Politiche green

E pure oggi il ghiaccio si scioglie domani: rimandata la “catastrofe” all’Artico

Un altro colpo basso alla narrazione climatista: posticipata la prima estate senza ghiacciai nell’Artico

Politiche green

Non è una novità: si tratta dell’ennesimo smacco alla politica climatista, green, tanto per intenderci quella portata avanti dai giovani membri di Ultima Generazione, secondo cui il collasso della Terra è ormai imminente da qui ai prossimi anni. Insomma, la falsa riga è quella dell’ormai celeberrimo tweet – diventato virale in questi ultimi mesi – di Greta Thunberg, quando nel giugno 2018 affermava che, nell’arco del successivo quinquennio, il cambiamento climatico avrebbe “spazzato via l’intera umanità”. Manca un mese a quel fatidico giugno 2023 ed eccoci ancora qui. Una sola cosa è cambiata: Greta ha cancellato il tweet. Troppo tardi però per non poter circolare in rete.

Ora, è arrivata un’altra notizia nera per i talebani dell’emergenza climatica: le simulazioni condotte dagli esperti dell’Università della California a Santa Cruz e della Columbia University negli Stati Uniti, insieme ai colleghi dell’Università di Exeter nel Regno Unito, hanno dimostrato che la temuta prima estate senza ghiacci nell’Artico, inizialmente prevista per la metà di questo secolo, è stata posticipata per almeno una decina di anni.

Per approfondire:

Un risultato attribuito al Protocollo di Montreal, stilato nel 1987, per preservare lo strato di ozono e che ha contribuito anche a rallentare il riscaldamento globale. Nonostante tutto, la domanda sorge spontanea: come può un accordo di poco più di 30 anni fa incidere in modo così rilevante su un pianeta da 4 miliardi e mezzo di anni? La risposta è ancora un mistero, ma come nell’Illuminismo, dove al centro si trovava sempre e comunque l’uomo, il merito – anche nel ventunesimo secolo – rimane sempre suo.

Stesso discorso per il fatidico buco dell’ozono. Dopo una sua preoccupante estensione, che per decenni ha portato i climatisti a lanciare “l’allarme morte”, è stato un rapporto delle Nazioni Unite di questo gennaio a sbugiardare la narrazione ansiogena: entro il 2040, il buco dell’ozono sarà completamente chiuso, con l’eliminazione di quasi il 99% delle sostanze responsabili dell’assottigliarsi dello strato di ozono. I militanti green ne avevano lanciato un allarme dopo una sua riapertura nel 2020. Eppure, alla fine di dicembre dello stesso anno, il buco antartico da record si era richiuso, riportando al mittente tutti gli scenari apocalittici da fine del mondo in stile Maya. Il dopo lo conosciamo già: il silenzio. Il silenzio assordante degli allarmisti, che verrà frantumato solo alla prossima notizia di un (inesistente) collasso della Terra.

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