La Cina è pronta ad attrarre la finanza?

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Il G20 in corso in questi giorni a Bali ha sollecitato analisti finanziari ed esperti di geopolitica fornendo loro diversi spunti di riflessione, sin dall’inizio e soprattutto perché, alla luce degli ultimi accadimenti, le prime due “anomalie”, se così possiamo definirle, sono senza dubbio l’assenza della Russia e l’ascesa indiscussa di Xi Jinping a leader di riferimento per tutto il pianeta.

Se fino ad un quinquennio addietro i G-Meetings erano dominati ed indirizzati secondo le linee guida imposte dal blocco occidentale, spesso con unanimi condanne ad operato di Cina, India e Russia in tema di diritti umani, tutela dell’ambiente e soprattutto finanza spregiudicata e fuori dagli schemi, ora sul gradino più alto del podio siede proprio il Presidente della nazione più popolata al mondo.

Ciò è conseguenza non solo di un’aggressiva, espansiva e mirata politica economica  ma soprattutto dal dato di fatto che la Cina si ritrova ad essere l’ago della bilancia per il mantenimento degli equilibri mondiali nonché un Paese mediatore tra Occidente ed Oriente, una nazione fulcro al centro del triangolo ai cui vertici siedono USA, Europa e Paesi Arabi e, non da ultimo, un player che ha sia il monopolio delle terre rare (miniere e giacimenti di materie prime necessarie alla produzione di devices tecnologici in senso lato acquisite in tutto il mondo, soprattutto in Africa ed Asia) sia, di qui a breve, della produzione di microchips e tutto ciò inerente la sfera hi-tech con la probabile acquisizione di Taiwan.

A nulla sono serviti i vari ammonimenti occidentali di facciata nei confronti del colosso asiatico che ha tirato dritto per la strada già tracciata dal suo establishment governativo con l’abile maestria diplomatica di Xi Jinping che ha piegato le nazioni che hanno sempre condannato nettamente la Cina a doversi necessariamente confrontare abbassando la cresta e quasi dimenticando la tanto strumentalizzata democrazia.

Che fine hanno fatto i diritti umani? La tanto criticata spregiudicatezza finanziaria che fece irritare non poco USA ed Occidente quando nel 2019 (e non solo) lo Yuan fu svalutato pesantemente (senza tener conto dei miliardi di asset finanziari esteri presenti in Cina) in risposta ai dazi americani all’esportazione dei propri prodotti?

E soprattutto dove sono finite le condanne per il Paese più inquinante del pianeta?

Tutti interrogativi che non hanno risposte né azioni concrete, tipo sanzioni e simili, atte a piegare la Cina in tema di riconoscimento delle libertà fondamentali e rispetto dell’ambiente.

Ma … come sosteneva Vespasiano nel 979 d.C. pecunia non olet, risposta a chi lo criticava per aver disposto una tassa sui servizi pubblici (toilettes).

Ed è proprio a questa massima che si ispira l’Occidente che con un colpo di spugna ha dimenticato tutte le malefatte cinesi temendo sia di perdere miliardi di dollari (ed euro) in asset finanziari, sia il controllo di alcune aree notoriamente sotto l’influenza Euro-Americana.

Se l’unica condanna unanime è arrivata per l’aggressione Russa all’Ucraina è fuor di dubbio che ciò non accadrà quando la preda sarà Taiwan che è il più grande hub del pianeta per la produzione di microchips e dispositivi elettronici, nazione in cui gran parte delle commesse arrivano dagli Stati Uniti.

Si prefigura quindi un futuro finanziario virtualmente guidato nelle stanze dei bottoni di Wall Street ma di fatto alimentato da soldi e lobbies cinesi che stanno acquisendo totalmente o entrando nei CDA di centinaia di aziende occidentali, anche top, influenzandone le politiche commerciali; non dimentichiamo inoltre che la stessa Cina detiene gran parte del debito pubblico USA che viene velatamente utilizzato quale arma di ricatto nei momenti di tensione.

Le relazioni tra i due Paesi, Stati Uniti e Cina, sono pertanto fortemente condizionate dalle implicazioni di tipo economico-finanziario reciproco e ciò, a catena, influisce sull’indirizzo politico da imporre all’Europa che è sempre più dipendente dagli USA, lo era prima ma dalla Brexit in avanti il Regno Unito è diventato il ponte tra America ed Europa attraverso il quale le aziende USA rafforzano la loro posizione dominante nel vecchio continente che è appunto ambìto anche dalla Cina.

Il nuovo assetto finanziario (o ordine mondiale) è in definitiva un delicato intreccio di do ut des tra le due più grandi potenze economiche mondiali di cui la prima, di fatto, al momento attuale è la Cina.

E saranno proprio i cinesi a dettare le regole che gli americani seguiranno pedissequamente per tutelare i loro interessi economici, l’Europa ovviamente si accoderà in quanto a sua volta semi-colonia USA oltre oceano (inverso).

Come reagiranno nel lungo periodo i mercati ?

Particolare attenzione riveste l’Hi-Tech (per le ovvie ragioni citate in precedenza), a seguire le energie rinnovabili con una semi-battuta d’arresto nella corsa all’elettrico e per molti anni ancora il petrolio sarà una risorsa fondamentale.

Investire in questi settori, gradatamente, ad esempio con dei Piani di Accumulo in comparti specifici in Fondi d’Investimento potrebbe essere una soluzione ideale tenendo presente di aumentare nel tempo l’acquisto quote delle rinnovabili diminuendo contemporaneamente le fossili.

Altro settore da prendere in considerazione è quello delle biotecnologie, o se preferite, del futuro alimentare a cui molte start up stanno rivolgendo il loro interesse perché nel mondo siamo sempre di più ed il cibo inizia ha diventare un problema reale anche per aree del pianeta non proprio considerate terzo mondo.

Gran parte di tutti i citati settori è in mani cinesi, ad eccezione dell’ultimo che è ancora appannaggio di USA ed Europa.

La morale della favola è che il pianeta ha in questo momento un leader indiscusso a capo di una Nazione repressiva ed anti democratica con cui bisognerà confrontarsi, il dilemma sarà se lasciar fare o imporre il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente, nonché combattere lo sfruttamento delle economie deboli (cosa che fanno anche molte nazioni europee in Africa a dire il vero).

La mia personale opinione è che la finanza, il profitto e gli interessi economici prevarranno sulle democrazie in maniera definitiva e gli stati liberali dovranno per forza di cose sottomettersi a quelli repressivi ai quali hanno colpevolmente lasciato fare sottovalutandone le capacità espansive, di competenze e tecnologiche pensando di poterne solamente sfruttare la manodopera a basso costo.

Valutazione errata perché ora il blocco guidato dalla Cina ha il monopolio delle risorse energetiche ed alimentari e soprattutto il monopolio della produzione di tecnologia sia sotto forma di prodotti che servizi.

Antonino Papa, 17 novembre 2022

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