Politica

Difendono gli ecoteppisti anziché le opere d’arte

Il governo Meloni approva un disegno di legge che inasprisce le pene per chi danneggia opere d’arte e beni paesaggistici: non servirà a nulla

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Attivisti o terroristi, quelli che hanno sverniciato Palazzo Vecchio provocando l’irruenza social del sindaco Nardella hanno richiesto 5 tonnellate d’acqua per il lavaggio. Non pervenuti invece i danni alla Barcaccia di piazza di Spagna: questi attivisti o terroristi parlano di atti simbolici, incruenti ma di inoffensivo c’è niente specie se aggrediscono le opere d’arte. Comunque il governo ci prova a metterci una pezza: ci prova all’italiana, con le “leggi più dure” che parlano di multe da 20 a 60mila euro oltre a varie sanzioni amministrative e fatti salvi i profili penali per cui si dovrebbe finire in galera da sei mesi a tre anni. Quello delle leggi più severe è un leit motiv dell’impotenza nazionale, più qualcosa non va e più si invocano, e magari si varano, leggi draconiane che nessuno fa rispettare a partire dagli avvisi del patetismo etico: “è severamente vietato” affacciarsi o gettare oggetti dal finestrino, in Italia il divieto puro e semplice non basta, deve essere anche severo, deve intimidire. Ma non intimidisce nessuno. Davanti alla falcidie di morti stradali, morti stupidi per incidenti evitabilissimi, il capo del Governo Renzi inaugura il reato di omicidio stradale alla presenza di bambini festanti, una scena tra lo Zecchino d’Oro e una dittatura sudamericana. Dopo un anno il numero di incidenti letali era cresciuto e il capo della polizia diceva: la legge è inutile.

Inutile per dire che nessuno la applicava: un regime lo puoi imporre con la persuasione o con la forza, con la propaganda morbida e l’appoggio degli intellettuali parassitari o con quello della magistratura: l’esecutivo di Giorgia Meloni non ha dalla sua nessuno dei due a cominciare dalla magistratura che resta controllata dalla sinistra e che percepisce il nuovo potere come avventizio da limitare in attesa di farlo fuori. Quanto all’indottrinamento, le voci sono pochissime anche contando gli opportunisti, i voltagabbana che non mancavano sotto i governi Conte e Draghi cui è riuscito il regime concentrazionario proprio perché sapevano di poter contare sul consenso indotto dalla macchina propagandistica e sulla blindatura giudiziaria.

Anche sul clima assistiamo al rovesciamento della legalità: ad essere tutelati, garantiti non sono individui e capolavori ma chi li ingiuria e li minaccia: “Ah, vogliono punire quattro eroici ragazzi e investono milioni nelle energie non rinnovabili”. E ci senti il gracchiare delle cornacchie prezzolate e stupide. Ma è un coro destinato a crescere per la semplice ragione che a sinistra della decenza e del patrimonio pubblico e artistico non importa a nessuno, con buona pace degli sprint di Nardella, mentre quello che importa davvero è destabilizzare la “ducetta”. Gli ecobalordi sono roba loro, fantocci da centro sociale, anarcoidi, lunatici, militanti foraggiati, e non lo nascondono, dalla feccia miliardaria che vuol cambiare il mondo: i Soros, i Getty, i Gates, la solita cricca degli uteri in vendita, degli aborti di sistema, delle transizioni sessuali e energetiche che sono puro annichilimento. Nella connivenza dell’informazione di servizio che rende conto alla politica irresponsabile di stampo europeista. Non per niente si vantano: “È solo l’inizio, ci ispiriamo alle Brigate Rosse e abbiamo ottimi avvocati”. Infatti non rischiano niente, le denunce sono pletoriche, fanno curriculum e le “leggi più severe” non li preoccupano perché sanno che finirà come col codice degli sbarchi varato a gennaio: Ong strafottenti e sbarchi in esplosione al punto che il governo deve decretare lo stato di emergenza che di fatto è la bandiera bianca, la conferma che il risiko delle Ong è più forte.

