Ridurre il gender gap per eliminare la violenza sulle donne

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Devastante e soprattutto inarrestabile: la violenza sulle donne è in drammatico aumento in tutto il mondo. Ce lo ricorda oggi la Giornata internazionale dell’eliminazione della violenza sulle donne 2021. Questo fenomeno, già drammatico negli anni precedenti il 2020, è andato via via peggiorando con l’esplosione della pandemia.

E la crisi pandemica, che ha avuto effetti peggiorativi su questo tema in tutti gli Stati membri dell’Unione europea, ha agito negativamente nel nostro Paese, ed ha particolarmente colpito l’occupazione femminile che nel Mezzogiorno ha raggiunto livelli tra i più bassi tra quelli europei.

Donne e lavoro

Il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro è stato in media del 22,7% per le donne e del 16% per gli uomini nel 2020, e al Sud riguarda il 41% delle donne. La battaglia contro la violenza sulle donne passa, infatti, attraverso il miglioramento della condizione socio-economica femminile. A questo proposito, nel contesto delle politiche pubbliche volte a garantire l’emancipazione sociale ed economica delle donne per contribuire all’eliminazione della violenza di genere, è fondamentale la dimensione delle politiche economiche attraverso cui governare il cosiddetto “gender gap”.

Politiche in cui il MEF (che aderisce anche quest’anno alla campagna dell’ONU “UNiTE by 2030 to End Violence against Women” e come segno tangibile tinge di rosa con degli effetti speciali il proprio ministero) agisce da riferimento con un ruolo centrale, in particolare attraverso il Bilancio di genere redatto dalla Ragioneria Generale dello Stato, e il Gender Responsive Procurement (gli appalti pubblici in ottica di genere), strumento introdotto dalla Commissione europea nell’ambito dei cicli di programmazione, per contribuire a una distribuzione più equa tra i generi delle risorse economiche.

La Parità di genere nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Tema della parità di genere è centrale anche all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il PNRR sviluppa con le sue missioni le priorità della strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026. Le articola in un ampio programma volto sia a favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro, direttamente o indirettamente, sia a correggere le asimmetrie che ostacolano le pari opportunità sin dall’età scolastica.

In particolare, il Piano affronta le diseguaglianze di genere in maniera trasversale, affiancando ai tre assi strategici condivisi a livello europeo (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale), tre priorità trasversali, tra cui proprio quella di promuovere la parità di genere, oltre a quella di ridurre le disparità generazionali e a quella di favorire il riequilibrio dei divari territoriali.

Si tratta di priorità che non sono affidate a singoli interventi circoscritti, ma perseguite direttamente o indirettamente in tutte e sei le missioni del Piano. Il Disegno di legge di bilancio per il 2022 ha stanziato nuove risorse per aiutare le donne, per accompagnarle nel percorso di uscita dalla violenza e per favorirne l’indipendenza economica.

In particolare esso prevede: esonero per un anno del 50% del versamento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato; viene incrementato il Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, istituito nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con una dotazione di 2 milioni per il 2022 e di 52 milioni di euro annui dal 2023; adozione di un Piano strategico nazionale per le politiche per la parità di genere; potenziamento delle strutture da destinare ad asili nido; incentivi all’imprenditoria agricola femminile; previdenza: proroga della clausola “opzione donna”; riduzione dell’aliquota iva per i prodotti per l’igiene femminile non compostabili.

Lorenzo Palma, 25 novembre 2021

 

 

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