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Le parole, in politica come in economia costruiscono o distruggono. Dipende dall’uso che se ne fa

Economia / Relazione

Qualche anno fa mi capitò un video molto intrigante.

C’era un mendicante cieco che chiedeva l’elemosina con davanti un barattolo ed un cartello che recitava: sono cieco, aiutatemi.

Ogni tanto qualche passante si voltava a leggere e ben pochi lasciavano un’offerta.

Ad un certo punto arriva una giovane donna con gli occhiali neri che si ferma, afferra il cartello e scrive qualcosa. Il mendicante le tasta i piedi per capire chi è e la ringrazia.

Da quel momento tutti quelli che passano si sentono in dovere di lasciare un’offerta.

Verso sera la giovane ritorna e si ferma davanti al mendicante.

Lui la riconosce dai piedi e le domanda cosa avesse scritto nel cartello.

-Parole diverse-Risponde la donna allontanandosi.

L’inquadratura si abbassa verso la scritta:

Oggi è una giornata bellissima ma io non posso vederla.

Qualcuno diceva che le parole costruiscono il mondo.

A volte lo sottovalutiamo perché pensiamo a tutte le parole che gli sfaccendati impiegano in gran quantità per promesse che non manterranno, per torri che non costruiranno.

Questi sono ladri di parole e ladri di fiducia.

In realtà le parole contano molto ed il modo con il quale chiamiamo una cosa, una persona, una situazione, in qualche modo aggiungono un colore o addirittura danno forma a queste cose.

A volte le parole ci permettono quasi di toccare, un mondo meraviglioso che ancora non esiste per poi scoprire, dopo che il tempo avrà fatto la sua parte, l’epifania di quel mondo.

Altre volte, troppo spesso purtroppo, le parole sono armi affilate affidate a bambini sprovveduti.

Quante volte abbiamo visto il post di una persona o un’azienda che mostrano un prodotto e subito sotto una raffica di insulti, di giudizi sprezzanti. Giudizi dimentichi che quel post, quell’immagine, quell’auto, bella o brutta che la si giudichi, sono il frutto del lavoro, delle speranze, della voglia di fare. Una voglia che ti passa di fronte a tanta violenza verbale.

Basterebbe dire: è brutta, a me non piace e già la punizione sarebbe sufficiente.

Da poche ore si sono concluse le elezioni e perdenti e semiperdenti, non hanno mancato di sottolineare come per il Paese sia l’ora più buia. Siamo sicuri che sia opportuno estendere la propria legittima delusione, spalmandola e pretendendo che sia di tutti?

Ho anche sentito accuse pesanti, ”colpe”, di una formazione politica che presentandosi e prendendo voti, li ha tolti ad una storica esponente del Partito Radicale, che così non è stata eletta.

Ma per essere eletti non bisogna prendere più voti degli altri?

Perché deformiamo in questo modo la realtà convincendoci di vivere in un mondo diverso?

Pensiamo a quello che diciamo sull’economia e sul denaro.

La catastrofe presente e futura che attribuiamo all’economia si confronta con quel denaro risparmiato che per noi significa sicurezza, gioia, figli all’università, una casa più confortevole.

A volte siamo noi stessi che prendiamo a martellate con le parole il nostro mondo, che con fatica abbiamo costruito.

A volte dimentichiamo che oltre al denaro, la gran parte dell’esistere umano si basa sulla fiducia.

Fiducia che quel pezzo di carta colorato abbia un valore che mi permetta di scambiarlo con un oggetto, fiducia che l’acqua che esce dal rubinetto sia veramente potabile, che il medico abbia veramente la laurea e la capacità di fare quello che fa.

In un mondo che giustamente chiede a gran voce fatti e non parole io vi dico di rimando: iniziamo dalle parole. Le parole dette e non dette. Perché nel linguaggio umano, come nella musica, le pause sono altrettanto importanti delle note.

Usiamo le parole giuste e nel dubbio andiamoci piano.

Qualche volta restiamo zitti, che proprio nessuno ci chiede di commentare ogni secondo della nostra e della altrui vita.

Finora di tutti i grandi discorsi di questa campagna elettorale, quello che più ho apprezzato è stato l’insistente silenzio della Vincitrice.

Quel silenzio costruisce mondi migliori di tante parole a vanvera.

Giuseppe Mascitelli, 28 settembre 2022

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