L’inflazione qualitativa e quantitativa, ossia burocratica, del corpus normativo non serve, è controproducente, basterebbe fare osservare le leggi che già esistono, non poche e sufficientemente pesanti. Ma non lo governi un paese senza la magistratura che ti obbedisce o almeno ti asseconda e se è la magistratura a comandare, è la fine. Non che il potere giudiziario debba essere subalterno, ma l’eterna piaga italiana lo vede preminente e autoritario, ora in forma morbida ora spregiudicata e brutale. Il potere dei giudici sa stare al mondo, sa come gestirsi in riferimento agli altri poteri: non c’è storicamente un potente, di qualsiasi potere, di qualsiasi carica, che risulti condannato dalla magistratura italiana sia esso politico, luminare, tecnico d’alto bordo, industriale, barone. Fatta salva la parentesi di Mani Pulite che però fu chirurgica e strategica.

Altrimenti, il solito balletto: la magistratura inquirente apre fascicoli, ordina perizie, istruisce processi infiniti e la magistratura giudicante manda tutti assolti. Poi si potrà dire, statistiche alla mano, che le galere sono piene di disperati, di stracci, ma anche qui con le dovute sfumature: un criminale importato può aggredire, stuprare, rapinare in serie e subito viene liberato, nel tripudio dei garantisti dei miei coglioni, i mammasantissima delle Ong che, piaccia o non piaccia, lavorano con gli scafisti sono intoccabili, una ereditiera tedesca può speronare una corvetta della Finanza rischiando o cercando la strage e non solo la assolvono ma è lei a mandare nei guai il ministro dell’Interno, querelandolo; e il processo a quest’ultimo va molto più per le lunghe, come monito, come ricatto. E dovrebbero preoccuparsi i cialtroni del clima? Ma se ammettono: siamo drogati di visibilità, paralizziamo il traffico, organizziamo provocazioni purché si parli di noi. In Germania può succedere che un’autoambulanza resti bloccata nelle sceneggiate di questi pagliacci e una paziente muoia, ma nessuno si azzarda a chiederne conto, agli “attivisti” non si contesta l’omicidio più o meno colposo. E in Italia c’è una larghissima area di consenso orchestrata dai media foraggiati dagli stessi che manovrano questi pupazzi nell’alone del terrorismo. Certo, sono impuniti e i loro sponsor pesano, ma, alla fine, è il disprezzo sociale che manca e che basterebbe, da solo, a metterli fuori gioco.

Che la segretaria del Pd illegalista li difenda non stupisce: sta mandando un segnale chiaro. Che il partito ci vada sulle uova, è comprensibile; che i media insistano nel ricoprirli di melassa è più osceno e più gravido di conseguenze anche perché tutto tranne che innocente: serve a coltivare il terreno, a disinnescare le mine della legislazione emergenziale per chi aggredisce lo splendore artistico occidentale. Quanto agli atti vandalici sui beni di consumo, automobili, case, vengono perdonati d’istinto da una magistratura sempre critica verso la proprietà privata altrui.

C’è da giurare che, leggi o non leggi “più dure”, insisteranno: oltre all’impunità sanno di poter contare su un malinteso senso di tolleranza: certe facce fanno di tutto per andarti sui coglioni e ci riescono, ma, misteriosamente, nessuno li tocca. Ne deriva una constatazione deprimente: impegnarsi serve a niente, la fatica figlia dell’impegno non porta da nessuna parte, il biblico duro lavoro gradito al Dio degli uomini di buona volontà è una favola da catechismo: meglio l’idiozia, l’inettitudine non scevra da arroganza con cui vendersi ai signori del Pandemonio, i demoni del suicidio occidentale. Auguri al governo Meloni e alle sue leggi draconiane, in ogni modo, e auguri anche a noi, che ne abbiamo sempre più bisogno.

Max Del Papa, 12 aprile 2023

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