirigiste dei suoi presunti esperti. Fine pena mai.

Marco Baronti, 9 giugno 2021

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