Non solo Borse, gas e petrolio, oggi siamo tutti più poveri

Zuppa di Porro: rassegna stampa del 19 luglio 2020

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Il crollo delle Borse e il forte rialzo delle quotazioni di gas e petrolio. Sono queste le conseguenze immediate dell’attacco delle forze armate russe all’Ucraina. Conseguenze già così particolarmente pesanti per le economie occidentali e che possono essere riassunte in un semplice e drammatico giudizio: oggi siamo tutti più poveri.

Ma il problema è che i problemi non si fermano alle reazioni immediate. Perché un’azione di guerra internazionale come quella che stiamo vivendo sconvolge dinamiche economiche consolidate con reazioni a catena che saranno sicuramente pesanti, quanto difficilmente prevedibili.

Di fronte alla drammatica violazione del diritto internazionale i paesi occidentali, con gli europei in prima fila, hanno non solo il diritto, ma il dovere di intervenire per riportare i temi in discussione nell’alveo della dialettica diplomatica. La via delle sanzioni economiche appare quindi una via obbligata, ma appare nello stesso tempo una via densa di rischi e di controindicazioni.

Per una ragione molto semplice. Un eventuale blocco dell’export europeo verso la Russia avrebbe conseguenze limitate, dato che sarebbe interessarti beni e servizi non di primaria necessità, mentre al contrario un blocco dell’export russo, che riguarda soprattutto gas, petrolio e materie prime, avrebbe conseguenze disastrose per le economie europee.

Le reazioni a catena infatti sarebbero difficilmente controllabili. Il problema dei costi è rilevante, ma ancora più importante è quello delle quantità. Senza il gas russo l’Italia dovrebbe ridurre di almeno il 30% i propri consumi tagliando il riscaldamento nelle abitazioni e riducendo la produzione di energia elettrica con effetti che sarebbero difficilmente gestibili e con conseguenze devastanti sull’attività industriale.

La logica delle sanzioni va quindi affrontata con estrema attenzione per evitare che queste diventino un’arma in più da parte della Russia. Putin non a caso si è mosso con spregiudicatezza ben conoscendo la fragilità dei sistemi industriali ed energetici europei, una fragilità che per l’Italia è ancora maggiore di quella degli altri paesi.

Il guaio è che siamo di fronte agli effetti perversi della teoria del moltiplicatore, mirabilmente illustrata da John Maynard Keynes. Per Keynes la spesa pubblica, comunque investita, comporta quasi automaticamente un aumento di rendite, interessi, salari, stipendi e profitti e quindi in un incremento dei consumi in un circolo virtuoso che si allarga a tutta l’economia.

Ma se il circolo virtuoso inverte il suo cammino siamo di fronte ad una sottrazione di risorse sia sul fronte della spesa pubblica che di quella privata con conseguenze che moltiplicano i loro effetti negativi a medio/lungo termine.

Vi è poi un aspetto sociale che non va dimenticato. È difficile che le sanzioni colpiscano gli oligarchi e gli uomini di potere. È molto più facile che a pagarne il prezzo siano da entrambe le parti i cittadini che non hanno modo di difendersi dal carovita e dall’eventuale carenza di beni.

Le reazioni a catena delle sanzioni sono, come detto, complesse da valutare. L’unica cosa certa è che pagheremo tutti le scelte di potere del nuovo zar di Russia.

 

Gianfranco Fabi, 28 febbraio 2022

 

 

 

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