Agroalimentare: è allarme prezzi in tutto il settore

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E’ In ginocchio un intero comparto: con i costi energetici inarrestabili e quelli per il trasporto dei prodotti provenienti dall’estero non più sostenibili per le aziende agricole. A risentirne anche la qualità dei prodotti. 

E’ un allarme che dura da 5 mesi e che ha generato una situazione ora non più sostenibile per un intero comparto che è in ginocchio: la guerra Russia Ucraina ha prodotto una crisi senza precedenti. Anche l’import dei prodotti alimentari risente dell’aumento dei costi energetici che ha un effetto valanga sulla spesa per importare cibi e bevande dall’estero.

Gli ultimi dati ISTAT di settore, usciti in queste ore relativi al commercio esterno per i primi cinque mesi del 2022 lanciano l’allarme rosso. In particolare, il caro energia sta provocando incrementi di prezzi che in percentuale aumentano del 31%, nonostante l’aumento degli acquisti di cibo si fermino a un +8%.

Tutto ciò avviene perché l’aumento della dipendenza alimentare dall’estero spinge i rincari dei prodotti agroalimentari al consumo. E se aumenta il costo dell’energia, aumenta anche il costo del trasporto delle merci e l’incremento generale dei prezzi si scarica sul costo finale dei prodotti. L’impennata dei prezzi ha già conseguenze significative: il 18% degli italiani ha abbassato la qualità della spesa e il 51%, anche a causa dell’inflazione, ha ridotto la quantità di prodotti acquistati, secondo le ultime indagini di settore.

Il problema però non riguarda solo i consumatori finali, cioè chi fa la spesa al supermercato: se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne”.

Un allarme lanciato anche dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), il 13% delle aziende agricole ha dovuto chiudere definitivamente, mentre il 34% sta lavorando in perdita a causa dei rincari dei costi. Ad esempio, il prezzo dei concimi è aumentato del 170%, quello dei mangimi del 90%.

Il rischio è che con l’aumento dell’import dall’estero potrebbero esserci abbassamenti degli standard di qualità e di sicurezza alimentare.

Ma l’aumento dei prezzi finisce anche nel bicchiere: sempre secondo gli ultimi dati ISTAT di settore dal +11% per l’acqua minerale al +10,5% per i succhi di frutta fino al +7% delle bibite gassate sotto pressione (a causa degli elevati costi di estrazione dell’anidride carbonica ad uso alimentare).

Nello specifico a pesare sono i costi di produzione in campi e vigneti che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigare i raccolti. Il caro energia e la mancanza di materia prime si fanno sentire lungo tutta la filiera insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi. Costi indiretti che vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +10% costi per le lattine, fino ad arrivare al +70% per la plastica.

06/09/2022 Lorenz Palma

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