Economia

Crisi Russia-Ucraina: che fare dei nostri investimenti?

Stiamo vivendo giornate drammatiche dal punto di vista umano, documentate ora dopo ora dalle televisioni di tutto il mondo. La preoccupazione è ovviamente ai massimi livelli.
La speranza di tutti noi è che quanto sta accadendo in Ucraina duri il minor tempo possibile, portando con sé il minor numero di vittime.

Durante una recente trasmissione di carattere economico-finanziario, su un importante canale tematico, Stefano Volpato, Direttore Commerciale di Banca Mediolanum, ha ripercorso ciò che è accaduto sui mercati azionari diversificati dallo scoppio dei principali conflitti bellici, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale.

 

In estrema sintesi, queste situazioni, che purtroppo sono state ricorrenti, hanno causato in media perdite del 21,7% in un arco temporale di 10 mesi, per poi vedere crescite immediatamente successive del 122,4% nei 50 mesi successivi.

Come rappresentato chiaramente dal grafico sottostante, l’economia, usando una metafora, è sempre stata un camaleonte, che si è adatto a qualsiasi situazione abbia dovuto fronteggiare, crescendo nel tempo inesorabilmente, trascinando in questo trend gli indici azionari. Questi ultimi, è bene ricordarcelo, rappresentano il valore delle aziende quotate che producono beni e servizi per il mondo con una progressione continua.

Tuttavia, esiste un problema di natura psicologica, ben studiato dalla Finanza Comportamentale.
Per gli investitori, la percezione è che i mercati finanziari, soggetti periodicamente ad oscillazioni marcate, si muovano all’interno di un binario orizzontale.

In realtà, alla prova dei fatti, non vi è nulla di più falso.
Questo avviene perché, come dimostrato dal Daniel Kahneman, psicologo che vinse il Premio Nobel per l’Economia nel 2002, siamo programmati come esseri umani affinché le perdite provochino il doppio del dolore rispetto alla gioia che producono i guadagni della stessa entità.

In molte circostanze nella vita questa caratteristica ci permette di difenderci dai pericoli provenienti dall’esterno. In altri termini, stiamo male il doppio quando perdiamo 10.000 euro rispetto al benessere generato da una vincita dello stesso importo.

Si può così comprendere come mai, in momenti come questi, in cui si compra a sconto, vi sia ancora tantissima liquidità nei conti correnti degli Italiani (oltre 1.800 mld di euro), anziché sfruttarla per approfittare del momento favorevole, tenendo conto dei propri orizzonti temporali.

Riflettendo esclusivamente con razionalità, sappiamo con certezza che Diversificazione e Tempo di permanenza nei mercati consentono in ogni periodo storico, nonostante le crisi attraversate, di vincere sempre. I momenti di volatilità rappresentano unicamente un fattore incrementale di rendimento.

Il Prof. Paolo Legrenzi, professore emerito di psicologia presso l’Università Ca Foscari di Venezia, ci spiega il perché “la paura è il peggior nemico per le nostre scelte di investimento”. Egli afferma che l’evoluzione naturale di centinaia di migliaia di anni ha costruito il nostro cervello in modo tale che le certezze, che abbiamo commentato prima e che razionalmente sono inconfutabili, non siano comprensibili da chi non conosce la natura dei comportamenti umani, ossia da chi non è un esperto della Finanza Comportamentale.

Se la paura nei giorni di incertezza aumenta e funziona in maniera asimmetrica, la certezza che le azioni quotate in un congruo orizzonte temporale siano il miglior investimento non viene percepito e produce quello che gli economisti chiamano premio al rischio, che non è altro che un “premio alla paura”.

In altri termini, noi vogliamo un extra-rendimento (del 3-4%) da parte del mercato azionario, per compensare la maggiore paura della loro discesa in alcuni momenti. In tutti i casi in cui si registrano delle discese dei mercati azionari, tali discese incrementano la paura e quindi alimentano questo premio al rischio, che non scompare mai.
Ecco perché è così difficile mantenere nel tempo un investimento azionario, a meno che non si sia affiancati da un professionista del settore, il quale può evitarci irrecuperabili perdite dovute a scelte dettate dalla paura.

L’altra grande difficoltà, per una persona che non abbia un Consulente capace di guidarlo verso le scelte finanziarie virtuose, è rappresentata dal fatto che nel campo degli investimenti le previsioni di breve termine sono molto difficili da fare. Se così non fosse non avrebbe senso diversificare.

Tutti i professionisti che noi consultiamo in altri campi (avvocati, commercialisti, architetti, …) hanno la soluzione migliore nel breve termine; in finanza, invece, si ignora quale sia la soluzione migliore. Solo nel lungo termine si hanno delle certezze.

Nella vita delle persone comuni, in realtà, le previsioni a breve temine sono le più sicure in assoluto: chi vincerà il campionato di calcio, come andranno le nostre amicizie, che tempo farà domani… man mano che si va nelle nebbie del futuro le previsioni si fanno sempre più fosche.
In finanza è esattamente il contrario.

Il ruolo fondamentale del Consulente Finanziario è quello di tradurre tutto questo in comportamenti virtuosi, utili per i progetti di vita dei suoi Clienti. Ciò oggi è ancor più importante, in quanto la liquidità in conto equivale ad una perdita certa in termini reali, alla luce dell’inflazione sempre più elevata, prossima al 5%.

 

CONCLUSIONI
• Quando si tratta di comprendere come gestire il nostro patrimonio, alziamo la testa dalla cronaca per vedere quello che si sta prospettando.
• Assumiamo un atteggiamento dettato dall’ottimismo della ragione. Le emozioni in tutti gli ambiti della vita sono utili, ma non nella gestione dei nostri investimenti.
• Facciamoci affiancare con fiducia da Consulenti Finanziari, che, grazie a strumenti e strategie a loro disposizione, possono garantire una gestione efficiente dei risparmi sulla base dei nostri obiettivi.

 

Pier Paolo Abba’, 2 marzo 2022

 

 

 

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