Economia e Logistica

Inflazione sotto la soglia del 2%, ora la Bce non ha più scuse sui tassi

A settembre la corsa dei prezzi nella zona euro si è fermata all’1,8%. Occhi puntati sulla riunione del 17 ottobre

© Rizkan Yazid e claudiodivizia tramite Canva.com

I falchi del rigore della Banca centrale europea  non hanno più un alibi valido per frenare con i propri artigli la discesa dei i tassi di interesse né la presidente Christine Lagarde ha altri motivi per temerli: per la prima volta da tre anni l’inflazione della zona euro è tornata sotto la soglia del 2%.  E’ l’obiettivo stampato a fuoco nello statuto dell’Eurotower in ossequio dell’ossessione tedesca.

A settembre la corsa dei prezzi si è fermata all’1,8% contro il 2,2% di agosto. Al momento si tratta della stima preliminare, ma di fatto il dato Eurostat relega in una dimensione da libro di storia il picco del 10,6% che era stato segnato nell’ottobre del 2022.

A schiacciare i prezzi è stata proprio la componente dell’energia (-6% nei dodici mesi), proprio quella che aveva appiccato l’incendio dei prezzi dopo la pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina. L’inflazione cosiddetta “di fondo” si è, invece, attestata al 2,7% e quella dei servizi al 4%, comunque tutte in frenata. Può essere, quindi, che nei prossimi mesi ci sia un rimbalzo temporaneo.

Il risultato europeo di settembre – che segue i dati nazionali di Italia, Francia e Spagna – è tuttavia la dimostrazione che a Francoforte è ora di cambiare registro. Pena il rischio che la stagnazione in corso in numerosi Stati europei precipiti nella recessione, vista anche la crisi nera che sta abbattendo l’intera industria dell’auto sotto il colpi della concorrenza cinese.

Emblematico al riguardo il caso della Germania, che è costretta ad assistere alla crisi di Volkswagen per il diktat elettrico, a vendere alcuni dei suoi pezzi industriali e della logistica più pregiati e ad assistere impotente alla scalata che Unicredit ha lanciato su Commerzbank. E’ l’inizio del risiko del credito europeo da cui dovrebbero prendere vita i big in grado di competere con i pesi massimi americani e asiatici.

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A questo punto il mercato si attende che il prossimo 17 ottobre la Bce torni a tagliare i tassi di un altro quarto di punto dopo la mini sforbiciata data a giugno: nove analisti su dieci prevedono ormai un intervento. Di questo avviso anche il finlandese Olli Rehn. Germania e Paesi frugali facciano bene i loro conti.

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