PNRR: qual è la situazione attuale a un anno dall’implementazione del piano?

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I PROGETTI APPROVATI FINO AD OGGI

I progetti approvati dall’inizio del piano fino ad oggi sono molti e disparati e molti di questi prevedono la digitalizzazione di settori non sempre necessariamente collegati fra loro. Ciò che però accomuna veramente tutti i progetti sono i parametri che la UE ha stabilito di voler raggiungere con il Next Generation EU e tra questi troviamo una maggiore inclusione sociale, una maggiore sostenibilità dei progetti e una maggiore resilienza delle imprese alle future sfide e opportunità della transazione ecologica e digitale, soprattutto a seguito della Pandemia.

Il servizio del programma “Quarta Repubblica” riporta alcuni dei progetti che a detta di alcuni sono stati uno spreco di fondi. Tra questi ci sarebbero la pista ciclabile di Volla, in provincia di Napoli, che prenderà circa 999 mila euro e la costruzione di un gattile in Umbria.

Affiancati a questi, ci sono progetti che invece potrebbero risultare più utili nel lungo periodo e più innovativi, a sostegno dell’economia italiana da un punto di vista più pratico. Il bando proof of Concept ne è un esempio. Il ministero delle imprese e del made in Italy ha infatti lanciato Il bando per finanziare attività di valorizzazione dei brevetti. In particolare l’obiettivo ultimo è quello di utilizzare le risorse del PNRR per innalzare il livello di maturità delle invenzioni brevettate e per incrementare il livello tecnologico e di innovazione così da velocizzare lo sviluppo delle imprese private soprattutto. Il bando ha approvato 27 progetti su un totale di 37 e sono coinvolte 33 università, 3 enti pubblici di ricerca e 7 IRCSS (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico), 13 dei quali nel settentrione, 13 nel centro Italia e 17 nel mezzogiorno. I progetti selezionati assorbiranno per intero gli 8,5 milioni di risorse fornite a cui si andranno aggiungere altre risorse del PNRR e 2 milioni di risorse nazionali, per un totale di 10,8 milioni.

Nonostante l’Italia abbia già iniziato a vagliare e selezionare progetti, al momento dobbiamo superare ancora 27 obiettivi entro il 30 giugno 2023 per incassare 16 miliardi e secondo le parole del giornalista De Bortoli: “La realtà è che nessuno sa esattamente a che punto siamo come nel 1950 con il Piano Marshall, i principali problemi riguardano progetti nelle aree del sud per le quali è destinato il 40% dei sussidi e dei prestiti […]”. Sempre a detta di De Bortoli potrebbe essere più efficiente quindi istituire una struttura commissariale ad hoc per una gestione più efficiente dei progetti.

 

LA BUROCRAZIA ITALIANA, LA CAUSA DEL RITARDO NEL PNRR

 

Francesco Merloni e Alberto Massera in un articolo di Domani sottolineano come il PNRR abbia rappresentato un ulteriore strumento per mettere in luce la rigidità e l’inefficienza del sistema burocratico italiano.Non è un caso che una recente ricerca Ocse, come riporta il Corriere della sera, abbia collocato l’Italia al 31esimo posto su 36 paesi per la capacità di realizzare grandi infrastrutture pubbliche. Già dal governo Conte, durante il periodo della ricostruzione del ponte di Genova, il decreto legge 32 aveva cercato di risanare in piccola parte il sistema burocratico, smantellando il codice dei contratti del 2016 e anche il governo Draghi dopo ha combattuto in nome del “fare” e della lotta alla “burocrazia”. La riscrittura del codice dei contratti pubblici, indispensabile per gestire meglio gli innumerevoli contratti che avrebbero seguito il PNRR, avrebbe dovuto “abilitare” in parte l’attuazione del piano. Tuttavia il nuovo codice risulta complicato e pesante e questo rischia di rendere difficoltosa l’attuazione da parte degli amministratori che quindi ritardano.

Bisogna però considerare che non siamo i soli ad aver riscontrato difficoltà nell’implementazione del piano. Spagna, Portogallo e la Francia faticano a stare al passo. Ci si chiede allora dove abbia sbagliato lo stesso piano Europeo.

 

I DIFETTI DEL PNRR E DEL NEXT GENERATION

Il PNRR in sé prevede un mix di interventi molto ampio e le cose peggiorano se si pensa che i contratti utili al PNRR seguiranno ancora le regole specialissime e derogatorie ulteriormente varate con decreto legge e sottostaranno ai vincoli europei e al modello dei piani di utilizzazione dei fondi strutturali europei.  Il piano in sé presenta problemi di capacità amministrativa e purtroppo l’Italia si è adeguata ai vincoli dei regolamenti 2021, che impediscono di utilizzare i fondi per investire sulle amministrazioni con nuovo personale.

La UE con il Next Generation potrebbe aver sovrastimato le capacità di gestione e assorbimento dei fondi o la rigidità del sistema di regole e controlli che ostacola la fluidità dell’attuazione. Il Corriere individua nel Next Generation una rottura rispetto all’approccio flessibile e sperimentale che ha caratterizzato la strategia Europea 2020 e riconosce che uno così rigido “mal si presta a gestire dal centro uno tsunami di investimenti infrastrutturali da completare entro il 2026”.

Alcuni esponenti della Commissione sono favorevoli a consentire la parziale revisione del PNRR per aggiungere maggiore flessibilità all’attuazione dei progetti. È importante cogliere il più efficientemente possibile l’opportunità che i fondi Europei potrebbero rappresentare per il made in Italy e il valore che le imprese italiane possono apportare alla nazione e all’estero. Un valore che tutt’oggi resta frammentato. Nel 2026 l’esito complessivo del Next Generation avrà importanti conseguenze politiche e alcuni paesi hanno già manifestato la loro mancanza di fiducia nei confronti di altri paesi che in passato hanno mostrato comportamenti opportunistici.

È fondamentale quindi che il governo rinunci a progetti inutili o irrealizzabili destinando le risorse che restano al reclutamento di personale nuovo dalle competenze qualificate e mirate a progetti strategici dei settori più stabili italiani.

Redazione, 21 aprile 2023

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