Le manovre dell'ex banchiere

È tornato Mario Draghi

L’ex primo ministro non sembra destinato alla pensione: il suo ultimo discorso è politica (europea) allo stato puro

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Mario Draghi

Quale sarà il suo futuro? La collaborazione con la Commissione di Ursula von der Leyen per l’analisi sulla competitiva dell’Ue come ultimo impegno europeo? Nel corso degli ultimi mesi si sono moltiplicate le voci sul destino di Mario Draghi,  ex governatore di Bankitalia, ex presidente della Bce e reduce dall’esperienza da primo ministro. Ma anche dalla delusione più cocente, la mancata elezione a presidente della Repubblica. Un desiderio enorme, quello del Quirinale, sfumato per qualche veto da destra a sinistra. Ma il 76enne non è destinato alla pensione, anzi…

Protagonista alla presentazione dell’ultimo libro di Aldo Cazzullo, Draghi ha indirettamente confermato le voci degli ultimi mesi: il ritorno sembra dietro l’angolo. Un intervento a tinte europeiste, politica allo stato puro. Dribbling straordinari sui temi di politica interna – dall’immigrazione al patriarcato – ma tanta Ue. Il futuro di Bruxelles come stella polare: “L’Europa sta vivendo un momento critico e speriamo che ci tengano uniti quei valori fondanti che ci hanno messo insieme […] Il modello di crescita si è dissolto e bisogna reinventarsi un modo di crescere ma per fare questo occorre diventare Stato. Il mercato europeo è troppo piccolo, ed è in realtà costituito da tanti mercati separati. Per questo motivo quando nasce un’impresa e cresce, preferisce poi magari spostarsi negli Stati Uniti. Noi abbiamo fatto un errore colossale alla fine degli anni ’90, deliberando l’allargamento senza aver modificato le regole per le decisioni che dobbiamo prendere. Abbiamo mantenuto le stesse regole di quando i Paesi erano dodici”, le sue parole riportate da Repubblica.

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La necessità di una politica estera – a partire dal dossier Medio Oriente – ma anche i temi economici, Draghi non sembra destinato a pomeriggi con i nipotini oppure a lunghe passeggiate all’aria fresca. Una cosa è certa: l’ex premier non si autocandiderà a nulla. Ma ogni sua scelta è calcolata, in linea con il profilo perfezionista. Le sue mosse non sono casuali e un segnale forte è arrivato in estate, con il viaggio negli Stati Uniti e le sue esternazioni incentrate pressoché esclusivamente sul futuro dell’Europa. Un esempio su tutti, il sogno degli Stati Uniti d’Europa.

Ma quale sarebbe la poltrona ideale per Draghi? Dopo il presunto no alla guida della Nato arrivato in primavera, l’ex presidente della Bce è stato accostato al dopo von der Leyen per la guida della Commissione europea. Ma l’ipotesi più rovente è quella della presidenza del Consiglio europeo: Draghi è considerato da molti come erede ideale di Charles Michel. Il primo a pensarlo è Emmanuel Macron.

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