Il Regolamento MICA un passo in avanti tra luci e ombre

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Finalmente ci siamo. Il Regolamento MiCA – che fornirà una cornice normativa europea ai digital assets – ha guadagnato il via libera del Parlamento Europeo. Una volta superato quest’ultimo ostacolo, però, l’effettiva entrata in vigore della nuova normativa avverrà solo dopo 18 mesi, tempo necessario per adeguarsi alle sue previsioni.

Ciò che viene regolamentato con tale regolamento è l’ambito delle cripto-attività che non rientrano nell’ambito di applicazione della disciplina europea già esistente in materia di servizi finanziari; pertanto, si escludono gli strumenti finanziari e le attività ad essi assimilati. Il Regolamento si applica quindi a due tipologie di soggetti: a coloro i quali emettono, offrono al pubblico e ammettono alla negoziazione le cripto-attività e a chi fornisce servizi per cripto attività nell’ambito europeo. Esulano però dall’ambito di applicazione tutte quelle attività riconducibili agli strumenti finanziari che continuano a rientrare nelle normative ad oggi vigenti e diverse tipologie di Nft.

Sia i lunghi tempi di applicazione sia il contesto di applicazione che di fatto esclude, ad esempio, i bitcoin, rappresentano dei primi campanelli d’allarme di una normativa, diciamo, non onnicomprensiva ma che presenta, anzi, ancora alcune lacune. Cercare di regolamentare elementi aleatori e altamente volatili quali le criptovalute, infatti, può spesso sembrare un compito non solo arduo ma persino a sua volta ben poco concreto, questo anche perché quando si parla di innovazione tecnologica è complicato ottenere provvedimenti che contengano un’effettiva ed adeguata normativa senza tradire la portata innovativa del fenomeno in esame. Sono state però le numerose evidenze pratiche a rendere tassativa una regolamentazione che porti maggiore trasparenza e una più ampia tutela tra consumatori e operatori del settore. Il Regolamento MiCA dovrebbe quindi riuscire a comporre una cornice normativa senza che questa risulti necessariamente come una gabbia che rende impossibile lo sviluppo di un settore che sta vivendo una fase di espansione.

Tenuto conto di ciò, le aspettative nei confronti della nuova legislazione sono molto ampie, questo anche alla luce di alcuni recenti avvenimenti – come quello di The Rock Trading – che hanno fatto suonare un campanello d’allarme per la tutela degli investitori in criptovalute. Lo si voglia o no, infatti, i fenomeni delle criptovalute e – in qualche misura – della finanza decentralizzata in tale ambito sono delle realtà in forte espansione a livello globale e, come tali, rappresentano un fattore con cui consumatori, legislatori e vigilanza devono necessariamente confrontarsi. Questo vale tanto per i mercati più maturi quanto per quelli (come quello Italiano) che lo sono meno ma che sono anche stanno crescendo rapidamente. In Italia, ad esempio, gli investimenti in cripto sono aumentati del 50% nel 2022 (McKinsey) raggiungendo un valore complessivo di 42 milioni di euro e ad oggi si stima che più di 7 milioni di italiani possiede almeno una criptovaluta e che ben il 60% degli investitori del nostro Paese sia pronto a farlo in cripto asset nel giro di breve. Alla luce di tali evidenze, il quadro normativo che il MiCA si propone di intessere rappresenta un interessante quanto necessario passo in avanti al fine di proteggere gli investitori e (al contempo) garantire la stabilità del contesto finanziario UE. Questo dovrebbe essere possibile in virtù di un quadro normativo armonico che finalmente interviene nel fare chiarezza su una materia spesso oscura, che potrebbe produrre anche un impatto significativo, ma regolato, sullo sviluppo del mercato cripto in Italia e nel resto dell’Unione Europea. Non dimentichiamoci poi che il Regolamento in fase di adozione non è un unicum nel panorama legislativo europeo ma si inserisce in un più ampio pacchetto di provvedimento per la finanza digitale”, perseguito dalla Commissione e articolato su più fronti:

  1. la definizione degli orizzonti strategici per la “finanza digitale” e per i “pagamenti al dettaglio”;
  2. una (prima) proposta di regolamentazione a livello europeo delle “cripto-attività”;
  • la definizione di proposte legislative aventi ad oggetto la c.d. “la resilienza digitale”.

 

Tutti questi “elementi” compongono quindi un corpus normativo piuttosto articolato che pone lo spazio regolamentare europeo all’avanguardia nei confronti del resto del mondo, tanto che per certi aspetti potrebbe persino essere un esempio di regolamentazione da imitare.

Tuttavia, come già accennato, al di là dei notevoli aspetti positivi relativi al nuovo regolamento, ve ne sono anche alcuni di criticità che sarebbe inopportuno sottovalutare. Ad esempio, in aggiunta alle richieste di maggior precisione relativamente alle sottocategorie di cripto-attività quali quelle residuali differenti dagli asset-referenced token e dagli e-money token, nel Regolamento è di fatto assente una disciplina relativa alla DeFi, ossia alla finanza decentralizzata.

Anche in questo caso, sembra che – come accennavo inizialmente – si perda in sostanza una buona occasione per porre la normativa ad un livello di aggiornamento prossimo a quello della tecnologia. Qualsiasi riferimento relativo alla DeFi è quindi del tutto assente dal testo e questo inevitabilmente influisce sulla completezza regolamentare del MiCA. Certo, non era nelle attese e probabilmente nemmeno negli auspici (soprattutto per motivi di “elasticità regolamentare”) quello di arrivare ad un testo onnicomprensivo e dal valore universale, ma su questi punti di vista era lecito aspettarsi qualcosa di più.

La carenza regolamentare negli ambiti sopra elencati ha, infine, un ultimo, potenziale, ma remoto effetto: quello di determinare insicurezza negli investitori e nei soggetti coinvolti direttamente nell’applicazione dal MiCA, anche se sugli aspetti della trasparenza gli operatori cripto – Binance in testa – hanno già espresso un certo apprezzamento. Ed in effetti, uno dei principali motori dell’innovazione e della competitività nei mercati è proprio la chiarezza normativa, spesso a prescindere persino dalla qualità stessa della normativa in quanto tale. Orientarsi, infatti, in un recinto regolamentare chiaro e definito (anche se stretto) favorisce gli affari molto più di un contesto ampio ma fumoso. In questa particolare caratteristica risiede il vantaggio competitivo del MiCa, almeno dal punto di vista delle imprese del settore.

Considerata l’attesa e la “sete” di regole nell’ambito cripto, l’approvazione del Regolamento MiCa non può che considerarsi un successo in linea generale.

Ovviamente, restano alcuni nodi da sciogliere e in futuro saranno necessari degli aggiornamenti, ma quello che va tenuto sempre ben presente è che tale normativa pone una pietra miliare nella definizione di un contesto economico caratterizzato da una costante innovazione tecnologica che potrebbe essere la premessa alla creazione di un mercato unico europeo delle cripto-attività che sia altresì comprensibile e utilizzabile dai cittadini.

 

Maurizio Pimpinella, 14 maggio 2023

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