Dovremmo pure ringraziare Conte e Di Maio?

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Immaginate di essere stati carcerati ingiustamente, accusati di un delitto che non avete commesso. Immaginate che in altri paesi simili per lo stesso reato non sia previsto il carcere, o se si, esso sia assai blando, comunque sopportabile. Mentre invece a voi ne è rifilato uno durissimo, nel più terribile dei penitenziari che persino il nostro maestro, Johnny Cash, si sarebbe rifiutato di cantarvi mai, massima sicurezza, impossibilità di ricevere visite, vietata persino l’ora d’aria.

Immaginate che tutti, o quasi, vi dicano che è una pena per il vostro bene, anzi la vostra salute, e che se provate a reclamare la vostra innocenza o di essere finiti in un carcere turco, tutti vi accusano di essere un “negazionista”. A un certo punto, il direttore del penitenziario, su qualche pressione, decide di introdurre non la ora d’aria ma cinque minuti in cui vi è consentito di uscire nel cortile a vedere luce che non sia artificiale.

Italiani incarcerati

Questi prigionieri saremo tutti noi italiani dopo il 21 dicembre – tranne forse i membri della varia nomenclatura a cui sarà consentito di scorrazzare in pace. E il direttore del carcere è Conte, che ora, magnanimamente, pare introdurre la possibilità di spostamenti tra Comuni, della stessa provincia sia suppone, per i giorni di Natale e di Santo Stefano. Gli fa eco Luigi Di Maio: “Permettiamo ai cittadini”, dice, ma intende sudditi, “di spostarsi tra i piccoli Comuni”. Ma che bontà? Che sensibilità? E magari si aspettano pure che li ringraziamo. E per cosa? Per avere, unico tra i paesi cristiani, di fatto abolito il Natale? In nessun altro Paese sono state introdotte misure cosi draconiane per le, diciamo cosi, festività, forse solo il Belgio; ma nessuno, visto la percentuale di popolazione islamica, l’eutanasia per i bambini e la sede della Ue, potrebbe seriamente definire oggi il Belgio un paese cristiano.

In tutti gli altri, misure di contenimento si, ma con giudizio e buon senso. Solo in Francia, altra nazione che pende pericolosamente verso il post-cristianesimo, Macron voleva introdurre il blocco tra regioni, ma è stato stoppato dalla opinione pubblica (lui che pure diversamente da Conte, è stato eletto da una maggioranza relativa di francesi) al grido di “non facciamo la fine degli italiani”.

O pensiamo a civiltà che hanno il gusto della libertà come gli Stati Uniti. Ieri sul Wall Street Journal Alberto Mingardi cercava di spiegare agli americani, che denunciano un Natale “congelato” che congelato, secondo i nostri parametri, non è affatto, quanto abbiano poco da lamentarsi rispetto agli italiani. Sfortunati per essere cresciuti nel paese occidentale in cui più si è diffusa – anche nella stessa chiesa cattolica – la mentalità comunista. E per essere quello più permeabile al partito cinese, anche grazie al Vaticano amico del compagno Xi. Neanche i più pessimisti pensavano che avrebbero osato cancellare il Natale. Lo hanno fatto. Quale sarà il prossimo passo?

Marco Gervasoni, 11 dicembre 2020

 

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