Il nordest paga la follia di Trieste, ora terza dose a tutti

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Dei folli giorni di Trieste il nord-est ora paga lo scotto. Durante l’ultima settimana in un solo giorno rispetto al precedente sono triplicati i casi di pazienti positivi al Covid. Nel vicino Veneto nell’ultima settimana è aumento di oltre il 50% il dato dei ricoveri in terapia intensiva e il presidente leghista Zaia non nasconde la possibile connessione fra l’incremento dei casi gravi di queste ore e le proteste iniziate al porto friulano e proseguite in Piazza dell’Unità d’Italia a Trieste nelle scorse settimane. 

La libertà di ignorare la scienza ha dunque un costo. Molti novax lo stanno pagando sulla propria pelle. Ma purtroppo la loro idiosincrasia nei confronti della realtà e dei dati fattuali sta facendo danno, non solo a loro, ma potenzialmente a tutto il paese.

Soprattutto a quella maggioranza silenziosa che in questi lunghi mesi di pandemia ha accolto con raziocinio tutte le indicazioni offerte dalla comunità scientifica e trasformate in atti legislativi dalla politica. E ora anche a quel pezzo di paese, il nordest, che aveva riacceso i motori della produzione e iniziato a trainare la ripresa economica e la crescita del Pil italiano.

Il modello Italia funziona. Il forte incentivo alla vaccinazione ha consentito di raggiungere una quota di somministrazioni tra le più alte in Europa: oltre 90,4 milioni di dosi effettuate, l’83,3% della popolazione vaccinata con due dosi. Solo Portogallo e Spagna nell’Unione Europea hanno percentuali più alte.

E poi l’obbligo del green pass per riprendere la vita sociale, ma anche per lavorare è stato uno strumento decisivo per incidere sulla scelta di molti scettici e proteggerli da un lato e abbassare il rischio di recrudescenza dell’infezione dall’altro. Il distanziamento sociale e le mascherine obbligatorie nei luoghi chiusi o in situazioni di assembramento in pubblico stanno contribuendo a non far abbassare del tutto la guardia, anche se non sono sempre rispettate.

Questi gli strumenti che consentono al momento all’Italia, con 5 mila nuovi casi al giorno, di reggere all’urto della quarta ondata, che sta già colpendo in modo durissimo altri paesi come la Russia, la Turchia (nuovi 25 mila casi al giorno) la Romania (oltre 8 mila casi al giorno), la Polonia (15mila casi al giorno), l’Ucraina (28 mila casi al giorno), l’Inghilterra (36 mila casi al giorno) e la Germania (oltre 35 mila casi al giorno).

Il governo ora deve affrontare la sfida che pone l’arrivo dell’inverno con la concomitante scadenza dei sei mesi dalla seconda vaccinazione da parte della maggioranza degli italiani vaccinati. Tra dicembre e febbraio molti si troveranno in una terra di mezzo in cui il rischio di non essere più coperti dall’immunizzazione aumenterà di giorno in giorno fino alla data della terza dose.

Da queste considerazioni il comitato tecnico scientifico e la struttura commissariale del generale Figliuolo e il ministro della salute Speranza traggono il convincimento che la terza inoculazione debba essere ampliata a una platea ampia di vaccinati, quasi in modo indistinto.

Nei prossimi giorni sarà chiaro se il richiamo della terza dose dovrà essere aperto o meno a tutti i vaccinati. In tal caso il governo dovrà anche decidere se prorogare lo stato di emergenza, proseguire con l’obbligo del green pass e delle regole di precauzione nei luoghi pubblici.

Affrontiamo dunque il terzo inverno di pandemia con la consapevolezza che abbiamo le armi per fronteggiare l’aggressione del nemico. Allo stesso tempo abbiamo deciso di lasciare un’ampia libertà di professare la propria contrarietà a coloro che sono convinti che scienza e le norme precauzionali sono solo strumento del potere politico interessato a comprimere le libertà individuali. 

Viviamo il paradosso che per difendere la libertà di chi crede di non averne affatto siamo disposti a mettere a rischio l’incolumità pubblica e la salute della maggioranza di cittadini, al contrario pronti a seguire le indicazioni della scienza e del legislatore.

Un difficile e forse giusto sforzo di equilibrio che può essere giustificato e compreso entro il limite del rischio calcolato. Ove i numeri dovessero di nuovo divenire preoccupanti sarebbe necessario scegliere la via della massima precauzione anche a costo di far gridare alla dittatura coloro che del resto credono di esserne già vittima.

 

Antonello Barone

 

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