C’era una volta…l’Italia

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C’era una volta l’Italia. Nei giorni scorsi riflettevo su come usciremo da questa situazione noi italiani.
E soprattutto come ne usciranno le nostre aziende, in special modo quelle che rappresentano il meglio del nostro Paese: le aziende del “Made in Italy”. L’Italia è famosa in tutto il mondo per alcune sue eccellenze che la pongono ai vertici in termini di qualità del prodotto: settore agro-alimentare, moda, lusso, automobili, meccanica. E poi c’è la nostra famosa “dieta mediterranea” che (è dimostrato) ci rende uno dei popoli più longevi (Coronavirus permettendo) al mondo. Sarà la qualità di ciò che mangiamo, magari del nostro olio?

Questa riflessione l’hanno fatta anche gli spagnoli di Deoleo che, pian piano, hanno acquisito i nostri maggiori produttori del condimento italico: marchi come Bertolli, Carapelli, Olio Sasso di italiano hanno ormai solo il nome, essendo spagnoli a tutti gli effetti.

Anche i tedeschi si sono accorti di come il “Made in Italy”possa essere un ottimo business ed hanno acquisito aziende di prestigio come Saila, Dietor, Dietorelle, Sperlari, Galatine, Valle degli Orti. Ma anche Ducati e Lamborghini da affiancare a Mercedes, Audi e BMW. E fin qui ci siamo; in fondo puoi evitare di mangiare caramelle e torroni piuttosto che girare in fuoriserie di lusso.
Ma tedesca e’ diventata anche Italcementi, facendo restare l’Italia senza un vero produttore in grado di produrre cemento a prezzi competitivi.

Cosa significa questo?

Che se dovessimo far partire (come mi auguro) un grande piano di opere pubbliche finanziato da spesa pubblica per rimettere in moto l’economia nazionale potrete ben immaginare a chi dovremmo rivolgerci per acquistare la materia prima (il cemento).
Nel frattempo per il ferro bisogna telefonare in India, visto che l’Ilva (ex Italsider) è della famiglia Mittal.

Potremmo investire strategicamente nella rete ferroviaria e nell’alta velocità dove siamo leader mondiali con Ansaldo Breda ed Ansaldo STS. Peccato che dal 2015 siano diventate giapponesi (gruppo Hitachi).

Va be’, direte voi, ci resta pur sempre la moda ed il lusso.
Lo shopping su quegli articoli non conoscerà mai crisi, visto il numero sempre crescente di miliardari in tutto il mondo.
Vero.
E lo sanno bene anche i francesi di LVMH che, poco a poco, li hanno acquisiti praticamente tutti: Acqua di Parma, Bulgari, Fendi, Loro Piana. Ma anche i francesi di Kering non sono stati a guardare: Bottega Veneta, Brioni, Gucci sono passati in mano loro da anni.

Era rimasta Valentino. Ma ci ha pensato un fondo del Qatar ad acquisirla.

L’attuale crisi mondiale causata dal Coronavirus sta esponendo alcuni Paesi (tra cui il nostro) ad una situazione di potenziale grande difficoltà risolvibilissima a patto che ciascuno contribuisca per quelle che sono le sue possibilità e con la massima lealtà, anziché pensare a come approfittare del vicino di casa. Il fatto che si siano annunciati 2.770 miliardi da mettere in campo da parte della UE è un fatto assolutamente positivo per tutti. Peccato, però, che le modalità prospettate (MES ?) vadano a favorire sempre più chi ne ha meno bisogno e sempre meno coloro che ne avrebbero. In Italia abbiamo aziende che sono veri gioielli ma che sono quotate a prezzi stracciati e potrebbero diventare le prossime “vittime” dello shopping straniero in casa nostra.
Non mi stupirei se da un giorno all’altro partisse l’assalto a Ferrari, Eni o Enel.

Così oltre al cemento dei tedeschi dovremmo chiedere all’estero anche la luce o la benzina.

Per la telefonia ci siamo già portati avanti: Telecom Italia di “italiano” ha solo il nome essendo detenuta dagli americani di Elliot.

Qualcuno dirà: ma questo è il libero mercato! Ognuno ha le stesse possibilità di fare in casa di altri ciò che fanno gli altri in casa tua.

Sarà per questo che Francia e Germania per evitare che una azienda italiana (Fincantieri) acquistasse i cantieri navali francesi (falliti) di Stx, hanno invocato l’antitrust europeo per bloccare tutto ed impedire che l’operazione andasse – è proprio il caso di dirlo – in porto !

O come la vicenda Mediaset-Vivendi (francese) con la quale questa, dopo aver stracciato in faccia agli italiani un accordo fatto per l’acquisto di Mediaset Premium, ha fatto crollare il titolo in borsa ed un minuto dopo lo ha acquistato a piene mani per tentare di prenderne in controllo.

O la Commerzbank che due giorni fa ha invitato tutti a vendere i nostri BTP perché sono “spazzatura”.
Per la cronaca: il titolo Commerzbank vale oggi 3,09 euro contro i 254,92 del 1 giugno 2007 ( – 98,78%).
Se parliamo di spazzatura credo che siano legittimati a farlo visto che ci vivono da qualche anno…….

E questa è stata solo la replica di quanto fecero tutte le banche tedesche nel novembre 2011, determinando la caduta del Governo Berlusconi e la successiva nomina di Mario Monti per risollevare le sorti del nostro Paese.

Abbiamo visto gli effetti.

Il dubbio che questa del Coronavirus sia una ghiotta occasione per mettere in difficoltà qualche nostro gruppo ed approfittare di qualche ottima opportunità ci sta tutto e credo sia legittimo.

Per questo dovremmo impegnarci TUTTI a fare la nostra parte, piccola o grande che sia, per far sì che questo nostro Paese possa ritornare quello che era e che merita di essere.

“Se ognuno spazzasse davanti alla sua casa tutta la città sarebbe pulita”
(Proverbio cinese)

Dopo queste considerazioni decido di prendermi un caffè.

Ma quando sto per mettere lo zucchero mi ricordo che Eridania è diventata (anche lei!) francese.

Allora lo prendo amaro!

Buona domenica.

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