Il ritmo del rialzo dei tassi scandito come il ritmo di voga nel film di Ben Hur

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Ricordate il film Ben Hur? Tipico colossal a tema storico girato nel 1959 e ambientato al tempo dell’imperatore romano Tiberio, narra la storia del principe ebreo Giuda Ben Hur che, tradito dal suo vecchio amico Messala, viene imprigionato e condannato alla schiavitù come rematore sulle galee romane.

A bordo della galea in cui è prigioniero, Ben Hur – incatenato e in condizioni miserevoli – è costretto a remare al ritmo del capovoga; a un certo punto il comandante della nave – il console Quinto Arrio – decide di testare la resistenza dei rematori e impone un aumento serrato della cadenza di voga: dal ritmo normale si passa a “battuta media”, poi “voga di spinta” e infine “ritmo di battaglia”.

Nelle immagini del film si vede lo sforzo sempre maggiore cui sono sottoposti i rematori con l’incalzare del tamburo che scandisce il ritmo della voga.

Il supplizio prosegue finché il comandante – verificato che i rematori possono sostenere uno sforzo prolungato – finalmente ordina il riposo.

Nel 2022, circa duemila anni dopo i fatti narrati nel film, sono i comandanti delle banche centrali di tutto il mondo – in primis Jerome Powell della Fed e Christine Lagarde della Bce – a dettare il ritmo di voga al rialzo dei tassi di interesse.

Dopo aver sottovalutato il fenomeno inflazione nel corso del 2021 nella primavera di quest’anno hanno compreso la portata dell’esplosione dei prezzi e stanno cercando di recuperare terreno (si usa dire che erano “dietro la curva” nel senso del ritardo rispetto al fenomeno inflativo).

Dopo un approccio inizialmente morbido da “battuta media” il ritmo imposto ai rialzi ha preso velocità passando decisamente a “ritmo di battaglia”: ripetuti incrementi di 0,75% a ogni riunione hanno portato i tassi in America al range tra il 3,75 e il 4% e in Europa al 2%; è decisamente finita l’epoca della ZIRP (Zero Interest Rate Policy) o addirittura NIRP (Negative Interest Rate Policy).

 

Come possiamo vedere dalla foto il 2022 si caratterizza per la velocità con la quale le banche centrali – in particolare la Fed – stanno rialzando i tassi.

Bisogna tornare al Volcker Shock del 1979 per rivedere un ciclo rialzista così violento.

E violente sono le dichiarazioni sia della Lagarde che di Powell nel dire che le misure proseguiranno finché  numeri non certificheranno che l’inflazione è rientrata nei limiti stabiliti (intorno al 2%).

L’atteggiamento da falco dei due banchieri (“hawkish” viene infatti definito) arriva a dire che le banche centrali pur di stroncare l’inflazione sono disponibili a mandare le economie brevemente in recessione se necessario; è più importante la stabilità dei prezzi. E allora una considerazione e una domanda.

La considerazione: il motivo per cui i mercati stanno soffrendo è legato a un evento – il rialzo dei tassi di interesse – che non è una novità nella storia dell’economia, ci sono cicli di ribasso e cicli di rialzo e quindi non va visto come una punizione divina che porterà alla rovina, bisogna avere pazienza e – se possibile – sfruttare i prezzi bassi e le occasioni d’acquisto che si sono create.

La domanda: ma se sono le stesse banche centrali a provocare questa recessione possiamo pensare che l’obiettivo sia la fine dei mercati e la distruzione dei risparmiatori? O forse è come la medicina che il dottore ci da per guarire da un’infezione? Amara ma necessaria per sconfiggere la malattia e tornare in salute (No Pain No Gain diceva qualcuno).

E quindi non facciamoci trascinare dall’emotività, diamoci tempo e laddove possibile spostiamo parte della liquidità dai conti correnti (preda quella sì dell’inflazione) a quelle forme di investimento che possono proteggere il nostro potere d’acquisto.

Massimiliano Maccari, 5 novembre 2022

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