Crisi Ucraina, ecco come la pensa la Cina

Dietro l’attacco della Russia si nasconde lo spettro di Pechino, che sta giocando una partita parallela

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La Cina, sempre tirata per la giacchetta in questa escalation militare russa in Ucraina, da che parte sta? E quanto il Cremlino può contare sulla “solidarietà”, unita a una forte dose di realpolitik, di Pechino? Sfogliando il popolare “China Daily” di questa settimana (25 febbraio-3 marzo), siamo incappati in un articolo interessante, anche se non parte dalla prima pagina. Ma che, sin dal titolo, non può lasciare indifferenti: “Ukraine mere pretext for Us”. Tradotto, gli Stati Uniti stanno utilizzando l’Ucraina come “pretesto” e Washington – si legge nell’occhiello – sta usando “false argomentazioni” per estendere il suo controllo e la sua influenza sulla Nato e l’Europa.

La Nato per controllare l’Europa

L’articolo, firmato dall’analista politico ed editorialista del “Manila Standard” Rod P. Kapunan, non va per il sottile nella sua lettura del comportamento della superpotenza Usa. Virgolettata, spicca un’altra affermazione: “Mantenere la Nato è un efficace trucco per gli Stati Uniti per avere una forte presa sull’Europa occidentale”. L’incipit dell’autore non teme di irridere anche l’Europa per quella che giudica la sua docile vocazione alla sottomissione ai diktat della Casa Bianca: “Il più grande evento geopolitico di cui oggi il mondo è testimone è lo spettacolo degli antichi colonizzatori ora praticamente ridotti a “colonie” degli Stati Uniti, dato che Washington persegue il suo interesse di completare il dominio dell’Europa e possibilmente anche dell’Eurasia. Nonostante il visibile declino dell’impero Usa, Washington continua ad esercitare il suo potere e la sua influenza sull’Europa e può solo ringraziare la Nato per darle una ragionevole giustificazione per rimanere nel continente”.

L’asse Mosca-Pechino

Da questo approccio, per noi certo politicamente scorretto, Kapunan passa a spiegare la conflittualità tra gli Usa di Biden e la Russia di Putin. Mentre al cadere dell’Unione Sovietica, Mosca ha optato “per lo smantellamento del Patto di Varsavia, sfortunatamente questa decisione non è stata reciproca per gli Usa. Questo spiega la verità sul fatto che gli Stati Uniti e la Nato avessero un’agenda, dietro le loro differenze ideologiche, per giustificare quello che molti sospettano essere la colonizzazione dell’Europa da parte dell’America”. Per il giornalista, sono molteplici i legami tra Russia e Cina, entrambi “concentrate sul libero scambio e sull’eradicazione dei dazi come modo di promuovere la prosperità globale. Nonostante gli sforzi dell’Occidente di riportare indietro il corso della storia, le economie di Russia e Cina sono più che raddoppiate. L’economia cinese ha fatto enormi progressi. Non solo ha raggiunto un alto livello di industrializzazione, ma ha cancellato condizioni di povertà estrema in un continente con una popolazione di 1,4 miliardi”.

Prendendo con sano scetticismo l’idea che il progresso della Cina abbia azzerato lo sfruttamento dei suoi lavoratori, è interessante capire cosa accomuna il Paese del Dragone al Cremlino: “I due fieri sostenitori del socialismo si sono rivelati più abili nell’abbracciare gli strumenti del capitalismo economico rispetto a quanti sostengono di praticare la libera impresa. Oggi l’economia americana è profondamente impantanata nel debito, dovendo restituire circa 1,2 trilioni di dollari alla Cina. Nonostante questo, gli Stati Uniti hanno l’impudenza di chiedere che la Germania cancelli il suo gasdotto Nord Stream 2 da 11 miliardi di dollari, a causa delle deteriorate relazioni con la Russia sull’Ucraina, ma non dicono chi pagherà il prezzo se gli Stati Uniti porteranno a termine la minaccia di “sanzionare severamente” la Russia. Questo nonostante l’intera Europa occidentale sarà chiamata ad affrontare un’acuta crisi energetica dovuta alla politica Usa”.

Se l’opinione del giornalista “non necessariamente rispecchia quella del quotidiano”, come è riportato alla fine di ogni pezzo pubblicato, è anche vero che accanto a questo articolo non se ne riscontra uno di segno opposto, come in genere accade quando un quotidiano voglia mantenersi equidistante tra le parti in causa. Specie su un tema così delicato, legato a un conflitto potenzialmente devastante per il mondo intero.

L’Europa vista come suddita

Così la critica di Kapunan si può leggere, maliziosamente, come un messaggio non solo rivolto a Washington, ma indirettamente anche a Bruxelles. A cui questo inciso arriva come un pugno (seppur col guanto) in pieno volto: “Mantenere la Nato è diventato un trucco efficace per controllare saldamente l’Europa. Come potenza dominante, gli Usa sono in grado di operare liberamente nell’Unione europea, usando la leva dell’alleanza per esigere vantaggi economici nelle sue relazioni commerciali col vecchio continente. L’Europa è diventata la discarica dei costosi e sofisticati armamenti americani, mentre Washington chiede anche una contribuzione ai membri della Nato che è l’equivalente del 2% del loro Pil”. Da questo breve passaggio, si può intuire come sia caduta in basso la considerazione della Comunità europea agli occhi del gigante asiatico. O, almeno, della sua stampa.

Ma cosa rende così stretta, a parte i comuni interessi geopolitici, l’alleanza russo-cinese? “La richiesta della Russia alla Nato di fermare la sua avanzata all’Est genera consenso in Cina. Questo perché Beijing può vedere che alla base della richiesta di Mosca c’è la pacifica liberazione economica dell’Europa. Attualmente gli Usa stanno ingiustamente vessando la Russia, adescando nazioni che erano precedenti repubbliche sovietiche per entrare nella Nato. Una mossa che la Russia coglie chiaramente come un’immediata minaccia alla sua sicurezza. L’avanzata ad est della Nato verso il confine russo mina le basi della denuncia americana secondo cui la Russia si preparava a invadere l’Ucraina. Nessun Paese può essere accusato di proteggere i suoi confini per sventare un’intrusione. Questo fu lo stesso argomento dietro la richiesta americana di rimuovere la base navale sovietica da Cuba nel 1962”.

E con questo parallelismo storico, si chiude l’analisi. Che non può che riportare al presente: “L’avvento dei missili ipersonici significa che questi possono colpire Mosca in un arco tra 5 e 7 minuti, da qui l’ansia espressa dal presidente russo Vladimir Putin. Le basi Nato in Polonia, Lituania e Romania rappresentano un chiaro e attuale pericolo per la Russia”.

Insomma, se per il presidente americano Joe Biden e per i capi di Stato europei il presidente della Federazione Russa è ridotto alla definizione di “killer” o di un povero pazzo uscito di senno, per il resto del mondo, meno Natocentrico, lo “zar” Putin rappresenta un leader “più realista del re”. Anzi, dell’imperatore Usa. E, per la stampa asiatica, persino un salvatore dell’indipendenza europea. Persa, dal Vecchio Continente, lungo la strada in cui ha smarrito la sua – un tempo riconosciuta –  primazia.

Beatrice Nencha, 3 marzo 2022

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