Il lavoro femminile nel post pandemia da Covid 19

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Eravamo rimasti all’Europa, all’Italia, ai paesi cosiddetti frugali e ai fondi del  Recovery Fund, e considerato che questi soldi nel bene o nel male all’Italia arriveranno e li dovrà spendere, è raccomandazione e speranza di tutti che ciò avvenga con la massima avvedutezza .

D’altra parte è la stessa Von Der Leyen a raccomandarsi affinchè l’Italia spenda bene i fondi che l’Europa le ha messo a disposizione con senso di responsabilità orientandosi verso investimenti e riforme. E’ cosa nota a tutti oramai che il paese è in grave difficoltà  e gli effetti del covid 19 sull’economia nazionale hanno prodotto un crollo  record del Pil del -12,4%. Il PIL è quello che produce un  paese in un anno in beni  materiali e servizi.

Quando il PIL in un paese subisce una contrazione di cosi tale ampiezza, la recessione è sfortunatamente assicurata, se si vuole ricercare in Italia un periodo simile a quello del post Covid-19 bisogna tornare al dopoguerra. Se in questo momento i licenziamenti sono ancora bloccati la disoccupazione purtroppo subirà inevitabilmente una forte impennata. I settori che maggiormente hanno risentito della crisi pandemica sono il commercio, il turismo e il sociale.

L’attenzione verso l’economia italiana è altissima non solo da parte dell’Europa, considerato che l’Italia deve recuperare ancora le perdite  della precedente crisi, i soldi del Recovery Fund non arriveranno che tra un anno e, nel frattempo si teme che un’azienda su tre avrà chiuso i battenti. Ciò che non ha avuto la giusta attenzione nonostante  attraversi trasversalmente proprio  il tessuto produttivo italiano in crisi è il lavoro e l’imprenditoria femminile, prevalente proprio in quei settori che più hanno risentito della pandemia.

L’Italia ha bisogno urgentemente di misure economiche mirate a risollevarla velocemente  e farla uscire il prima possibile dalla crisi ma molto si dovrà investire nel welfare incentivando quelle misure che vanno verso la direzione della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro proprio per il mondo femminile. Un aspetto quello della parità di genere che va osservato nelle diverse prospettive sociale ed economico.

Sociale: l’universo femminile è stato il più penalizzato dalla pandemia trovandosi   improvvisamente  a dover gestire insieme all’ attività professionale, anche quella  familiare (figli, etc.) a causa della chiusura delle scuole, vedendosi raddoppiato il carico di lavoro senza neanche più i confini con la sfera privata.

Mai come in questo momento il lavoro femminile deve tornare al centro dell’interesse politico e della società civile tutta, per  evitare che quei diritti tanto faticosamente conquistati vadano persi, relegando la donna al ruolo marginale di casalinga  insoddisfatta, irrealizzata e infelice.
Il rischio sempre più concreto è che a causa della pandemia,  l’uguaglianza di genere faccia un gigantesco passo indietro.

Economico: molte donne si sono viste costrette loro malgrado a dover  abbandonare il lavoro per dare priorità alla cura dei propri familiari, provocando  un impatto sul  budget familiare decisamente negativo e il conseguente impoverimento delle famiglie.

Secondo i dati dell’Istat, circa 80mila donne hanno perso il posto di lavoro,  se la situazione era già precaria prima della pandemia, dopo, si è rivelata drammatica.

Il  lavoro delle donne sta cambiando sensibilmente, le imprese prevalentemente colpite durante il periodo della pandemia sono state quelle a guida femminile.

Nel periodo del lockdown  si sono fermate le richieste di apertura di imprese femminili rispetto al periodo precedente, è l’evidente segnale che si devono rafforzare quegli strumenti necessari a sostenere il mondo femminile.

Quelli sopra descritti sono elementi che bene denotano l’importanza e l’urgenza di una rivalutazione e trasformazione del welfare e la sua immediata  calendarizzazione da parte dell’intero panorama politico e soggetti economici, orientando la sua impostazione  sulla base di aspetti molto pratici, solo per fare un esempio, la gestione familiare se le scuole o gli asili dovessero essere  chiusi.

E’ indispensabile iniziare a ripensare seriamente ad un tipo  di welfare   che vada in aiuto   delle tante donne lavoratrici che devono prendersi cura dei propri familiari siano essi bambini, malati o anziani senza costringerle a drastiche decisioni che le mortifichi professionalmente.

Il ruolo femminile nel mercato del lavoro, oggi,   nel periodo post pandemia non è un dettaglio irrilevante,  se il lavoro torna a essere cosa di soli uomini,  l’Italia tornerà indietro di anni in modo irreversibile.

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